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Storie Mondiali. 1974: sinfonia Orange, ma Müller…

23.05.2014 | 16:20

I Mondiali sono sempre più vicini. Abbiamo pensato di riproporvi il racconto delle singole edizioni, partendo dal 1930. Una cavalcata emozionante che ci porterà all’evento brasiliano dopo aver ripercorso le tappe più significative dell’appuntamento da sempre più atteso.

 

Due figure stilizzate e luccicanti che tendono le braccia al cielo racchiudendo tra le mani un globo- palla: è la nuova Coppa del Mondo Fifa, disegnata dall’italiano Silvio Gazzaniga, che sostituisce la Rimet, assegnata per sempre quattro anni prima al Brasile.
Il palcoscenico è la Germania. Una Germania blindata dove soffia un vento di paura e morte, il terrorismo. Il Massacro di Monaco di Baviera è una ferita aperta. Durante le Olimpiadi del ’72, undici atleti israeliani vengono presi in ostaggio da un commando palestinese dell’organizzazione “Settembre Nero” che durante la notte, con facilità è riuscito a entrare nel villaggio olimpico. Vani i tentativi di liberarli nonostante lunghe trattative. Alla fine le vittime saranno 17.

Ovvio che la Germania adotti ferree misure di sicurezza: controlli severi, stadi e ritiri sorvegliatissimi, scorte per le squadre. Il terrorismo si serve di vetrine internazionali ma lo sport e il calcio non si lasciano piegare.

La manifestazione diventa sempre più importante, otre novanta le squadre che aderiscono, ora la si può vedere persino a colori.

Cambia la formula: le prime due squadre dei quattro gironi vengono inserite in altri due gironi da quattro squadre. Le vincitrici dei due gironi disputano la finalissima mentre le seconde la finale per il terzo posto.

L’Italia è tra le favorite. Il ct è ancora Valcareggi che svecchia la squadra introducendo nuovi giocatori, Capello, Benetti, Bellugi, Spinosi, Causio, Chinaglia. Capello si era distinto con uno dei due gol segnati nella partita giocata a Wembley nel novembre del ’73, battendo per la prima volta i maestri del calcio in casa propria. E’ un’Italia piena di speranze quella che arriva in Germania, destinate a rimanere tali perché non si concretizzano. Punto dolente, una squadra sicuramente non compatta ma divisa all’interno tra veterani e nuovi arrivati. Più che i risultati si ricorda la scena di un furioso Chinaglia che inveisce contro la panchina per essere stato sostituito con Anastasi nella prima gara contro Haiti. Sembra ripetersi la gara con la Corea quando Sanon  supera la difesa azzurra e Zoff perde la sua imbattibilità che dura da quasi de anni. Brutto colpo ma ci si risolleva con Rivera, con un autogol di Auguste e con Anastasi. Rimarrà l’unica partita vinta dagli azzurri. Con l’Argentina è pareggio (1-1) ma solo grazie a un autogol di Perfumo. Per andare avanti basta un pareggio con una Polonia forte fisicamente. Valcareggi lascia in panchina Riva e Rivera. I polacchi segnano subito due gol. Per gli azzurri tanta sfortuna nel prendere l’incrocio dei pali con Anastasi dopo essersi visti negati un calcio di rigore. Il gol di Capello non basta per continuare l’avventura.

Chi si impone in questo mondiale è l’Olanda. Con un calcio nuovo, totale come viene definito. Che ha portato le sue squadre di club, il Feyenoord e l’Ajax  ad imporsi in Europa vincendo la Coppa dei Campioni, il primo nel 1970 e la seconda nei tre anni successivi. Non è solo un nuovo modo di concepire il calcio ma una filosofia di vita. Libertà di movimento, di scegliere come impiegare il tempo libero con responsabilità, di portare in ritiro le mogli. In campo è una vera rivoluzione, non esiste la rigidità dei ruoli, lo stesso giocatore può ricoprire più funzioni ed è proprio questo scambio continuo di posizione tra i giocatori a disorientare e spiazzare gli avversari. Fondamentale l’uso del pressing per mettere in difficoltà il gioco dell’avversario.  E poi la difesa che scatta tutta in avanti per mettere in fuorigioco gli attaccanti rivali. Come si fa a rimanere lucidi  di fronte a questa Olanda? Ad orchestrarla così sapientemente c’è il ct Rinus Michels, uomo dotato di grande intelligenza e lungimiranza che prima del Mondiale si trova a dover fare i conti con gli infortuni di tre difensori. Risolve con gli uomini a disposizione trasformandone il ruolo. E poi c’è la scelta del portiere, molto difficile in siffatto contesto. Ce ne sono di migliori ma a lui serve uno giusto, che sappia giocare con i piedi. Jan Jongbloed, uno che non è neppure professionista all’epoca, che di lavoro fa il tabaccaio, che fa ridere, infatti lo chiamano “il calciatore macchietta”. 

A volerlo è anche Johan Cruijff, leader di questa Olanda, un simbolo con i suoi capelli lunghi. Ruolo centravanti ma di fatto ricopre più posizioni. Un giocatore completo. Il “Pelè Bianco” lo definisce Brera. E’ veloce, forte, potente ed elegante nei movimenti. Tre volte Pallone d’Oro. Il suo numero di maglia è stranamente quattordici. Un portafortuna. In ricordo del primo campionato vinto nella categoria allievi dell’Ajax, a quattordici anni. E’ l’unico lui che può scegliere il numero di maglia, agli altri il numero è assegnato in base all’ordine alfabetico. Non c’è nessun ruolo da identificare.

Nella prima fase l’Olanda vola: con l’Uruguay 2-0, senza gol con la Svezia, con un importante 4-1 con la Bulgaria. Incanta con l’Argentina (4-0) nella seconda fase con un bellissimo gol del capitano. Dopo aver liquidato la Germania Est (2-0) sotto una pioggia battente, l’ostacolo per arrivare in finale è rappresentato dai Campioni in carica. E’ una partita con i nervi a fior di pelle. I verdeoro mettono in campo tutta la loro forza fisica, come sanno fare bene. Dopo un inizio abbastanza equilibrato a sbloccare il risultato ci pensa Cruijff, “il profeta del gol”. E’ il ’50, batte una punizione, intercetta Neeskens che tira forte al volo e fa centro. Dopo pochi minuti è sempre il biondo capitano a firmare il 2-0 con un incredibile gol che lascia inerme il portiere Leao. Ai brasiliani rimane solo tanto nervosismo che si traduce con una serie di falli pesanti, non sempre calcolati dall’arbitro. Non però quello violento su Neeskens ad opera di Luis Pereira che viene espulso.

Il Brasile perde anche il terzo posto a favore di una sorprendente Polonia.

Il 7 luglio all’Olympiastadion di Monaco si decide chi innalzerà al cielo la nuova Coppa. Olanda-Germania Ovest. Arancioni contro bianchi. Calcio moderno contro calcio tradizionale. La Germania ha superato la Jugoslavia, la Svezia e la Polonia in una gara resa ancor più difficile dal terreno inzuppato d’acqua che solo l’efficienza tedesca riesce a rendere praticabile. Anche se i pronostici sono a favore degli olandesi, i tedeschi guidati da Schön possono contare sul “Kaiser” Beckenbauer, sul portiere Maier, su Vogts, Müller. Davanti a ottantamila spettatori l’arbitro inglese Taylor, solo dopo un minuto di gioco concede un rigore per l’Olanda. Cruijff è entrato in area veloce, troppo sicuro. Così Vogts lo ferma atterrandolo. Neeskens tira, tira forte e Maier nulla può. I tedeschi cominciano a giocare. Al 26′ l’arbitro concede un altro rigore, questa volta alla Germania. Jansen commette fallo su Hslzenbein. Breitner tira accompagnato da un silenzio irreale. E’ 1-1. Tutto si riapre. Ma verso la fine del primo tempo, Bonhof sulla fascia destra intercetta una palla, la butta al centro e Müller che è più avanti, si gira leggermente e con un tiro incrociato spiazza il “portiere macchietta” e segna il gol della vittoria. Nella ripresa tutti gli sforzi di un Cruijff che non vuole arrendersi saranno vani.

Beckenbauer solleva orgoglioso la Coppa del Mondo. A distanza di vent’anni la Germania torna a vincere il titolo mondiale. All’Olanda resta l’amaro in bocca: il sogno in cui ha creduto fino alla fine è svanito nel momento di aprire gli occhi.

                                                               PATRIZIA LISO

Tabellino Finalissima

Germania Ovest-Olanda 2-1 (Monaco di Baviera, 7 luglio 1974)
Germania Ovest: Maier, Vogts, Breitner, Schwarzenbeck, Beckenbauer, Bonhof, Grabowski, Hoeness, Müller, Overath, Hölzenbein.
Olanda: Jongbloed, Suurbier, Krol, Haan, Rijsbergen (68’ De Jong), Jansen, Rep, Neeskens, Cruijff, Van Hanegem, Rensenbrink (46’ R.Van de Kerkhof).
Marcatori: 1’ Neeskens(O)(rig), 26’ Breitner(G)(rig), 44’ Müller(G).

Arbitro: Taylor (Inghilterra). 

 

Foto: Kicker.de

 

 

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