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RIQUELME IL CAMPIONE SILENZIOSO

27.01.2015 | 11:49

Si spolverano le citazioni, si tirano in ballo i poeti, in quell’insolita malinconia che tutti sentono ma che nessuno riesce a spiegare con semplici parole: si è ritirato Juan Roman Riquelme. Sì, forse basterebbe dire questo, perché per chi segue in maniera più fredda e distaccata il mondo del calcio, in fin dei conti Riquelme si era già ritirato da un po’. Invece no, lui stava regalando il suo ultimo anno di carriera all’Argentinos Juniors, chiudendo romanticamente il cerchio della sua controversa vita calcistica nella squadra che lo aveva lanciato, contribuendo alla promozione in Primera Division del club. Sempre tanto amore e passione per quel ragazzino silenzioso, soprannominato el Mudo proprio per il suo carattere introverso, ma che sapeva esplodere di magia quando danzava sul pallone. E’ stato spesso paragonato a Maradona agli inizi della sua carriera, impossibile evitarlo, visto che la sua prima stagione da professionista al Boca Junior, coincide con l’ultima stagione nel calcio giocato del Pibe de Oro. Dall’anno successivo, riceve dal nuovo tecnico Carlos Bianchi la maglietta numero 10, che ne alimenta la leggenda. In coppia con Martin Palermo, è l’artefice delle fortune del Boca che vola sul tetto del mondo nel 2000. Dopo aver vinto la Coppa Libertadores, la formazione di Riquelme batte il Real Madrid nella finale di Coppa Intercontinentale. Vince nuovamente la Libertadores e il campionato successivo. Riquelme viene nominato per due stagioni di fila giocatore argentino dell’anno e nel 2001 succede a Romario come calciatore sudamericano dell’anno. Eccolo un predestinato! Invece no, l’inizio della sua carriera è anche l’apice, non riesce più ad avvicinare quell’epopea, non è un giocatore facile e Carlos Bianchi è stato forse l’unico a capirlo e a lasciargli tutto lo spazio che gli serviva per esprimere il suo talento. Arriva al Barcellona nel 2002, l’esperienza si chiude dopo la prima stagione con 30 presenze e tre gol. Un talento che non viene compreso, il suo gioco entusiasma ma sembra troppo lento per i ritmi del calcio europeo in continua accelerazione. Grazie al prestito al Villareal riesce a mostrare la qualità delle sue gesta, nel 2005 il quotidiano Marca gli conferisce il premio come Giocatore Più Artistico. Fa vivere al sottomarino giallo, alcune delle pagine più belle della sua storia, con quella finale di Champions League sfiorata nella semifinale contro l’Arsenal del 2006. Torna in patria nel 2007, ritrova i suoi spazi e le sue vittorie, altri titoli lo aspettano alla Bombonera, dopo sette anni chiude il cerchio all’Argentinos Juniors e si arriva ai giorni nostri. Dopo tutto questo, in bocca resta quel sapore strano, come se dopo pranzo mancasse il dessert. Riquelme ha dato tanto, ma forse non tutto…