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LUCIANO SPALLETTI, CORE DE STA CITTA’

14.01.2016 | 12:30

Troppo facile, in circostanze come queste, citare la famosa canzone di Antonello Venditti “certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano”. Oppure quel “Roma Roma Roma, core de sta città, unico grande amore” sempre di vendittiana memoria. Ma mai come in questo caso, è più che azzeccata. Specie per la calorosa fede romanista del cantautore. Tralasciando i paragoni musicali, il ritorno di Luciano Spalletti a Roma suona davvero come un amore nuovamente sbocciato, dopo sette lunghi anni di lontananza. Il presidente Pallotta ha scelto il tecnico di Certaldo per rilanciare una squadra malata, stanca, che ha perso quel carattere vincente tipico di un club ambizioso come può e deve essere la Roma. E’ stato ufficialmente dato il foglio di via a Rudi Garcia nella giornata di ieri, dopo tre stagioni di alti e bassi, con un comunicato di ringraziamento ricco di affetto. E lui, Luciano Spalletti, adesso ha il gravoso compito di riportare la squadra a quei livelli che le competono, e di far sognare una tifoseria abbattuta da tanti, troppi risultati altalenanti. La società ha investito molti soldi per costruire un organico che potesse lottare alla pari per lo scudetto, e trovarsi a sette punti dalla prima in classifica al giro di boa del campionato proprio non va giù. Per questo si è deciso di cambiare rotta e virare sul tecnico toscano che, nella sua precedente esperienza in giallorosso, ha conquistato ben tre titoli: 2 Coppe Italia (stagioni 2006/2007 e 2007/2008) e una Supercoppa Italiana (estate 2007).

Tra le sue molteplici avventure da allenatore, quella con la Roma è stata finora la più cospicua, in termini di presenze: 217, frutto di 118 vittorie, 51 pareggi e 48 sconfitte. Una percentuale di vittorie del 54,38%. Soltanto con lo Zenit è riuscito a fare meglio (57,54%), ma il campionato russo ha tutt’altra valenza rispetto a quello italiano. Seguendo questi dati, è stato comprensibile – per James Pallotta – virare su Spalletti, rimasto libero da vincoli contrattuali con il club russo e, dunque, appetibile sul mercato. I numeri, nel calcio, sono importanti e un altro aspetto che ha legato il nome di Spalletti alla Roma è certamente il record nella sua prima stagione nella Capitale, 2005/2006: quello delle undici vittorie consecutive in campionato che ancora costituisce un primato nella storia del nostro torneo nazionale. Di Spalletti in giallorosso si ricordano bei successi e ottimi numeri, ma anche forti delusioni: come dimenticare il famoso 7-1 in Champions League contro il Manchester United (aprile 2007) ancora oggi oggetto di scherno e derisione da parte dei tifosi avversari, o i 22 punti di distacco dall’Inter campione d’Italia, sempre nella stagione 2006/2007. Spalletti alla Roma ha avuto anche modo di rivoluzionare il suo credo tattico, inventandosi Totti punta centrale anomala in un 4-2-3-1 a rombo molto offensivo. Un modulo che ha permesso alla squadra di giocare un calcio arioso e votato alla manovra, che ha fatto divertire gli esigenti tifosi romanisti. Poi, nel settembre 2009, dopo un lungo ciclo, il tecnico toscano ha ritenuto opportuno interrompere il rapporto con il club per accettare le lusinghe (e i soldi, tanti soldi) dello Zenit San Pietroburgo. Impossibile non firmare una proposta di contratto che gli garantiva quattro milioni di euro a stagione per tre anni. E così, Spalletti – nel mese di dicembre del 2009 – si è trasferito nella fredda Russia, lontano dalla ribalta internazionale, anche se in una società ambiziosa e regolarmente presente in Champions League. Con lo Zenit, Spalletti proverà ancora il piacere della vittoria: 2 campionati nazionali (2010 e 2011/2012), una Coppa di Russia (2009/2010) e una Supercoppa (2011). Prima di arrivare a questi prestigiosi livelli, l’allenatore di Certaldo ha fatto la famosa gavetta, prima all’Empoli – lì dove si è fatto conoscere alla platea nazionale – dal 1993 al 1998, poi alla Sampdoria (‘98/’99), al Venezia (nel ’99, dove fu esonerato per ben due volte nello stesso anno) e all’Ancona (2002). Ricordiamo tutti anche la bella esperienza all’Udinese, lì dove ha ottenuto le prime qualificazioni europee, dapprima in Coppa Uefa (stagione 2002/2003) e poi in Champions League, al termine della favolosa stagione 2004/2005 anticamera del suo approdo a Roma. Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Nella Capitale si augurano tutti che con Spalletti torni davvero l’amore. Al campo l’ardua sentenza.