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ORIBE PERALTA, ZAMPATA MONDIALE

14.06.2014 | 09:30

L’arbitro Wilmar Roldan, coadiuvato dai suoi assistenti, ce l’aveva messa tutta per non sfigurare al cospetto di Yuichi Nishimura, il fischietto giapponese che due sere fa – intimorito dalla torcida brasileira – aveva premiato Fred con un rigore da Oscar (la statuetta, non il numero 11 che ha poi siglato il 3-1) per la miglior interpretazione comica.

I due gol ingiustamente annullati a Giovani dos Santos gridavano ancora vendetta, ma l’ex stellina del Barça, tornata a risplendere al Villarreal, non si è persa d’animo ed ha continuato ad imperversare in area avversaria finché, al 16’ della ripresa, da una sua giocata è scaturito il gol vittoria della Tri: conclusione centrale ma soltanto ribattuta da Itandje, a quel punto il tap-in per Oribe Peralta è stato quasi un gioco da ragazzi: 1-0 Messico, Camerun al tappeto, Brasile raggiunto in testa al gruppo A.

Il modo migliore per archiviare le numerose polemiche che avevano accompagnato Rafa Marquez e soci al Mondiale. Il cammino nelle qualificazioni era stato parecchio tortuoso: basti pensare che ben tre commissari tecnici, Tena, De la Torre e Vucetich, erano stati defenestrati nell’arco di poche settimane prima che, nell’autunno scorso, venisse chiamato al capezzale Miguel Herrera in vista del playoff contro la Nuova Zelanda, appendice inevitabile dopo il misero quarto posto (dietro Usa, Costa Rica e Honduras) conseguito nel girone centroamericano. La fragorosa, ma prevedibile, assenza del più forte calciatore messicano, Carlos Vela, aveva poi completato il quadro. Una decisione sofferta, quella del talento che potrebbe tornare all’Arsenal dopo aver fatto bene alla Real Sociedad, ma i vecchi screzi con la Federazione alla fine hanno fatto la differenza in negativo.

Ad ogni modo, il nostro personaggio del giorno ha riportato il sereno in casa Messico, avvicinando sensibilmente la sua Nazionale all’obiettivo ottavi di finale.

Oribe Peralta Morones nasce il 12 gennaio del 1984 a Torreon da una famiglia abbastanza povera. Maggiore di quattro fratelli, a 13 anni comincia a prendere il calcio sul serio, iniziando a sudare per i Los Vagos prima di essere accolto nel 1998 al CESIFUT (Centro de Sinergia Futbolista), centro di formazione situato nella città di Lerdo, stato del Durango. La frattura di tibia e perone mette a rischio le velleità del giovane Oribe: “fu un momento molto difficile, pensai che non avrei più potuto giocare a pallone”, ha confessato recentemente al noto tabloid inglese The Guardian. Preoccupazioni comprensibilissime a quell’età, ma per Peralta il fato aveva programmato effettivamente un percorso da calciatore.

Superato l’infortunio, Alacranes de Durango, Deportivo Guadalajara e Monarcas Morelia infatti lo testano e proprio quest’ultimo club gli accorda fiducia, facendolo debuttare il 22 febbraio del 2003 nel match contro il Club America, guarda caso la squadra che, dopo un lungo inseguimento, lo ha messo sotto contratto esattamente un mese fa. Nell’arco di questi 11 anni, Oribe, professione centravanti, ha girovagato parecchio, anche se il team della sua vita finora si è rivelato il Santos Laguna, del quale ha difeso i colori per sette stagioni. Abbastanza brevi i passaggi tra le file di León, Monterrey (due anni) e Jaguares, accomunati però dall’esibizione di uno spiccato senso del gol: sono 130 le reti realizzate sin qui in patria dal delantero trentenne, con due Clausura e una Liga de Ascenso all’attivo.

In Nazionale l’esordio è datato 9 marzo 2005, quando l’allora Ct Ricardo La Volpe lo lancia nella mischia, ad una manciata di minuti dal termine, nell’amichevole contro l’Argentina.

Nel 2012 l’attaccante raggiunge l’apice della sua carriera, trascinando da fuori quota il Messico all’oro olimpico di Londra: nella finale di Wembley la sua doppietta stende in finale la Seleção di Hulk, ma neanche quelle prodezze spingono Cepillo lontano dalla Primera División.

Dopo il Mondiale sarà come detto il blasonato America di Città del Messico ad usufruire delle sue prestazioni, prima però c’è un’avventura da gustare fino in fondo, magari sognando un altro sgambetto al Brasile nel match in programma fra 3 giorni a Fortaleza.