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MATTIELLO, SLIDING DOORS TRA CALCIO E TENNIS

04.03.2015 | 12:00

Torino, 9 novembre 2014. Si sta giocando Juventus-Parma, conclusasi sul 7-0: il parziale è già tennistico quando, al minuto 81, Massimiliano Allegri richiama in panchina Claudio Marchisio per regalare la gioia dell’esordio tra i grandi a Federico Mattiello, diciannovenne prodotto della cantera di Vinovo. Scelta intelligente, che però sembrava confinata alla circostanza, si sa come spesso gli allenatori facciano debuttare i ragazzi a risultato abbondantemente acquisito.

E invece, a circa quattro mesi di distanza e a meno di uno dall’ufficializzazione del suo trasferimento in prestito al Chievo, il nostro personaggio del giorno si ritrova catapultato in copertina: l’eco della sua prova da urlo contro il Milan non si è ancora spenta. Annullare Jeremy Menez, difendere con precisione e arare la fascia con personalità e malizia da interprete consumato, le stesse mostrate nell’intervento a rischio rigore su Mattia Destro, sul quale l’arbitro Calvarese ha deciso di sorvolare…il tutto alla prima da titolare concessagli da Rolando Maran: troppa carne al fuoco per passare inosservato.

E pensare che fino a 5 anni fa il nostro personaggio del giorno doveva ancora scegliere la propria strada. Lo sport per i bambini è importante, da sempre è così e sempre lo sarà, e Federico grazie al suo strapotere atletico eccelleva non solo nel calcio, ma anche – se non soprattutto – nel tennis. Cresciuto sui campi TC Bagni di Lucca, le premesse per una carriera da Top 100 ATP c’erano tutte: campione di Toscana Under 12, vincitore del torneo di Genazzano, semifinalista alla prestigiosa Coppa Lambertenghi e convocato in azzurro per la Nations Cup vinta dall’Italia in finale contro la Croazia.

Invece, dopo aver mosso contestualmente i primi passi nel Valdottavo e aver giocato per un quadriennio nel vivaio della Lucchese, nel 2009 sceglie il pallone e abbandona la racchetta, perché gli osservatori della Juventus decidono di portarlo a Torino. E così, il ragazzo nato a Bargo a Mozzano il 14 luglio del 1995, fuga i dubbi e attraversa le sue sliding doors optando per gli scarpini chiodati. Impossibile resistere alla corte della Vecchia Signora, ripercorrere le orme di Roger Federer non sarebbe stato semplicissimo, meglio – con il senno di poi – seguire la scia di un altro svizzero, Stephan Lichtsteiner.

Sì, perché è proprio sull’out di destra che il tecnico clivense lo ha schierato sabato sera, sebbene le due comparsate in bianconero (l’altra contro la Lazio) lo avessero visto presidiare quello mancino. Lo avete già capito, al di là delle indiscutibili qualità tecniche e fisiche, è la duttilità a rendere Mattiello un prospetto dall’avvenire praticamente assicurato. Giostrare con dimestichezza su entrambe le corsie, per un destro naturale, è roba per pochi eletti: in ordine cronologico gli ultimi che ci vengono in mente sono Darmian e De Sciglio, uomini mercato di oggi e di domani coccolatissimi dalle rispettive attuali società. A voler tacere del fatto che, oltre che come terzino, Federico può disimpegnarsi con profitto sugli esterni di un centrocampo a cinque ma anche da ala vera e propria, ruolo ricoperto sia ai tempi degli Allievi Nazionali della Juve che recentemente nell’Italia Under 20 guidata da Bubu Evani.

Insomma, il menu è più che completo: nei sogni di Mattiello adesso può trovare spazio il prato verde di una finale di Champions, non più l’erba di Wimbledon, il presente però è a Veronello: c’è una salvezza da raggiungere con il Chievo prima di far ritorno alla casa madre bianconera, possibilmente per restarci. 

Foto: zimbio.com