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Pippo, ti vogliono tutti bene. Ma questo non è Milan

16.02.2015 | 00:25

Caro Pippo (Inzaghi), ti hanno aspettato con simpatia e ti vogliono sempre tutti bene. Noi compresi. Ma questo Milan è davvero imbarazzante, ben oltre gli alibi che l’allenatore potrebbe avere per un programma poco chiaro, senza logica e per responsabilità societarie che non possono essere camuffate. Ma è anche vero, sacrosanto, che non si possono giocare partite come quelle contro l’Empoli. Disorganizzazione e improvvisazione al cospetto di un avversario che – grazie alle lezioni di Sarri – ragiona su ogni pallone e sintetizza nel migliore dei modi il concetto di squadra. Fosse l’unico esempio, nessuno ci farebbe caso. Ma il 2015 è una catena di simili situazioni, con parentesi orgogliose quasi obbligate, ci riferiamo alla recente esibizione in casa della Juve. Perché ogni tanto ti scattano altri meccanismi per le motivazioni superiori contro un avversario che spesso, negli anni, è stato quello storico. La Juve, appunto, anche se poi perdi lo stesso. Ma in regime di normalità il Milan è impalpabile, non ha gioco, soprattutto non ha mezza idea di gioco, aspetta lo sprazzo del singolo, non sa difendere. Basta e avanza per registrare un fallimento, circa sei mesi dopo il primo atto della stagione. Arriviamo a dire che sostituire Inzaghi forse non avrebbe senso: la stagione è ormai andata, neanche un luminare della panchina riuscirebbe a rimetterla in piedi. A Pippo restano comunque profonde meditazioni: gli vogliono tutti bene, ma questo non è Milan. E neanche una traccia. Al punto che la delusione della gente rischia di diventare indifferenza, la peggiore reazione possibile.