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XHERDAN SHAQIRI, LO SCARICATO DI LUSSO RIPARTE DALLO STOKE

12.08.2015 | 10:40

Era arrivato da stella cometa, è andato via da meteora. I trascorsi tra le file del Bayern Monaco gli avevano appiccicato l’etichetta di top player, quantomeno per il campionato italiano: premesse non mantenute. In Premier League ad oggi gli garantiscono tutt’al più quella di good player. Doveva accendere la luce negli ultimi 30 metri di una squadra blasonata come l’Inter, la speranza è che riesca a farlo per lo meno allo Stoke City, nella buona provincia britannica.

 

Stiamo chiaramente parlando di Xherdan Shaqiri, il ventitreenne trequartista elvetico che ieri ha salutato il mondo nerazzurro dopo appena 214 giorni da quel 9 gennaio, quando il club di Thohir ne ufficializzava l’acquisizione in prestito con obbligo di riscatto fissato a 15 milioni di euro. A proposito di cifre, Ausilio e Fassone son riusciti addirittura nell’impresa di piazzare una piccola plusvalenza (da circa 2,5 milioni, bonus compresi) malgrado Roberto Mancini avesse fatto di tutto per deprezzare il valore del cartellino. Dopo averlo espressamente richiesto, infatti, il tecnico jesino ha riservato a Shaq appena 747 minuti in Serie A. Una miseria, una gestione incomprensibile, a maggior ragione in un’annata (la scorsa) assolutamente anonima per la Beneamata. Sulle 20 occasioni totali in cui è stato a disposizione, soltanto 8 volte è stato impiegato da titolare, 7 le presenze da subentrato mentre in 5 casi il Mancio lo ha lasciato a marcire in panchina. L’ex allenatore del Manchester City avrebbe dovuto approfittare della stagione nefasta, conclusasi con l’esclusione dalle coppe, per accelerare il processo di ambientamento di un calciatore osannato all’arrivo tra mille aspettative. Sincronizzarsi sui tempi del nostro calcio per uno straniero non è mai facile, si sa, la Serie A resta un banco di prova arduo per tutti…ma come avrebbe potuto ambientarsi Xherdan senza mettere minuti nelle gambe in partita? Domanda retorica, una contraddizione in termini. La spiegazione, con il senno di poi, può essere soltanto una: Shaqiri era già stato scaricato in primavera, quando dalla sala stampa della Pinetina risuonava quel “gli serve ancora tempo, ma l’anno prossimo lo vedrete al top…” per giustificare le esclusioni. Follie di mercato, storia di una scintilla mai scoccata.

 

Il diretto interessato, nel commentare il felice esito dell’operazione ai microfoni del sito web della compagine di Stoke-on-Trent, ha dichiarato: “Sono molto felice ed entusiasta di questo trasferimento, domenica ho già potuto assaggiare la grande atmosfera del Britannia Stadium. Mark Hughes ha rivestito un ruolo decisivo ed io non vedo l’ora di poter incontrare i miei nuovi compagni, finalmente faccio parte dei Potters”. Parole che sintetizzano alla perfezione lo sviluppo della trattativa: già la sera del 24 giugno i tabloid inglesi (nella fattispecie il Sun) avevano accostato il profilo del brevilineo centrocampista offensivo ai Potters. Pista concreta e confermata qualche settimana più tardi dallo stesso coach Mark Hughes, che lo scorso 11 luglio dichiarava: “Eravamo interessati al calciatore e abbiamo fatto un’offerta, è vero. Però avevamo anche fissato una scadenza, non potevamo aspettare oltre e ci siamo fatti da parte, ora andremo su altri obiettivi”. Pretattica allo stato puro, dal momento che il 51enne manager gallese ha continuato a lavorare ai fianchi del mancino rossocrociato, fino a convincerlo a volare oltre Manica per assistere al debutto in campionato contro il Liverpool: quell’inquadratura di domenica pomeriggio, divenuta subito virale, era già suonata come una sentenza. Tant’è che il ragazzo non si è più mosso dallo Staffordshire: visite mediche di rito, firma sul quinquennale sottopostogli e via di flash con la nuova maglia.

 

Ad ogni modo, al nostro personaggio del giorno, nato a Gnjilane (Kosovo) il 10 ottobre 1991 da genitori albanesi, il destino ha riservato una nuova esperienza all’estero, questa volta in terra d’Albione. Trasferitosi in Svizzera da bambino, Xherdan muove i primi passi nel SV Augst per poi approdare al Basilea, che lo accoglie nel suo vivaio all’età di 10 anni. Shaqiri percorre tutta la trafila delle giovanili, fino all’esordio in prima squadra datato 12 luglio 2009 quando Thorsten Fink lo manda in campo contro il San Gallo. Dopo 3 campionati e 2 Coppe nazionali, nel 2012 il fantasista saluta il St. Jakob-Park per sbarcare all’Allianz Arena, dove contribuisce alla vittoria di 2 Bundesliga, 2 DFB-Pokal, 1 Supercoppa di Germania, 1 Champions League, 1 Mondiale per Club e 1 Supercoppa Europea. Dopo il Triplete da urlo centrato al primo anno agli ordini di Heynckes, con Guardiola non entra mai in sintonia al punto da chiedere di cambiare aria. Scelta rivelatasi infausta, quanto alla destinazione, perché la parentesi in nerazzurro lo ha di fatto declassato: sebbene gli avessero già fatto indossare la maglia dello Schalke 04 (questa è l’estate degli scambi di documenti fantasiosi, ormai è acclarato…), Shaq ripartirà dallo Stoke City, magari nella speranza di attirare in futuro qualche team inglese di maggior cabotaggio.

Le qualità non gli mancano di certo: con il suo sinistro vellutato è in grado di riprendere la marcia e di aggiornare uno score complessivo che al momento parla di 251 presenze, 51 reti e 48 assist a livello di club in carriera. Numeri importantissimi per un classe 1991, ai quali vanno sommati quelli relativi alla Nazionale (17 gol in 46 apparizioni, con 2 Mondiali già all’attivo).

 

Chiosa dedicata al quesito più ovvio che negli ultimi giorni ha tenuto banco tra i non addetti ai lavori: come fa un club di medio-basso lignaggio, come lo Stoke, a permettersi Shaqiri? Beh, la differenza tra la Serie A e la ricchissima Premier League (foraggiata da tv che non badano realmente a spese) sta tutta qui.