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“Ricomincio da Tre”. La cavalcata trionfale del Napoli

04.05.2023 | 23:30

Il 4 maggio 2023 sarà un nuovo giorno iconico nella storia del Napoli. La squadra di Luciano Spalletti sta festeggiando il suo terzo Scudetto nella storia, ben 33 anni dopo l’ultimo volta in cui il protagonista è stato Diego Armando Maradona (stagione 1989-1990). Una vittoria mai in discussione, frutto delle intuizioni di mercato di Cristiano Giuntoli, trasformate in un calcio brillante dal tecnico Spalletti e riproposto in campo da capitan Di Lorenzo e compagni. Tutto sotto gli occhi del presidente Aurelio De Laurentiis. 

Il tricolore azzurro parte da lontano, dalla testa del direttore Giuntoli che, anno dopo anno, è riuscito a costruire una rosa sempre più competitiva, fatta da idee e intuizioni e non solo nomi per vendere copertine. Basti pensare agli acquisti di Kim e Kvicha Kvaratskhelia, autentici fiori all’occhiello della stagione azzurra. L’acquisto dell’esterno georgiano è semplicemente l’esempio lampante della programmazione. Un acquisto premeditato, studiato – come vi avevamo raccontato -e chiuso ancora prima del termine della passata stagione.

Inizialmente, le mosse del Napoli non avevano convinto il mondo del calcio. Dopo aver detto addio ai tantissimi senatori nel mercato estivo, sembrava dover attraversare un anno di transazione per trovare la giusta quadra. Via Ospina, KoulibalyMertens, Insigne e Fabian Ruiz. Al loro posto arrivarono sulle pendici del Vesuvio Kim, Kvaratskhelia, Olivera, Simeone, Ndombele e Raspadori. 

All’esordio gli azzurri partono fortissimo battendo per 2-5 l’Hellas Verona al Bentegodi, poi il 4-0 con il Monza, doppietta di Kvara all’esordio al Maradona. Risultati che sembrano essere solo delle illusioni. Infatti iniziano ad arrivare i primi stop: al Franchi con la Fiorentina gli uomini di Spalletti non riescono ad andare oltre la parità. E, la settimana successiva, sarà il Lecce a fermare 1-1 gli azzurri al Maradona. Passi falsi che sembravano pregiudicare la stagione dei partenopei. Ma la risposta del Napoli è immediata ed arriva la vittoria in rimonta contro la Lazio, all’Olimpico, firmata dai neoacquisti Kvara e Kim. Proprio coloro che avevano il peso di raccogliere l’eredità di Kalidou Koulibaly e Lorenzo Insigne, i due protagonisti del precedente ciclo azzurro. 

Arriva la sfida con lo Spezia, quello che nelle ultime due stagioni è sempre uscito con i 3 punti dal Maradona, ed iniziano a ritornare in mente i mostri del passato complice anche l’assenza di Victor Osimhen per infortunio. Ma non questa volta, quest’anno è diverso. La gara non si sblocca e Spalletti sorprende tutti: fuori Kvara – e non Raspadori – per Simeone. Questa fu la mossa decisiva del tecnico azzurro, con Jack che a 2 minuti dalla fine trova, finalmente, la rete per battere il muro bianconero. Il miglior modo per presentarsi alla sfida di San Siro contro il Milan

Orfani ancora una volta di Osimhen, sarà Meret a mettersi il mantello da supereroe e a fermare le avanzate degli uomini di Pioli. Nella ripresa Politano la sblocca dagli undici metri, Giroud risponde. Sembrava una gara destinata a finire in parità ma, anche questa volta, è Spalletti a pescare la mossa vincente dalla panchina: Simeone al posto di Raspadori. E 12 minuti dopo il suo ingresso in campo ecco il gol del Cholito a mettere la parola fine alla sfida di San Siro. Da lì in poi inizia il filotto azzurro con le vittorie su Torino, Cremonese, Bologna, Roma, Sassuolo, Atalanta, Empoli e Udinese. Una striscia positiva che ha portato gli uomini di Spalletti a chiudere la prima parte di stagione con 41 punti su 45 disponibili.

Una sosta per il Mondiale caratterizzata dai brusii sul possibile calo degli Azzurri alla ripartenza, complici anche i risultati delle amichevoli che hanno visto perdere il Napoli per 3-2 contro il Villarreal e per 4-1 contro il Nizza. Voci ampliate al momento della ripartenza, il 4 gennaio, quando arriva la prima sconfitta stagionale in campionato per mano dell’Inter. I social brulicavano “È arrivato il classico calo delle squadre di Spalletti“. Ma, ancora una volta, è arrivata la reazione di un Collettivo con la C maiuscola che è ripartito dalla vittoria di Marassi contro la Sampdoria e, la settimana dopo, vincendo 5-1 contro la Juventus tra le mura amiche del Maradona. Un’autentica lezione di calcio ai bianconeri, mai entrati in gara.

Poi l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Cremonese, ma senza nessun effetto sulla testa di questo Napoli. Infatti, gli uomini di Spalletti hanno continuato imperterriti il loro cammino verso il titolo vincendo contro Salernitana, Roma, Spezia, Cremonese, Sassuolo ed Empoli, dimostrando una grande maturità sottolineata anche dai numeri: 14 reti fatte, 1 subita e 18 punti di distacco dalla seconda posizione occupata da Inter e Milan (considerando il -15 inflitto alla Juventus).

Il 3 marzo arriva la prima sconfitta stagionale al Maradona per mano della Lazio dell’ex comandante Maurizio Sarri. Nessun effetto sulla classifica, tantomeno sulla testa dei giocatori che ripartono con il 2-0 sull’Atalanta e il 4-0 in casa del Torino, oltre che la qualificazione per i quarti di finale di Champions League dove il destino gli mette davanti il Milan.

Spalletti perde Victor Osimhen durante la sosta Nazionali, non al meglio anche Raspadori assente da febbraio per un problema muscolare. Scelta obbligata per il tecnico toscano: tocca a Simeone, il protagonista della gara di andata a San Siro. Ma questa volta al Maradona la musica è diversa e arriva la prima – e unica – nota stonata della stagione con i rossoneri che calano il poker sulle spalle di un sontuoso Rafael Leao.

La testa dei giocatori si sposta sulla Champions League, a Lecce gli uomini di Spalletti soffrono ma portano a casa i tre punti sfruttando un pasticcio di Gallo e del portiere Falcone. Poi il pari col Verona e l’eliminazione dalla Champions League sotto i colpi di Leao, vero incubo del mese di aprile Azzurro. Ma il Napoli è riuscito ad andare oltre e tornare subito sul giusto binario. C’è la Juventus, ancora ad aprile e ancora una volta in un match chiave scudetto. Al minuto 93, come Koulibaly qualche anno prima, arriva il gol vittoria per il Napoli firmato da Giacomo Raspadori. Gli occhi dei napoletani brillano, nella mente quell’illusione del 23 aprile 2018, davanti ai loro occhi, invece, un sogno pronto a diventare realtà.

Dopo una settimana di polemiche dopo il rinvio della partita per permettere i festeggiamenti, gli uomini di Spalletti si presentano al Maradona per affrontare la Salernitana. È domenica, Napoli si colora di azzurro e la festa parte fin dalle prime ore della mattina. Alle 12:30 tutti sintonizzati per seguire il match di San Siro, in campo Lazio e Inter: se gli uomini di Sarri non escono con i tre punti, può arrivare lo Scudetto. La partita si apre nel peggiore dei modi: Felipe Anderson porta in vantaggio i biancocelesti, mentre la porta difesa da Provedel sembra stregata con i nerazzurri che attaccano ma senza riuscire a inquadrare la porta. Nella ripresa cambia tutto. All’ora di gioco entra Lautaro Martinez e, diciotto minuti dopo, arriva la rete dell’1-1. Napoli esplode in un boato, la festa ricomincia e i decibel aumentano sempre più dopo le reti di Gosens e ancora del Toro per il definitivo 3-1. Adesso era tutto nelle mani del Napoli: servono i tre punti con la Salernitana.

Sembrava la giornata perfetta per la festa del terzo Scudetto, ma il messaggio di Paulo Sousa nel pre-partita a Dazn è chiaro: “Vogliamo rovinare la festa al Napoli“. Sono le 15.00, Marcenaro fischia il calcio d’inizio e Napoli spinge con tutta sé stessa gli undici ragazzi in campo al Maradona. Gli uomini di Spalletti prendono subito le redini della partita in mano, ma il muro sorretto da Ochoa e compagni resiste e respinge gli assalti azzurri fino al 62′, quando Olivera trova la via del gol. Boato assordante. Un gol che ha fatto tremare lo stadio, letteralmente. Una gioia che ha provocato un piccolo terremoti di bassa intensità, di magnitudo intorno ai 2 gradi della scala Richter, secondo quanto riportato dal Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura (Dist) dell’Università di Napoli Federico II. Il tempo scorre, ma non per i sostenitori azzurri che vedano ancora lontano quel triplice fischio finale. All’84’ la Salernitana si affaccia in avanti e Boulaye Dia si inventa un gol, facendo tutto da solo. Palla all’incrocio alla destra di Meret e cala il gelo su tutta Napoli. Inutile l’assalto finale del Napoli, al Maradona termina 1-1. Tutto rimandato alla Dacia Arena contro l’Udinese.

Il post partita si è riaperto con la questione dell’orario della partita ma, questa volta, nessuna anticipazione: si gioca giovedì 4 maggio alle 20:45. La festa potrebbe arrivare lontana dalle mura amiche, il presidente De Laurentiis, però, ha un’idea: aprire il Maradona per permettere a 55 mila tifosi di vedere la partita dentro la “casa” Azzurra attraverso i maxi schermi. L’evento è piaciuto fin da subito ai tifosi partenopei, le code per accaparrarsi un biglietto sono state infinite (con picchi di oltre 77 mila persone in attesa). E il risultato è stato facilmente prevedibile: sold out.

Inizia il trentatreesimo turno della Serie A, al Napoli manca un solo punto per lo Scudetto. Ma la festa poteva iniziare prima in caso nel caso in cui la Lazio non sarebbe riuscita a vincere contro il Sassuolo. Ma i biancocelesti hanno chiuso la pratica all’Olimpico con i gol di Felipe Anderson e Basic. Il destino torna nelle mani degli uomini di Spalletti. Questa volta, però, poteva bastare anche un solo punto come è arrivato con la Salernitana.

Nel pre-partita della Dacia Arena il patron dell’Udinese, Giampaolo Pozzo, avverte gli azzurri: “Campionato straordinario, ma vogliamo vincere stasera“. E i suoi ragazzi prendono a pieno il messaggio lanciato e al 12′ Lovric sblocca la gara con una grande gol, complice anche la disattenzione della difesa azzurra che lo hanno lasciato da solo in area di rigore. Nella testa degli uomini di Spalletti erano tornati i momenti del gol di Dia, ma al 52′ la svolta. La palla, dopo aver ballato un po’ in area, arriva a Kvaratskhelia, che dal limite esplode un destro potente. Silvestri risponde, sul tap-in c’è Victor Osimhen che porta il punteggio in parità e dà inizio alla festa azzurra, facendo diventare il 4 maggio 2023 un giorno iconico nella storia del Napoli.

Dopo trentatre anni il sogno di alzare lo Scudetto è stato esaudito di nuovo. Napoli è in festa, le gesta della squadra di Spalletti verranno tramandate di generazione in generazione: 4 maggio 2023, un nuovo – bellissimo – capitolo nella storia azzurra.

A cura di Gabriele Montagnani

Foto: Instagram Napoli