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RIO FERDINAND SALUTA L’OLD TRAFFORD

13.05.2014 | 10:30

“Negli ultimi mesi ho riflettuto tanto sul mio futuro e, dopo 12 anni in quello che considero il migliore club del mondo, ho deciso che è giunto il momento di farmi da parte per poi andare avanti. Le circostanze non mi consentono di dire addio nel modo migliore, ma colgo l’occasione per ringraziare compagni, staff, club e i  fantastici tifosi. Qui ho vinto i trofei che sognavo di conquistare da bambino, il mio sogno si è avverato. Mi sento bene e in forma, sono già pronto per una nuova sfida”.

Con queste parole Rio Ferdinand si è congedato ieri sera dal Manchester United dopo 455 presenze, con 8 reti all’attivo, collezionate nelle varie competizioni in oltre un decennio. Ricchissimo il palmares dell’esperto difensore inglese, che in bacheca può annoverare 6 Premier League, 1 Coppa d’Inghilterra, 3 Coppe di Lega, 6 Community Shield, 1 Champions League e 1 Mondiale per Club. In Nazionale ha accumulato invece 81 gettoni, avrebbero potuto essere ancor di più senza qualche passaggio a vuoto dell’Inghilterra in sede di qualificazioni o il grave infortunio al crociato occorsogli mentre preparava, da capitano, il Mondiale sudafricano del 2010. E dulcis in fundo, ironicamente parlando, in assenza del dualismo con John Terry, non per la detenzione della fascia ai tempi di Capello bensì per il caso di razzismo che vide il baluardo del Chelsea insultare Anton Ferdinand, fratello del nostro personaggio del giorno. Dopo averlo inizialmente accantonato, Roy Hodgson lo richiamò nel marzo del 2013 in occasione della doppia sfida con San Marino e Montenegro, ma Rio non scese in campo a causa di sopravvenuti problemi fisici, che lo convinsero due mesi più tardi ad ufficializzare il definitivo addio alla rappresentativa dei Tre Leoni per far spazio ai giovani e dedicarsi esclusivamente al club.  

Ad ogni modo, ed a dispetto delle smentite di facciata degli ultimi mesi, il divorzio con i Red Devils era nell’aria da tempo. Probabilmente Ferdinand ha sperato fino alla fine di prolungare per un altro anno la militanza all’ombra dell’Old Trafford, al punto da arrivare a metà maggio con il contratto in scadenza a giugno, a differenza dello storico compagno di reparto Nemanja Vidic che, avendo capito per tempo l’antifona, già il 5 marzo aveva invece annunciato il trasferimento all’Inter a parametro zero. In materia la filosofia dei Glazer (identica a quella che al Milan costò l’addio di Pirlo) è assolutamente chiara: agli over 30 vengono proposti al limite rinnovi annuali e oltretutto, archiviata la nefasta gestione Moyes, si è optato per mantenere la linea del ringiovanimento che aveva dettato il manager scozzese. Il prossimo a salutare sarà con ogni probabilità Patrice Evra, il cui entourage da tempo è al lavoro per individuare una nuova destinazione. 

Vi abbiamo già ricordato in sintesi i traguardi raggiunti dal centrale con lo United, cardine inamovibile della seconda parte dell’era Ferguson in coppia con Vidic, con il quale ha costituito a lungo la batteria più affiatata e invidiata del mondo. Adesso ripercorriamo gli esordi di Rio Gavin, che nasce a Londra il 7 novembre del 1978 e si forma a livello giovanile tra le file del West Ham, con cui completa il percorso dell’Academy fino a debuttare nella prima squadra degli Hammers il 5 maggio del 1996, subentrando a Tony Cottee nell’ultima partita stagionale contro lo Sheffield United. Dopo una parentesi semestrale in prestito al Bournemouth torna ad Upton Park, dove nell’arco di un quadriennio scende in campo 157 volte mettendosi in mostra al punto che, nel novembre del 2000, il Leeds lo preleva versando per l’allora ventiduenne ben 18 milioni di sterline, record assoluto dell’epoca per un interprete della Linea Maginot. A Elland Road il ragazzo conferma pienamente repertorio e pedigree del campione, il trasloco a Manchester, con plusvalenza da 12 milioni per i Whites, rappresenta quasi un passaggio inevitabile.

Il resto è storia già scritta, il futuro è ancora tutto da decifrare. Negli ultimi mesi parecchi rumors hanno chiamato in causa il prestante specialista, già imbarcatosi “mediaticamente” sui più disparati voli transoceanici: dall’Australia alla Cina passando per gli States dove andrebbe a rinfoltire la colonia britannica nella Major League Soccer. Al di là della suggestiva ipotesi del ritorno al West Ham, una decina di giorni fa il Daily Mirror lo ha accostato anche all’Arsenal: è vero che solitamente Arsene Wenger predilige lavorare con i giovani, ma l’esperienza low cost di Rio Ferdinand potrebbe essere ancora utile, tanto nello spogliatoio quanto all’occorrenza in campo.