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Vujadin Boskov, l’uomo degli “Ipse dixit”

27.04.2014 | 21:26

Rigore è quando arbitro fischia“. Chi non ha sentito o letto almeno una volta nella propria vita questa frase? Una massima tanto semplice quanto profonda, uno stile di vita più che un mero consiglio da dare ai propri calciatori. Parole di Vujadin Boskov, che nella propria carriera spesso ha deliziato gli addetti ai lavori con perle di saggezza e ironia uniche nel loro genere. Uno stile inconfondibile, quello del tecnico serbo. Uno stile che resterà impresso nella memoria di chi è stato anche solo marginalmente a contatto con questo grande personaggio del calcio italiano e non. Oggi ha lasciato un vuoto considerevole in un mondo dove personalità come la sua difficilmente se ne trovano. Per informazioni chiedere ai tifosi delle tante squadre presso cui Boskov ha lasciato traccia di sé: Real Madrid, Ascoli, Roma, Napoli, Sampdoria e Perugia, solo per citarne alcune. La sua carriera rispecchia la nobiltà d’animo che, o tra le righe o a chiare lettere, sapeva far trapelare. E quindi come non ricordare i tanti successi con le Merengues (Liga nel 1980, Coppa di Spagna nel 1980 e 1982) e a Genova, sponda blucerchiata (Coppa Italia nel 1988 e 1989,  Coppa delle coppe nel 1990, scudetto e Supercoppa italiana nel 1991). E poi ci sono loro: le massime. “Gullit è come cervo che esce di foresta“, “Non ho bisogno di fare la dieta. Ogni volta che entro a Marassi perdo tre chili“, “Pallone entra quando Dio vuole“: messaggi inequivocabili dal punto di vista del contenuto, e che lasciavano ben intendere con chi si avesse a che fare. Un personaggio forte, frizzante, competente: l'”Ipse dixit” del mondo del calcio. 
Un saluto caloroso, caro Vuja: il tuo ricordo resterà indelebile negli anni a venire.