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Un grande Mondo, quel giorno in cascina: io, te e la vita

29.03.2020 | 20:45

Oggi sono due anni che non c’è più ma, in fondo, Emiliano Mondonico non è mai andato via: ogni giorno, ogni momento, un ricordo, una lezione, una speranza, quella sedia scaraventata che – forse – è un po’ la metafora di questi giorni: scaraventeremo presto dalla finestra gli incubi che stiano vivendo. Emiliano era uno diretto, senza troppi giri di parole, ti prendeva, ti studiava, ti scrutava e sentenziava. Non le mandava a dire, diceva. Io ho un ricordo fantastico che terrò sempre per me e che resta più che mai attuale in questi giorni terribili: una volta avevamo avuto una discussione- non ricordo se per un giudizio su una partita quando allenava il Toro – ma comunque Emiliano non aveva gradito. Mi fece chiamare dal suo accompagnatore che mi disse “Mondo ti aspetta in cascina quando vuoi”. “Quale cascina?” – chiesi incuriosito. “A Rivolta d’Adda, il suo eremo, scegli il giorno”. Mi presentai e scoprii il grande mondo di Mondo: le anatre, una distesa sterminata; “io qui rinasco, vivo, mi disintossico, canto, sto con gli amici.” – mi disse. Mi invitò a pranzo con i suoi “anziani” che coccolava come se fossero bambini. Al terzo bicchiere di vino rosso mi disse: “Qui non si può dire di no”. Ero e sono quasi astemio, nel senso che dopo il terzo non riesco più a tenerlo, dovetti eseguire gli ordini. Tagliava il salame, serviva la polenta, raccontava aneddoti, non si fermava più. Mi piace ricordarti così oggi, grande Emi. Quel giorno in cascina: io, te e la vita.

 

 

Foto: profilo Twitter ufficiale Parma Calcio