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SOKRATIS, COLONNA GRECA AL SERVIZIO DI TUCHEL

28.10.2015 | 09:30

“La città di Dortmund, la squadra e le persone sono diventate per me e per la mia famiglia come una seconda casa. Sono estremamente felice di poter vestire ancora a lungo questa maglia”. E sicuramente anche Thomas Tuchel avrà accolto con soddisfazione la notizia del suo rinnovo del contratto fino al 30 giugno del 2019. Stiamo parlando di Sokratis Papastathopoulos, ormai autentica colonna greca al servizio del Borussia Dortmund. Un nome tanto lungo quanto efficace per la terza linea giallonera. Lo dimostrano i numeri: nell’ultimo biennio ha conquistato sempre più spazio, fino a diventare l’attuale insostituibile compagno di reparto di Mats Hummels. Con il quale ha potuto anche alzare al cielo ben due Supercoppe di Germania (2013 e 2014). L’ovvio obiettivo a breve termine è incrementare il bottino di titoli con la squadra e di apprezzamenti su scala internazionale a livello personale. Non sarà facile centrare il primo, specie se entro i propri confini nazionali milita una corazzata come il Bayern Monaco. Ma Sokratis, 27 anni compiuti a giugno e nel pieno della maturazione professionale, può vantare di aver raggiunto uno standard di rendimento tale da poter coabitare nell’Olimpo dei difensori top sul panorama del Vecchio Continente. Un ospite fisso della Champions e dei piani alti del calcio tedesco che ha anche assaporato il rinomato gusto della serie A.


Se lo ricorderanno in particolar modo i tifosi di Genoa e Milan. Quando sbarcò sotto la Lanterna per 4 milioni di euro dopo il triennio con l’Aek Atene (intervallato da una breve apparizione al Niki Volos), lo scetticismo tra i tifosi rossoblù era dilagante. Gli sono bastate appena due partite per portare acqua al suo mulino e far convertire la maggior parte dei “contras”. Prima l’esordio nella sconfitta di Firenze, poi il successo casalingo per 3-2 contro il Napoli. Con tanto di gol, non proprio una delle sue caratteristiche di spicco. Che in fondo è un dato che stona non poco con le doti fisiche: i suoi 186 centimetri di altezza lo rendono sempre temibile sui calci piazzati, eppure il suo bilancio in termini realizzativi – confrontato alla media-reti di un centrale con il vizietto del gol come ad esempio Bonucci – è ben inferiore alle aspettative. I pregi principali? Forza fisica da vendere, senso della posizione, disciplina tattica, visione di gioco. E soprattutto duttilità: in carriera ha ricoperto tutti e quattro i ruoli in difesa, una manna dal cielo per qualunque allenatore. A San Siro non ha potuto incidere (appena 5 presenze complessive), le due stagioni con il Werder Brema lo hanno rilanciato alla grande. Ora, per il terzo anno di fila, sta spingendo il Borussia verso una complicata rincorsa a Lewandowski e compagni in campionato, con la speranza non troppo celata di mettere in bacheca l’Europa League. Tuchel può tirare un sospiro di sollievo: per i prossimi quattro anni le chiavi della difesa saranno ancora in mani elleniche.


Foto: Borussia on Twitter