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RECOBA E QUEL GENIO INCOMPRESO

02.04.2016 | 11:00

Quando un talento puro lascia il calcio sorge sempre una certa sensazione di malinconia e dispiacere. Non poteva essere diversamente nel caso di Alvaro Recoba, nome ammirato dai più grandi e sentito nominare dai più piccoli. Il Chino ha avuto la sua passerella di addio due giorni fa, quando ha corso per l’ultima volta nello stadio Gran Parque Central con il suo Nacional di Montevideo.

 

 

Il saluto al calcio professionistico è stato un vero e proprio delirio. Lo stadio Gran Parque Central di Montevideo era tutto esaurito, con 30 mila persone ad acclamare per l’ultima volta il fantasista uruguaiano. Coriandoli, fumogeni e una coreografia spettacolare hanno omaggiato il talento uruguaiano. Il Chino è riuscito anche a segnare un gol, trasformando un calcio di rigore con freddezza e precisione: palla sotto l’angolo alto destro. Avrebbe sicuramente potuto dare di più durante la sua carriera, ma certo è che le sue magie verranno riviste e apprezzate per ancora tanto tempo.
 

 
Giocò per 9 stagioni nell’Inter, prima di trasferirsi al Torino per un anno. Una parentesi al Panionios e poi il ritorno in Sud America, passando dal Danubio e dal Nacional. In tutti questi anni però, Recoba è stato capace di farsi ammirare e ricevere affetto da tanti colleghi. Basta pensare al gruppo di campioni giunto allo stadio del Nacional per celebrare l’addio al calcio del Chino: Zanetti, Toldo, Riquelme, Vieri, Zamorano e Valderrama, per dirne alcuni.

 

Recoba aveva annunciato il ritiro l’anno scorso, precisamente il 14 giugno 2015. Questo dovrebbe essere un buon inizio per argomentare su una carriera che lascia sicuramente l’amaro in bocca per com’è stata vissuta e sprecata. Tutto iniziò nel 1997, quando Recoba è sbarcato in Europa per vestire la maglia dell’Inter che lo acquistò per 7 miliardi di lire dal Nacional. Il Chino aveva 21 anni, ma impiegò pochi minuti per colpire i tifosi nerazzurri e gli spettatori dell’amichevole con il Bologna. Entrò al posto di Ronaldo, si impossessò del pallone a centrocampo, aggiustò la sfera e lasciò partire il pallonetto da 40 metri: traversa.

 

Il debutto del calciatore uruguaiano in Serie A fu spettacolare. L’Inter si trovava sotto per 1-0 a “San Siro” contro il Brescia. Gigi Simoni le tentò tutte pur di recuperare il gol subito da Dario Hubner: la mossa dell’allenatore nerazzurro fu quella di gettare nella mischia al 72’ Alvaro Recoba. Il risultato cambiò, per ben due volte. La firma fu sempre la stessa, quella del giovane uruguaiano. Recoba ebbe la sfrontatezza e la classe di mettere due siluri vincenti, prima da 30 metri e poi con una punizione da una distanza altrettanto importante. Match ribaltato e tifosi dell’Inter in delirio.

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Il fatto che Simoni avesse attaccanti pregiati (Ronaldo, Djorkaeff, Moriero, Kanu e Ganz) a sua disposizione e la poca predisposizione di Recoba a dare tutto negli allenamenti, spinsero sempre più in tribuna e in panchina il calciatore uruguaiano classe 1976. Fino al 25 gennaio. L’Inter stava perdendo 1-0 contro l’Empoli, allora si rivede in campo dopo mesi di inattività Recoba. Subentrò a 20 minuti dalla fine, ne impiegò 8 per mettere a segno un gol da circa 50 metri di distanza dalla porta difesa da Roccati. Fu l’ultimo gol di Recoba in quella stagione di Serie A.

 

Un anno dopo Beppe Marotta, allora ds del Venezia, riuscì a far vestire la casacca dei veneti a Recoba. Si trattava di un periodo di soltanto 6 mesi, poi l’uruguaiano sarebbe tornato a Milano. Il Chino fu fantastico durante la parentesi con la squadra allenata da Walter Novellino: giocò 19 presenze in Serie A, mettendo a segno 11 gol. Recoba fu capace di mostrare pienamente tutte le sua qualità: velocità e tecnica, tanta tecnica.

 

E’ possibile rivedere i gol su internet, ne ha segnati diversi. Nonostante possano sembrare tutti uguali, è un piacere osservare come Recoba trafiggeva i portieri con il suo sinistro. La classe non è acqua, la si distingue subito. Il Chino disegnava parabole da praticamente qualsiasi parte del campo di calcio. Cosa accadeva dopo? Molto spesso il portiere avversario era battuto e i compagni di Recoba esultavano. Non sapeva soltanto tirare in maniera prodigiosa, ma grazie alla sua velocità era capace anche di dribblare le difese avversarie sulla trequarti, prima di sfornare magie. Fantasia pura, propria di un genio.

 

Il genio mostrò però anche la sua sregolatezza quando rientrò all’Inter. Non si dimostrò mai continuo, dote che distingue le leggende dai semplici calciatori forti. Il Chino si concedeva pause psicofisiche, ma continuava a sfornare opere d’arte con il suo sinistro, quando voleva. Il presidente dell’Inter Massimo Moratti voleva molto bene e stimava molto Recoba, forse troppo rispetto agli allenatori che lo vivevano quotidianamente.

 

Foto: Twitter Montevideo