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L’album dei ricordi: Lazio-Inter, dal 5 maggio al Triplete

01.05.2016 | 00:10

A chiudere il programma odierno sarà Lazio-Inter, posticipo domenicale della terzultima giornata di Serie A che avrà la sua appendice domani con gli impegni di Napoli e Roma, coinvolti nella corsa alla seconda piazza che vale la qualificazione diretta alla prossima Champions. All’interno della nostra consueta operazione nostalgia accendiamo i fari proprio sulla sfida dell’Olimpico, che vedrà contrapposte due squadre che quest’anno non hanno rispettato le attese. I biancocelesti, con la sconfitta di Genova contro la Samp, hanno visto allontanarsi ulteriormente il miraggio sesto posto, mentre i nerazzurri grazie al successo sull’Udinese – e al contestuale ko della Fiorentina con la Juventus – hanno quasi blindato la quarta posizione.

Diversi i momenti rimasti impressi nell’immaginario collettivo, avuto riguardo alle partite di campionato disputatesi nella Capitale: ne scegliamo due, facce opposte della stessa medaglia, nel pieno rispetto della “par condicio” dell’album dei ricordi.

 

Partiamo dal 5 maggio 2002, data più funesta della storia recente interista. Gli uomini di Cuper arrivano all’ultima giornata in testa alla classifica, con 1 punto di vantaggio sulla Juventus e 2 sulla Roma. C’è un ultimo ostacolo da superare per mettere le mani su quello scudetto che manca dal 1989: la Lazio di Zaccheroni, in lotta con il Bologna per un posto in Coppa Uefa (che conquisterà grazie alla contemporanea sconfitta dei felsinei a Brescia). L’Olimpico, però, anziché parteggiare per Nesta e compagni, si schiera a favore dell’Inter: al di là dello storico gemellaggio, la gran parte dei tifosi biancocelesti teme che il tricolore possa finire altrove, a Torino o – peggio ancora – sulla maglia dei cugini per il secondo anno di fila. Le cose sembrano mettersi bene per la Beneamata, che passa in vantaggio dopo 12’ con un tap-in di Vieri su errore di Peruzzi in seguito a calcio d’angolo. Otto minuti dopo però i padroni di casa pareggiano con Poborsky, che finalizza nel migliore dei modi l’azione confezionata sull’asse Fiore-Stankovic e poi esulta polemicamente nei confronti della nord ammutolita. Ancora 4 giri di lancette e Gigi Di Biagio, con un’incornata sul primo palo su corner di Recoba (regalato da Fernando Couto), riporta avanti gli ospiti. Allo scadere della prima frazione altro sussulto di Poborsky, che sfrutta l’errato disimpegno dell’inguardabile Gresko e fredda sotto misura Toldo per la seconda volta. A inizio ripresa Paparesta grazia l’Inter, sorvolando su un fallo da ultimo uomo di Cordoba su Simone Inzaghi, ma all’11’ gli dei del calcio imbeccano la testa di Diego Simeone, uno dei tanti ex della contesa, con il Cholo a saltare più in alto di tutti sulla punizione di Fiore per firmare il sorpasso. Qualche occasione da ambo le parti, prima che Inzaghino apponga il sigillo del definitivo 4-2 – a retroguardia nerazzurra immobile – con una precisa capocciata su assist di Cesar . Lo stesso esterno brasiliano manca il pokerissimo, trovando nel montante un ostacolo insormontabile, e al triplice fischio esulta solo la Juve di Del Piero e Trezeguet, carnefici dei friulani. Moratti incredulo e impietrito in tribuna, Materazzi e Zanetti in lacrime preceduti in corso d’opera da Ronaldo: la disfatta è totale. 

 

Molto meno da raccontare ma copione simile – ed esito opposto – otto anni dopo, 2 maggio del 2010, con un Olimpico meno colorato di nerazzurro ma ugualmente compatto a sostegno della causa interista. La Roma di Ranieri, capitolando in casa contro la Samp di un superlativo Storari nel turno precedente, ha perso il primato a beneficio della squadra di Mourinho. E non deve essere certo la Lazio a mettere gli acerrimi rivali nelle condizioni di ripristinare lo status quo: lineare, no? Nel posticipo della 36ª giornata il Biscione si impone con il più classico dei risultati e ipoteca lo scudetto (di quello che poi sarà il Triplete), successivamente chiuderà i conti facendo bottino pieno anche contro Chievo e Siena. Inizialmente brilla su tutte la stella di Fernando Muslera, che nel primo quarto d’ora sfodera interventi miracolosi in serie, ai danni di Eto’o, Maicon e Tiago Motta. Kolarov fa correre un brivido lungo la schiena di Julio Cesar, poi l’altalenante portiere uruguaiano si esalta in uscita su Sneijder e ancora sull’attaccante camerunense. Al termine dell’unico minuto di recupero concesso da Bergonzi, la sblocca Walter Samuel con un’inzuccata da bomber di razza su cross dell’olandese Wes. Lo stadio esulta e in curva nord, cuore della torcida biancoceleste, spunta l’ironico e celeberrimo striscione “Oh nooo” poi nuovamente esibito al 25’ del secondo tempo, quando a chiuderla è Tiago Motta, abile a tramutare in rete con uno stacco perentorio il pallone recapitatogli da Maicon direttamente dalla bandierina. Festa grande al fischio finale, distorsioni da rivalità più che discutibili.  

 

Appuntamento alla prossima pagina dell’album dei ricordi

                                                                                                        Jody Colletti                 Twitter: @JodyColletti

 

Foto: falmaxwordpress-ss.laziofans.it