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ROBERT LEWANDOWSKI, L’URLO DI MUNCH(EN)

23.09.2015 | 09:30

L’espressione incredula di Guardiola ha fatto il giro del mondo in men che non si dica. Chissà se questa mattina il buon Pep, risvegliandosi, si presenterà al campo di allenamento annunciando urbi et orbi l’accantonamento di ogni modulo che preveda i falsi nueve. Forse dovrebbe, alla luce dell’impresa riuscita ieri sera a Lewandowski. Ricapitolando, per chi se la fosse persa: ieri sera si giocava Bayern Monaco-Wolfsburg, piatto forte della sesta giornata di Bundesliga in infrasettimanale. Ebbene, la prima frazione si era conclusa con il vantaggio dei lupi, firmato dall’italo-tedesco Caligiuri. Nell’intervallo il tecnico catalano ha optato per una sostituzione: fuori il pupillo Thiago Alcantara, dentro Robert. E il bomber di Varsavia lo ha ripagato con 5 gol in nove minuti, dal 51’ al 60’, mandando in visibilio tutta l’Allianz Arena. Polverizzato ogni record in Bundes, gli appassionati di statistica staranno ancora sfogliando almanacchi per reperire qualcosa di simile in giro per il mondo, ma ad altissimi livelli non si registrano precedenti. Tre reti sfruttando l’innato killer instinct negli ultimi 16 metri, una (quella del momentaneo 2-1) con una sassata a pelo d’erba dai 25 metri e, dulcis in fundo, la prodezza balistica valsa il definitivo 5-1: una mezza rovesciata al volo, su assist di Mario Götze, andatasi ad insaccare nei pressi dell’incrocio dei pali. Lo scorso 13 giugno, indossando la maglia della Polonia in una gara valida per le qualificazioni europee, aveva regalato il primo assaggio: tripletta in 4 minuti, dall’89’ al 93’, contro la malcapitata Georgia. Stavolta, da subentrato peraltro, il cecchino dell’Est si è davvero superato.

Fiuto del gol innato, piedi educati nonostante le lunghe leve, struttura da classica prima punta (184 cm per 79 kg) che gli consente di eccellere nel gioco aereo pur non inficiandone, al contempo, l’efficacia devastante in progressione: Lewi incarna il prototipo dell’attaccante moderno, dà profondità, apre varchi ai compagni ed è persino utile ad avviare il pressing in fase di non possesso. Ma è un nueve autentico, con tanto di pedigree. Quella contro il Wolfsburg per lui è stata la seconda panchina iniziale su cinque partite di campionato: il 40%, percentuale troppo alta per non dar voce al partito bavarese che si auspica il mancato rinnovo del contratto in scadenza di un allenatore che, scontrandosi con la logica, ha imposto la sua filosofia al mondo Bayern pur non disponendo dei fini palleggiatori vantati in Catalogna. Non a caso in Champions sono arrivate due forti delusioni di fila in semifinale, contro Real e…Barcellona, dopo il trionfo di Heynckes. Questo rinfacciano in tanti a Guardiola in quel di Monaco, non hanno certo tutti i torti.    

Prima di ripercorrere le tappe salienti che hanno sin qui contraddistinto la carriera del nostro personaggio del giorno, scopriamone il palmares: 3 Bundesliga, 1 Coppa di Germania, 1 Supercoppa di Germania, 1 campionato polacco e 1 coppa nazionale in patria con il Lech. Mancano allori internazionale, manca soprattutto quella Champions League soltanto sfiorata nel 2013 dopo la cavalcata col Borussia Dortmund (a proposito di segnature multiple, indimenticabile il poker rifilato al Real Madrid di Mourinho in semifinale). Una cavalcata interrotta sul più bello, all’ultimo atto, proprio dal Bayern che levò al cielo la Coppa dalle grandi orecchie grazie ai gol di Mandzukic e Robben.

Robert nasce il 5 agosto del 1988 a Varsavia e inizia a tirare i primi calci al pallone tra le fila del Varsovia, modesta compagine della Capitale nella quale si forma nel settennato 1997-2004. Dopo il biennio trascorso tra le giovanili del Delta e del blasonato Legia Varsavia, si laurea capocannoniere sia in terza che in seconda serie con la casacca dello Znicz Pruszkow, calamitando le attenzioni del Lech Poznan che nel 2008 lo acquista per circa 370.000 euro. Nel 2010 Lewandowski sfiora la Serie A per la seconda volta, dopo un approccio non concretizzatosi qualche anno prima con il Napoli di Pierpaolo Marino: il Genoa lo porta a Marassi, lo fa assistere al derby contro la Samp prima di firmare il contratto…e poi lo scarica (!) lasciando campo libero al Borussia Dortmund, che l’11 giugno lo ufficializza previo versamento di circa 4,5 milioni di euro nelle casse del club di Poznan. Dopo un avvio stentato, con i tifosi a ribattezzarlo Chancenmörder (assassino di chance) per le troppe occasioni sprecate, la feroce prima punta conquista la Westfalia, imponendosi tra gli artefici principali della fantastica era Klopp, densa di successi. Il resto è storia relativamente recente: l’estenuante tira e molla con Watzke e Zorc, sfociato nel muro contro muro. I due direttori – generale e sportivo – dei gialloneri, pur di non cederlo di loro sponte ai rivali di sempre che l’anno prima si erano accaparrati Götze (pagando la clausola rescissoria), preferiscono perdere Lewandowski a parametro zero portandolo alla naturale scadenza. Una scelta sconsiderata, praticamente un reato contro il patrimonio. Ma tant’è.

L’urlo di Munch(en) avevamo titolato nel gennaio del 2014, rievocando il celeberrimo dipinto e giocando con la denominazione in lingua madre del club (Bayern München), adesso è tempo di riproporre l’accostamento. Fino a questo momento sono 215 le reti siglate dal ventisettenne Robert in competizioni ufficiali a livello di club, in 388 presenze da professionista. Numeri ai quali vanno aggiunti quelli concernenti la Polonia: 29 gol in 70 apparizioni. E adesso caccia aperta al prossimo record…

Foto: Twitter Bayern Monaco