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LE COLPE DI PIRLO (E NON SOLO)

10.03.2021 | 23:15

Andrea Pirlo ha dimostrato di non essere pronto. Nessuno discute che possa avere una grande carriera da allenatore ma in questo momento guida una macchina senza conoscerla bene. Gli hanno dato la Juve, una cosa eccessiva rispetto a quanto poi lui ha restituito sul campo. Mai una traccia tattica nel segno della continuità, mai un sistema che potesse convincere, mai una formazione (soprattutto nei primi mesi) che desse l’idea di scelte fatte in modo deciso, preciso e quasi definitivo. E’ vero che non siamo più nell’era della formazione tipo e degli undici fissi visto che spesso le soluzioni in corsa fanno la differenza, ma almeno un’idea di massima Pirlo l’avrebbe dovuta dare. Abbiamo visto tanti sprazzi, bellissimi sprazzi, mai due partite di fila davvero convincenti. E gli sprazzi sarebbero stati inevitabili, un passaggio automatico quando hai tanti campioni nella rosa, ci sarebbe riuscito qualsiasi allenatore in circolazione. Andrea aveva il dovere di andare oltre gli sprazzi. Pirlo avrà la possibilità di  riflettere, adesso deve chiudere bene la stagione, probabilmente sarà il primo allenatore bianconero dopo nove anni che non porterà lo scudetto a casa e non si tratterà di un bellissimo biglietto da visita. Ma è giovane, avrà tempo e modo di rifarsi, glielo auguriamo, malgrado una gavetta per lui inesistente: gli hanno subito dato una suite bellissima al ventesimo piano del grattacielo più ambito.
Tuttavia onestà vuole che si debbano elencare gli errori di mercato da parte di chi avrebbe dovuto aiutare Pirlo a uscire dalla nebbia e non l’ha fatto. Le ultime sessioni di Fabio Paratici sono state variopinte: eccellenti operazioni, come quella di Chiesa, ma anche incredibili amnesie. Dopo essersi liberato del pessimo Pjanic dell’ultima stagione in bianconero, tutti avevano invocato l’arrivo di un centrocampista centrale con le caratteristiche di Locatelli, lo stesso che la Juve ha trattato senza riuscire minimamente ad avvicinarsi. Arthur nell’operazione-scambio con il Barcellona per liberarsi di Pjanic e per fare plusvalenza sarebbe stato avallato da tutti, a patto di avere una guida in mezzo al campo in grande di tenere la luce sempre accesa. La Juve ci ha provato, ha memorizzato la difficoltà a scalare quella montagna e ci ha rinunciato. Grave errore. E così si è trovata sbilanciata sugli esterni nella ricerca della qualità, stop così: sarebbe come avere una bellissima casa con tre stanze accoglienti ma senza la cucina, imperdonabile. Sorvolando, ma non troppo, sulla gestione di Dybala, l’argentino che con Sarri era stato votato come il miglior interprete della scorsa stagione e che ora è finito dietro le quinte. Attenzione, non soltanto per colpa dell’infortunio, anche prima veniva utilizzato con il misurino, quasi fosse un optional. E non approfondiamo troppo – almeno ora – la questione del contratto in scadenza nel 2022: dall’estate 2019, da quando Paulo disse no al Manchester United altrimenti la Juve lo aveva impacchettato, la vicenda è ricca di punti troppo oscuri e contraddittori.
Le colpe di Pirlo, quindi, nessuno discute. Ma anche quelle di chi lo avrebbe dovuto aiutare e invece indirettamente gli ha dato una mano verso il burrone. L’incompiuta Juve ha tante facce e non sarebbe da Juve rifugiarsi dietro un banalissimo e perdente “tanto prima o poi lo sapevamo che avremmo vissuto una stagione così”. Stavolta la Juve ha fatto davvero poco per evitarlo e paga errori segnalati già in tempi non sospetti.
Foto: Twitter Juventus