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Montella: “Berlusconi? Non lo sento da un po’. Se l’anno scorso fosse rimasto Miha…”

09.03.2017 | 11:48

Montella

L’allenatore del Milan, Vincenzo Montella, ha rilasciato un’ampia intervista a La Gazzetta dello Sport. Ecco i passaggi più significativi: “La difficoltà maggiore è stata ricostruire la convinzione nei giocatori. Anche se Mihajlovic aveva fatto un buonissimo lavoro: se fosse rimasto, magari quest’anno il Milan sarebbe stato in Europa. Un voto alla mia gestione? Non mi piace darmi meriti e neppure essere incensato, non mi do voti, dagli altri mi basterebbe ricevere la sufficienza, un 6: il massimo a cui potevo ambire a scuola. Arrivare sopra l’Inter? Mi farebbe piacere, anche di un solo punto, considerati i loro grandi investimenti. Ma più che altro spero che il derby riguardi presto zone più alte della classifica. Il nostro obiettivo è tornare in Europa, ci sono diverse squadre in lotta, anche l’Atalanta durerà fino alla fine. Caso Bacca definitivamente chiuso? Sì, potete chiedere conferma a lui. Le volte che è uscito arrabbiato ce l’aveva principalmente con se stesso. Poi ci ha portato tutti a cena. I nostri giovani? Gigio è il più maturo. Locatelli finora ha avuto un grande rendimento anche considerato il rapporto tra il ruolo e l’età che ha. Una lieve flessione è normale, l’importante è che non vada a minare le sue certezze interiori. E anche Calabria saprà dare il suo contributo. Pasalic in prospettiva è il prototipo del centrocampista moderno. Deulofeu ha impressionato per la rapidità con cui si è inserito, senza dimenticare ovviamente Suso. Resta un anno difficile? Per me il più difficile è quello scorso alla Samp, perdevamo quasi sempre. Il mio modo di allenare? Non credo più ai metodi con cui sono stato allenato io. Per intendersi, niente gradoni. Su tecnica e tattica non si inventa più niente, allora devi curare aspetti diversi come il recupero fisico e psicologico. Yoga, alimentazione e sonno sono aspetti fondamentali. Il mental coach? Quello dei giocatori è l’allenatore, così finisce lui per averne bisogno. Lo confesso, io mi rivolgo a più di uno. Ho scoperto l’importanza di staccare e di non vivere con l’ossessione del calcio. Magari sì, lavoro meno di prima. Se ho un rimpianto per questa stagione? Sì, Niang. Come Balotelli ha potenzialità enormi, per caratteristiche è forse più adatto al calcio inglese. Si è impegnato molto, anche se a volte in maniera insufficiente. Magari tornerà più forte. Domani la trasferta dello Stadium? Di certo non ci sottovalutano più, ma che siano quasi imbattibili lo dice il campionato. Sarà una partita chiave: decideranno approccio, interpretazione e agonismo che, da parte nostra, dovranno essere sopra la media. Contro la Juve abbiamo vissuto i due momenti più belli della stagione: la vittoria di Doha in Supercoppa e quella dell’andata in campionato. Stavolta il risultato servirà ancora di più per la classifica. Se in futuro allenerei la Juve? Un professionista all’inizio della carriera non deve precludersi niente, quindi oggettivamente perché no? Magari allenare la Lazio sarebbe più complicato, considerato che a Roma ho casa dall’altra parte della città. Il rapporto con Berlusconi? Credo sinceramente che il presidente mi stimi. E ho già detto che per avermi fatto allenare la squadra di cui sono tifoso lo ringrazierò sempre. Conosce il calcio, parlare con lui è piacevole: ascolto i suoi suggerimenti anche se a volte non collimano con i miei. Lui vorrebbe magari Suso seconda punta o De Sciglio centrale, ma in generale abbiamo pensieri vicini. So stare al mio posto e non sono io che vado a cercare Berlusconi: mi rapporto quotidianamente con Galliani, che è un grande dirigente di cui nessun allenatore, e non può essere un caso, si è mai lamentato. L’ultima telefonata del presidente? Prima mi chiamava più spesso, ora meno. Ma il mio rispetto è lo stesso, anche se nelle ultime settimane non ci siamo sentiti”.