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Stendardo: “Chiellini mi ha detto che solo il 30% dei suoi compagni è diplomato. È una situazione desolante”

08.09.2019 | 15:30

Nel dicembre del 2012, attorto a Guglielmo Stendardo scoppiò un piccolo caso. L’allora difensore dell’Atalanta non rispose infatti alla convocazione per la Coppa Italia del suo tecnico Stefano Colantuono e, invece di recarsi a Roma con la squadra, raggiunse Salerno per sostenere la prima parte dell’esame di stato per diventare avvocato. Sette anni dopo, Stendardo è avvocato civilista, ha uno studio legale a Roma e uno a Milano e insegna diritto dello sport all’Università LUISS di Roma, per la quale continua anche a giocare a calcio. Da sempre si è speso per la causa dell’educazione dei calciatori, che al termine della carriera professionistica compiono un salto nel vuoto senza avere alcun paracadute se non proprio quello dell’istruzione. A proposito, Stendardo ha raccontato al Corriere dello Sport di una chiamata recentemente avuta con Giorgio Chiellini, laureato anche lui, ma in Business Administration: “L’altro giorno ero al telefono con Giorgio Chiellini, che era a cena con la Nazionale a Coverciano. Parliamo del più e del meno e di quanto sia importante l’istruzione nel nostro mondo e lui mi dice: qui solo il 30% dei miei compagni ha il diploma di scuola superiore e io sono l’unico laureato. Ci siamo detti che la situazione è desolante e che c’è ancora molta strada da fare. Non è solo colpa dei giocatori. Si fa troppo poco, alla maggioranza dei club interessa il risultato sportivo e il riflesso economico. Servirebbero dirigenti capaci di capire questo. Mentre i calciatori troppo spesso sono mal consigliati, hanno amici che durano il tempo di una carriera e sono circondati da squali che vogliono approfittare del loro status. Serve la consapevolezza che quello del calciatore è un mestiere a tempo determinato. Può andarti bene, anche molto bene; ma non basta. La cultura invece ti resta per tutta la vita“.

Foto: cittàceleste