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ZINCHENKO, UNO DA CITY

27.04.2022 | 13:05

Nel Manchester City delle stelle, di quei world-class players che Guardiola ha la colpa di allenare, come se Pep a causa del suo indiscutibile genio dovesse dimostrare di poter vincere tutto con sedici mestieranti adattati a calciatori per qualche sera, c’è un elemento che non è nato con le stimmate e/0 l’appeal del predestinato, ma che ha probabilmente pochi eguali nell’assorbimento delle sublimi indicazioni tattiche dell’allenatore catalano: parliamo di Oleksandr Zinchenko.

La partita – meglio: la prima di una mostra d’arte nel museo dell’Etihad – giocata ieri tra Citizens e Real Madrid, ha confermato l’oramai nota impressione di essere al cospetto di un intelligente e qualitativo pretoriano al servizio del gioco, strumento con il quale ha liquefatto il proprio ruolo (ennesima controprova di come, nel calcio odierno, etichettare sia un allenamento per i miopi) in un dinamismo tecnico-tattico che lo rende assolutamente confacente al modello di gioco del sodalizio inglese.

Rilievo critico necessario: nel primo gol di Benzema c’è una situazione di poca reattività da parte del classe ’96, ma contro questo Karim The Dream è quasi inevitabile pagare dazio. Dopodiché, nella prestazione dell’ucraino c’è tutto ciò che l’ha reso importante e coinvolto quando chiamato in causa: teoricamente è un terzino sinistro, praticamente si presta a funzioni associative per combinare e distribuire giocate più internamente (ancora una volta: cos’è il ruolo?), creando triangoli con Foden e De Bruyne, come capitato al 67′, quando il numero undici viene liberato e messo nelle condizioni di servire Laporte, che non è un killer e fallisce la girata al volo.

Convivere con le stelle menzionate in apertura, campionissimi o qualsiasi definizione simile è bello ma complicato, suggestivo ma pressante: farlo vuol dire saper stare a quel livello, ergo essere uno da City.

Foto: Instagram Zinchenko