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LOTITO E YILMAZ, COSÌ NO

08.09.2013 | 00:23

Cinque storie del mercato che si è appena concluso, queste. Cinque storie che sono la sintesi di superficialità (Lotito), coerenza (Cellino), timore e terrore (Gattuso più Liverani), ansia inopportuna (scoprire oggi il prossimo ct) e solitudine alla Pausini (El Shaarawy ai margini del Milan).
 

LOTITO E YILMAZ – Il presidente della Lazio è recidivo, vuole fare in dieci minuti quello che solitamente si fa in un mese e mezzo. Poi non ci riesce, perché dovrebbe riuscirci?, e dà la colpa a chiunque. Yilmaz è l’ennesimo passaggio a vuoto di un presidente che predica moralità, correttezza e organizzazione. E poi lancia pesci in faccia ai tifosi, distribuendo le colpe tra l’agente di Yilmaz, Walter Sabatini (che avrebbe bloccato Quagliarella) e chissà chi. Lotito è lo stesso presidente che spedì il suo segretario Calveri all’ultimo secondo, magari gli avrebbe fatto fare l’autostop, per depositare il contratto di Candreva. E’ lo stesso che tre-quattro giorni prima, nel bel mezzo della trattativa Yilmaz con il ds del Galatasaray a Roma, faceva il fenomeno negando qualsiasi cosa e dicendo che non esistevano i margini. Per poi ammettere tutto quattro giorni dopo: semplicemente perché prima era sicuro di prenderlo e negava, mentre poi – al naufragio della trattativa – doveva spiegare tutto per filo e per segno. Ci sono troppi passaggi che non tornano. Uno in particolare: per quale motivo Sabatini avrebbe dovuto bloccare il trasferimento di Borriello al Genoa per evitare che Quagliarella andasse alla Lazio quando proprio Fabio era l’ideale per Roma non essendoci altri attaccanti in circolazione? Oppure Lotito pensa che la Roma avrebbe ceduto tranquillamente Borriello senza sostituirlo?
 

CELLINO E I GIOIELLI – Il Cagliari merita tre minuti di applausi per la coerenza nel comportamento. Senza sfumatura o sbavature. Due comunicati: uno per annunciare che il mercato era in linea di massima finito; l’altro per ribadire che Astori e Nainggolan sarebbero stati ritirati da qualsiasi trattativa. Anche per rispetto nei riguardi della gente sarda. Oltre che per la necessità di avere i due fenomeni in modo da non mandare in frantumi una stagione. A gennaio, se il Cagliari avrà 25 o 28 punti, prenderà in considerazione la possibilità di una cessione. A patto che arrivi una proposta all’altezza, come accadde diverso tempo fa da parte della Juve per Alessandro Matri.
 

DA GATTUSO A LIVERANI – Mi viene da sorridere quando ascolto Preziosi che dice, giura e ripete che tutelerà Fabio Liverani fino alla fine. Mi viene da sorridere perché stiamo parlando del presidente che più di altri ha fatto danni inenarrabili con gli allenatori. Liverani in sella al Genoa avrebbe bisogno di tempo, esattamente come il ragazzino al primo appuntamento galante. Quando Preziosi dice fiducia, fossi in Liverani mi preoccuperei. E augurando a Gattuso di guidare il Milan e la Nazionale entro cinque anni, ho sempre immaginato che incrociare Zamparini in serie B, nell’anno più triste per il Palermo, sarebbe stato il massimo del rischio. Dopo un pareggio e una sconfitta Zamparini avrebbe voglia di esonerarsi se fosse l’allenatore. Figuriamoci se l’allenatore è un altro. A Gattuso il compito di uscire dall’imbuto: dalla prossima, già stasera a Padova, ogni tappa diventa fondamentale.
 

IL NUOVO CT, CHE SENSO HA? – Ho lavorato diciotto anni in un quotidiano e mi rendo benissimo conto che, quando il mercato è finito e il campionato si ferma, qualsiasi direttore al mondo andrebbe in fibrillazione. Della serie: cosa ci inventiamo? E così spunta, all’improvviso, questa storia di Cesare Prandelli in scadenza con la Nazionale. E quindi il suo desiderio di tornare in un club. Detto, fatto. Tutti allineati, con tanto di percentuale: Allegri lascia il Milan, Conte non lascia la Juve, Spalletti potrebbe tornare dalla Russia, bla bla bla. Chiedo scusa, ma a me piace un altro tipo di mercato (quello degli allenatori compreso). Fatto di cose concrete e non di fumo che si alza all’improvviso. Perché altrimenti anche io ora potrei dirvi che, se non rinnovasse con la Juve, Pirlo al venti per cento potrebbe andare al Real, al quindici per cento al Barcellona, al trenta chissà dove. Bla, bla, bla come nel caso delle previsioni sul nuovo commissario tecnico: che senso ha?
 

EL SHA E LA SOLITUDINE – Quindici giorni fa era intoccabile. Una settimana fa ingombrante. Oggi indecifrabile. E’ la storia di Stephan El Shaarawy, nella speranza che Laura Pausini non debba inventarsi un remake della famosa “La solitudine”. Riepilogando: venti giorni fa era titolare fisso, con l’avvento di Matri predestinato alla panchina, con quello di Kakà quasi abbonato alla panchina. Spero di sbagliarmi, sono un suo estimatore, ma restare al Milan in queste condizioni significa sfidare le correnti dello Stretto di Messina e pretendere lo stesso di raggiungere la riva battendo qualche record. Facciamo una domandina oggi e rispondiamo tra due mesi: quante partite da titolare giocherà Stephan? Tutte, quasi tutte, qualcuna: esibitevi, vediamo chi ci prende. Sperando che la Pausini e mister El Sha non diventino improvvisamente, e indirettamente, amici per la pelle.