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ZEMAN, PERCHÉ LO FAI?

20.10.2014 | 19:05

Sarebbe il caso di dirlo forte e chiaro: Zeman, perché lo fai? Alcune sue dichiarazioni sono apparse stonate, hanno lasciato il segno, esattamente come la fase difensiva che – da decenni – resta il punto debole delle squadre che allena. Queste, alcune tra le parole di Zeman. “La Roma è da scudetto, ma a volte ha un gioco noioso”. Noioso? Quando, come e perché non ci interessa saperlo, talmente fuori luogo è la portata delle parole del boemo. Sembra la storia della volpe e l’uva, oppure quella dell’eterno invidioso che non sa riconoscere il lavoro della presunta concorrenza. Semplicemente perché quando è stato chiamato in azione, al posto di quel collega, ha fatto danni che potevano essere irreparabili. Alcune cose buone, certo, ma anche e soprattutto danni enormi.

Se c’è una squadra che nell’ultimo anno ha registrato progressi invidiabili dal punto di vista del gioco, questa è innegabilmente la Roma. Se c’è un allenatore che ci ha messo la mano cambiando a dismisura la mentalità, questo signore si chiama Rudi Garcia. Affermare che il gioco della Roma ogni tanto è noioso stona come una campana tenuta nel cassetto per trent’anni di fila e poi riproposta alla prima occasione, senza che nessuno le desse una minima controllata. Stona come se qualcuno dicesse che Cristiano Ronaldo è un brocco, che Pogba è un mediocre centrocampista, oppure che Capello è un perdente.

Zeman ha qualche pregio importante, ma diversi difetti incorreggibili. Non riconosce anche quando dovrebbe. Eppure dovrebbe fare autocritica, dinanzi all’evidenza dei fatti. Fu chiamato dalla Roma, giusto accettare, ma si dimenticò della forma (l’abc) per congedarsi nel migliore dei modi dai tifosi del Pescara e dalla società. E poi ha inanellato una serie di clamorosi errori, autogol all’incrocio dei pali, come se avesse preso la mira per buttare il pallone dentro la porta amica piuttosto che verso quella degli avversari. Due tra tanti errori: il fatto di aver messo in discussione centrocampisti di spessore europeo come Daniele De Rossi e Miralem Pjanic. Qualsiasi allenatore, anche l’ultimo sulla faccia della terra, se ne sarebbe guardato bene, oltremodo per non depauperare il patrimonio della società oltre che la cifra tecnica della squadra. Invece, Zeman vedeva De Rossi come “intermedio” (accipicchia, certe volte ci vuole un coraggio…) mentre Pjanic era spesso il capro espiatorio di qualsiasi figuraccia, il responsabile di ogni sconfitta o quasi. Se la Roma non avesse rinunciato a Zeman, i due assi del centrocampo sarebbero stati venduti a prezzi di saldo. Le altre cose, i buchi difensivi e i raptus nel bel mezzo di ogni partita, dovevano essere digerite come un normale dazio da pagare al boemo. Normale cosa? Non esistono, ormai, gli integralisti che si disinteressano completamente di un reparto, a maggior ragione se si dovesse trattare della fondamentale fase difensiva.

Zdenek crede di poter essere protagonista sempre, di stupire con effetti speciali anche quando commette strafalcioni. De Rossi e Pjanic avrebbero dovuto giocare, da titolari fissi, con il sigaro in bocca. Senza “se” e senza “ma”. E non occorre certo il patentino per stabilire un concetto del genere. Ora a Cagliari il boemo sta ripetendo il geniale “esperimento”: sotto la lente d’ingrandimento c’è Conti, all’improvviso non più titolare intoccabile dopo centinaia di presenze dal rendimento assicurato. Occhio Daniele che se il boemo si mette in testa una cosa è capace di dirti che sei scarso e non all’altezza della serie A…

Ma su una cosa Zeman può stare tranquillo: nessuno a Roma, sponda giallorossa, lo rimpiange. Neanche i suoi più grandi estimatori, giustamente ce ne sono in virtù di una indimenticabile produzione offensiva e considerati i giovani lanciati. Ma quelle cose da sole non bastano più, l’allenatore moderno deve essere un tuttologo. Se Zdenek dice che “la Roma gioca un calcio noioso” significa che non l’ha capito. Già, la noia, quella che cantava Marco Masini. E quindi, caro Zeman, perché lo fai? Occupati delle cose di casa tua, di casa Cagliari, ti conviene. A Roma si divertono e, soprattutto, non prendono tre gol a partita. E’ più facile che li segnino, tre gol a partita: forse non lo sapevi. E quindi, perché lo fai?