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ROMERO, DA INDESIDERATO A UOMO MERCATO

22.05.2015 | 09:30

Si può essere panchinari nella propria squadra di club e titolari in Nazionale? Certo, capita spesso, specie a quei giocatori nati in Paesi calcisticamente poco competitivi che militano nei migliori campionati europei. Fa un po’ più effetto, invece, prefigurare tale scenario quando si parla di Argentina, terra di bomber implacabili e funamboli con la maglia numero 10 come seconda pelle, compresi i due migliori della storia del pallone.

In tema di portieri, però, la scuola albiceleste non è mai stata molto feconda. E infatti il nostro personaggio del giorno, Sergio Romero, pur non giocando da anni con continuità difende i pali della Selecciòn, anche se ultimamente – con l’avvio dell’era Martino – è entrato in concorrenza con Nahuel Guzmán.

Riflettori accesi su di lui perché il 28enne estremo difensore, da indesiderato, è diventato uomo mercato: lascerà la Sampdoria a parametro zero (onerosissimo per le casse blucerchiate il contratto da 1,5 milioni più bonus a stagione), ma potrebbe comunque restare in Italia dopo i plurimi abboccamenti inglesi del passato. Due giorni fa vi abbiamo raccontato del filo diretto con Walter Sabatini, che, memorizzate le difficoltà di arrivare a Samir Handanovich e Petr Cech, sta pensando anche a lui per affiancare Morgan De Sanctis, che ha già sfondato il muro delle 38 primavere. E il direttore sportivo della Roma, recentemente interpellato al riguardo, ha detto a chiare lettere che chi arriverà si giocherà come minimo il posto con l’attuale numero uno. Due mesi fa c’era stato anche un sondaggio dell’Inter, alle prese appunto con la grana Handanovic, il forte specialista sloveno bramoso di giocare la Champions.

Anche El Chiquito Romero è ambizioso, il grande Mondiale disputato in Brasile (straordinaria la performance contro l’Olanda in semifinale) ne ha rafforzato la consapevolezza nei propri mezzi, al punto da fargli dichiarare lo scorso marzo di essere “disponibile a giocare in Italia, Spagna e Inghilterra. Voglio trovare un grande club per dimostrare che posso giocare ovunque”

Sergio Germán nasce a Bernardo de Irigoyen, il 22 febbraio del 1987, e muove i primi passi nell’Almirante Brown prima di entrare nel vivaio del C.A.I. e ultimare la trafila nel settore giovanile del Racing di Avellaneda, indossando la cui maglia debutta nel 2007 in occasione del match contro la Nueva Chicago. Dopo soltanto 5 partite ufficiali arriva la chiamata europea: nell’estate del 2007 vola in Olanda per firmare con l’AZ Alkmaar di Louis Van Gaal. Esperienza positiva, certificata dalla vittoria di una Eredivisie e una Supercoppa nazionale, prestazioni che gli valgono il passaggio alla Samp per 3,5 milioni di euro. Il resto è storia nota: la porta doriana l’ha difesa con costanza sia nell’annata 2011-12, conclusasi con la promozione in Serie A, che in quella successiva. Non riuscendo però mai a convincere del tutto, a causa di qualche incertezza di troppo.

Nefasta la parentesi al Monaco, dove Claudio Ranieri ha preferito affidarsi al croato Subasic, relegando il guardiano dei pali sudamericano in panchina.

Tornato alla casa madre, Sergio non è riuscito ad entrare nelle grazie di Mihajlovic, per quanto quest’ultimo lo abbia chiamato in causa – con profitto – tra ottobre e dicembre, in concomitanza con l’infortunio occorso a Viviano.

Ad ogni buon conto, al momento sono 83 le presenze “italiane” di Romero, 53 invece quelle in Nazionale maggiore dopo l’esordio di fuoco contro la Spagna, datato 14 novembre 2009. Mentre a livello giovanile El Chiquito si è distinto per i successi nel Mondiale Under 20 e alle Olimpiadi di Pechino.

A questo punto non resta che attendere le prossime settimane per conoscere il futuro del portiere argentino, vedremo se sarà ancora all’interno dei nostri confini. 

Foto: Daily Mail