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ROBINHO TORNA A CASA

08.08.2014 | 09:35

“Sono a casa, un posto dove sto molto bene. Spero di ripagare sul campo tutto l’affetto dei tifosi. Voglio portare il Santos sul gradino più alto del podio, dove merita di stare. Grazie a Dio questa telenovela di mercato ha avuto un lieto fine. Spero di continuare qui per molto tempo, ma dipende anche dal Milan, con cui ho un contratto. L’Europa non è nei miei pensieri, lì ho giocato abbastanza”. Queste le parole proferite a caldo da Robinho dopo l’ufficializzazione del suo trasferimento in prestito al Santos, un’operazione che consentirà al Milan di risparmiare – per questa stagione – una cifra che al lordo oscilla tra i 5 e i 6 milioni di euro.

Si è quindi consumato l’happy ending tanto auspicato dal trentenne carioca, che torna a vestire dopo 9 anni la maglia del club che lo aveva lanciato nel grande calcio all’inizio degli anni 2000 e del quale, per una breve parentesi, aveva difeso i colori anche nel 2010. La società rossonera, dal suo canto, si libera di un altro ingaggio pesante e adesso potrà concentrarsi sul nuovo attaccante esterno da regalare a mister Pippo Inzaghi. Più che altro, riesce a centrare un obiettivo inseguito da almeno 4 sessioni di mercato: la cessione, sia pur a titolo temporaneo, di un calciatore che la differenza in Italia l’ha fatta veramente a sprazzi.

Ripercorrendo i passaggi più significativi che hanno contraddistinto la carriera del nostro personaggio del giorno, Robson de Souza nasce a São Vicente, comune dello Stato di San Paolo, il 25 gennaio del 1984. All’età di sei anni sgambetta già per il Beira-Mar, nel 1993 l’approdo al Portuários (compagine di calcio a 5) dove mette a segno 73 gol, calamitando le attenzioni degli scout del Santos. Nelle giovanili del Peixe, la cui supervisione ai tempi era affidata all’indimenticato ex Pelé, Robinho si mette costantemente in luce ed anche O Rey intravede in quel funambolo le stigmate del predestinato.

Nel 2002 esordisce in prima squadra con la casacca alvinegra e, con 10 reti in 30 presenze, contribuisce alla vittoria del titolo nazionale, impresa bissata nel 2004, annata nella quale arriva anche l’esordio con la maglia della Seleção, il 5 settembre, nel match contro la Bolivia valido per le qualificazioni al Mondiale 2006.

Nell’estate del 2005 saluta il Santos dopo 61 reti realizzate in 141 partite: il Real Madrid versa circa 30 milioni di euro nelle casse del sodalizio paulista e gli assegna la camiseta numero 10, appena lasciata dal Luis Figo trasferitosi all’Inter. Il triennio all’ombra del Vicente Calderon si conclude con uno score che parla di 35 gol totalizzati in 135 presenze, con 2 Liga e 1 Supercoppa di Spagna in bacheca.

L’1 settembre del 2008 il nuovo proprietario del Manchester City, lo sceicco Mansour, si presenta nel giorno dell’insediamento con il colpo Robinho, scippato al Chelsea sul filo di lana con un rilancio vincente da oltre 42 milioni di euro, cifra un po’ esagerata ma evidentemente la nuova era dei Citizens andava inaugurata così…

L’esperienza inglese del talentuoso verdeoro dura appena una stagione e mezza, 16 reti all’attivo prima di tornare – siamo nel gennaio del 2010 – al suo Santos, in prestito semestrale. Anche grazie alle sue 11 marcature il Peixe vince il Campionato Paulista e la Coppa del Brasile, ma il club del presidente Rodrigues non può certo riscattarne il cartellino e così, il 31 agosto, grazie alla mediazione di Mino Raiola (che pochi giorni prima aveva portato al Milan Zlatan Ibrahimovic), Adriano Galliani lo preleva a titolo definitivo dal City scucendo 18 milioni di euro.

Il resto è storia nota: il primo anno Robinho dà un grande contributo – 14 gol in 34 presenze – alla conquista del diciottesimo scudetto rossonero, cui ha fatto da lieta appendice la Supercoppa italiana vinta a Pechino nell’agosto del 2011 contro i cugini nerazzurri. Mentre nel triennio dominato dalla Juve di Antonio Conte il ragazzo si spegne progressivamente, arrivando anche a perdere dopo 92 presenze la Nazionale, indossando la cui maglia ha levato al cielo la Coppa America 2007 e 2 Confederations Cup. 

“Con tecnica e disciplina, dando il sangue con amore. Per la bandiera che insegna a lottare con fede e ardore”, questa la cinguettata su Twitter mediante la quale due giorni fa Robson ha preannunciato il suo nuovo ritorno ai tifosi di sempre. L’aria di casa dovrebbe aiutarlo a tornare agli antichi splendori, se lo augurano tutti: dal giocatore al Santos, passando per la società della famiglia Berlusconi cui la punta è comunque vincolata fino al 2016.