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PEPE REINA, NAPOLI RIABBRACCIA IL FIGLIOL PRODIGO

24.06.2015 | 09:30

“Onorato di indossare questa maglia ancora una volta! Grazie di cuore per l’affetto dal primo momento in città! Sempre forza Napoli!”: con questa cinguettata Pepe Reina ha salutato il suo ritorno al Napoli. Una trattativa imbastita da tempo e che ieri ha semplicemente vissuto i suoi passaggi formali. In mattinata le visite mediche a Villa Stuart, poi la firma negli uffici romani della Filmauro. L’ufficializzazione è arrivata dal Bayern Monaco che ha bruciato sul tempo il presidente De Laurentiis, la cui cinguettata su Twitter per una volta si è rivelata tardiva. Il club bavarese ha spiegato di aver assecondato il desiderio del portiere, che ha chiesto di essere liberato per avere la possibilità di tornare a giocare titolare in una piazza che lo aveva apprezzato nella stagione 2013-14, quando era sbarcato all’ombra del Vesuvio in prestito dal Liverpool. Un’operazione caldeggiata ai tempi da Benitez, sempre definito dall’estremo difensore come “il tecnico più importante della carriera”. Lo stesso tecnico che sicuramente Pepe sperava di riabbracciare quando, era il 31 marzo, iniziò a lanciare chiari segnali, parlando di “porte aperte” all’atto II in azzurro. Rafa invece è volato a Madrid, comprensibilmente aggiungeremmo, città natale sia dell’allenatore che dell’estremo difensore, cresciuto però – ironia della sorte – nel vivaio del Barcellona. Tra mille incroci una certezza: nell’operazione definita ieri c’è comunque lo zampino di Benitez, grazie a lui che lo aveva richiesto Reina ha conosciuto Napoli, imparando ad amarla da subito, una sintonia totale certificata anche dalle parole del diretto interessato datate 15 giugno: “Due anni fa scelsi il club azzurro sia per il progetto sportivo che per la presenza di Benitez, ma poi ho scoperto che Napoli è uno splendido posto per vivere perché somiglia molto al sud della Spagna, mi sono trovato benissimo lì”.

Eppure non tutto è filato liscio in questi mesi, ad un certo punto le seconde nozze erano sembrate a rischio: il 10 aprile De La aveva parlato di motivi familiari alla base della decisione del portiere di lasciare Castel Volturno la scorsa estate e Pepe, sempre via social, aveva replicato in maniera piccata: “Non ci sono mai stati problemi familiari, anzi mia moglie ama Napoli come me! Basta scherzare”. Nulla di significativo comunque, l’evidenza dei fatti lo dimostra.

In questi 365 giorni Reina ha rimpianto la sua decisione di volare a Monaco per fare da secondo a Neuer, che gli ha lasciato solo le briciole. Due presenze da titolare e uno spezzone in Bundesliga, per complessivi 193 minuti: poi il nulla, anche in Coppa di Germania Manuel è stato sempre schierato dal 1’ da Pep. Esiguo oltretutto il raccolto finale: soltanto il Meisterschale. E si sa come per la banda Guardiola vincere il campionato sia praticamente il minimo sindacale.

José Manuel Reina Páez, nato a Madrid il 31 agosto del 1982, torna dunque dove vinse da protagonista una Coppa Italia, centrando anche il terzo posto, traguardo minimo sfuggito quest’anno al maestro Rafa, il cui posto come è noto è stato preso da Maurizio Sarri. Nel suo palmarès trovano spazio anche i trofei vinti sotto la Kop (1 Coppa d’Inghilterra, 1 Supercoppa Europea, 1 Community Shield e 1 Coppa di Lega inglese) nel corso del lungo ciclo 2005-13 concluso con 396 presenze totali in Red, 342 i gol al passivo. E il rimpianto per la finale di Champions League persa nel 2007 ad Atene contro il Milan, quando i rossoneri si vendicarono della beffa perpetrata loro dal Liverpool di Benitez due anni prima. Nel 2005 però in porta c’era quel Dudek rivelatosi decisivo alla lotteria dei rigori, mentre Reina era di stanza a Villarreal, il club che lo rilevò dal Barça, dapprima a titolo temporaneo e poi definitivamente. All’ombra de “El Madrigal” il nostro personaggio del giorno vinse due Intertoto (manifestazione infelice, durata appena 14 anni) e si affermò tra i principali interpreti del ruolo su scala europea, eccellendo sia tra i pali che nelle uscite e nella neutralizzazione dei penalty. A livello giovanile, per concludere l’analisi a ritroso delle tappe salienti, come detto Pepe si formò in blaugrana: in sette anni percorse tutta la trafila, arrivando a collezionare anche 49 apparizioni in prima squadra nel biennio 2000-2002 prima di venire spodestato da Victor Valdés.

Il quadro è completo, va soltanto aggiunto il Triplete conquistato da comprimario con la Spagna (2 Europei e 1 Mondiale tra il 2008 e il 2012), indossando la cui maglia è sceso in campo 33 volte. Napoli gioisce per aver ritrovato il suo guardiano dei pali, per andare sul sicuro è stato scelto un profilo esperto ma ancora nel pieno vigore delle forze. Evidentemente non era ancora tempo di puntare sul gioiellino di casa Luigi Sepe, reduce dalla straordinaria esperienza a Empoli con Sarri: una strategia condivisibile se pensiamo ai recentissimi mugugni del “San Paolo”, non certo divertito dal balletto Rafael-Andujar che ha caratterizzato la scorsa stagione. Il figliol prodigo ha fatto ritorno, a San Gregorio Armeno è tempo di dare una rispolverata alla statuina del Presepe raffigurante Pepe Reina