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PRANDELLI, L’ARCHITETTO MANCATO ALLA CONQUISTA DELLA SPAGNA

02.10.2016 | 10:04

La storia di Prandelli potremmo riassumerla con un cuorioso aneddoto legato al suo nome di battesimo: Claudio Cesare. I genitori, infatti, si accordarono per chiamare il piccolo con il nome di Cesare, in onore del nonno; ma il papà, al quale piaceva da impazzire il nome Claudio, una volta arrivato all’ufficio anagrafe non resistette alla tentazione e disse all’impiegato del comune che il bambino avrebbe avuto come primo nome Claudio e come secondo nome Cesare. Il piccolo Prandelli scoprì la verità soltanto a sei anni, durante l’appello della maestra in prima elementare. Inizia da qui la storia di mister Prandelli, tra colpi di scena e tante avventure.

Più passsano gli anni, e più Cesare si appassiona al mondo del calcio: la carriera da giocatore inizia nella bassa lombarda, a Orzinuovi, paese natale di Cesare. Gioca come centrocampista, tutto corsa e tenacia che insegue i suoi sogni con sacificio e dedizione. Pian piano arrivano le chiamate di squadre più importanti. Prima la Cremonese, in serie C e in serie B, poi l’Atalanta in serie A e, nell’estate del 1979, la svolta della carriera: la chiamata dalla Juventus. Trapattoni allenatore, Boniperti presidente. Cesare arriva a Torino all’età di 22 anni e durante quell’esperienza imparerà tantissimo: il Trap gli trasmette consigli utilissimi, a livello tecnico e a livello tattico. Da ragazzo Cesare voleva diventare architetto, la madre gli implorò addirittura d’iscriversi al Liceo Artistico. Ma la sua vera arte, sarà il calcio.

Nel periodo bianconero, Cesare condivide tutto con Manuela che in quegli anni diventa anche sua moglie e poco dopo gli darà due figli, Niccolò e Carolina. Dopo la Juventus, si trasferisce all’Atalanta, club nel quale chiuderà la sua carriera da calciatore nel 1990. Lo stesso anno in cui appese gli scarpini al chiodo, però, divenne allenatore. Prima con i ragazzi proprio dell’Atalanta (Allievi e Primavera), poi passò a quelli più grandi: Lecce, Verona, Venezia, Parma. Tra una regola tattica e uno schema, Prandelli sottolinea sempre l’elemento indispensabile: la passione. Ai suoi ragazzi insegna che per fare il calciatore bisogna correre, lottare, sacrificarsi per i compagni, oppure è meglio pensare ad un altro mestiere. Nell’estate del 2004, dopo l’addio al Parma e la firma del contratto con la Roma, il momento più difficile della sua vita. Alla moglie Manuela viene diagnosticata una grave malattia. Prandelli non se la sente di continuare ad allenare, dice stop, abbandonando la panchina. Riprende nel 2005, alla Fiorentina. Con i viola si rende protagonista di ottimi campionati, costruendo una squadra in grado di vincere e divertire. Poi nel 2007, un’altra mazzata: la malattia sconfigge la moglie Manuela. Ma Cesare questa volta non lascia il calcio, anzi, lo aiuta a non pensare, ad estraniarsi dai drammi della vita. Nella stagione 2009-10, con la Fiorentina, si qualifica in Champions League e batte due volte il Liverpool. Viene eliminata soltanto agli ottavi di finale dal Bayern Monaco. Per la Fiorentina e per Prandelli sono solo applausi. A fine stagione Cesare lascia Firenze, per il dispiacere dei tifosi viola. Ma c’è un sogno da coronare, una chiamata irrinunciabile. Quella della Nazionale. L’approdo in azzurro è qualcosa di inaspettato. Ma Prandelli prende per mano la situazione, impone un codice etico per la sua Italia, detta regole intransigenti, pretende che lo spartito tattico venga rispettato fino in fondo. Nella panchina azzurra ci resterà fino ai Mondiali del 2014, purtroppo senza aver mai alzato un trofeo. Nel luglio seguente inzia una breve esperienza in Turchia, al Galatasaray, che durerà fino al novembre dello stesso anno. Adesso, dopo due anni di attività, l’ennesima chiamata importante della sua vita: il Valencia. Il club spagnolo, che alla sesta giornata si trova in quattordicesima posizione nella Liga, farà affidamento sulla voglia di lottare, sulla intransigenza tattica e sulla passione di Prandelli. La vita non finisce mai di stupire, figuriamoci se ti chiami Claudio Cesare.

Foto: sito ufficiale Valencia