Ultimo aggiornamento: sabato 27 aprile 2024 00:30

LA ROMA RIPARTE DA DE ROSSI, UNA BANDIERA GIALLOROSSA PER IL POST-MOURINHO

17.01.2024 | 15:00

Quarant’anni compiuti il 24 luglio scorso, Daniele De Rossi è un simbolo della Roma e non a caso i Friedkin hanno affidato a lui il ruolo di traghettatore per ripartire dopo l’addio di José Mourinho.
Dal ragazzo con il caschetto di capelli biondi – quando era adolescente lo chiamavano “Nino” per la somiglianza con Nino D’Angelo – spinto a giocare dal padre Alberto (allenatore di lungo corso nella Primavera della Roma) a campione del mondo: vent’anni di calcio italiano da protagonista. A lanciarlo è Fabio Capello, prima in Champions  contro l’Anderlecht, e poi a Como, quando decide di lasciare in panchina Pep Guardiola. La leggenda racconta che sia stato proprio Pep a comunicare a Daniele: “Oggi tocca a te”. Poi 616 presenze e 63 reti, in 18 anni di militanza fra 2001 e 2019. Ha vinto due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Con 117 presenze è il quarto giocatore italiano con il maggior numero di presenze in Nazionale, ha vinto il Mondiale del 2006.

Alla soglia dei 36 anni e dopo 18 stagioni di serie A, il simbolo di un club che dopo l’addio di Totti aveva trovato in Daniele l’ultima bandiera, annuncia: “Io volevo ancora giocare, la società no”. La società: cioè James Pallotta. E continua così: “Mi spiace. Non sarei stato felice nemmeno se avessi deciso io visto che sto qui da quando ero poco più di un bambino e avevo undici anni. Sarà difficile abituarmi. Il distacco lo sento. Io volevo giocare, loro non vogliono Andrò a giocare da un’altra parte. Non so se andrò in America o se resterò in Italia”.  E’ stato strano, per ogni tifoso della Roma e non solo, vedere De Rossi con indosso dei colori che non fossero il giallo e il rosso. Perché se è vero che DDR la carriera da calciatore l’ha chiusa in Argentina, al Boca, e non nella sua Roma dove ha giocato tutta la carriera, in Italia non si è mai visto se non in divisa romanista. Ma per Daniele, l’esperienza a Buenos Aires è stata il coronamento di un sogno. Per tutti, al Boca, era El Tano, «l’italiano». Pochi mesi dopo – gennaio 2020 – De Rossi dà l’addio definitivo al calcio.

Come allenatore, la sua esperienza è limitata. È l’alba del 2020 quando De Rossi decide che farà l’allenatore. Lo è sempre stato, in verità. In campo, in spogliatoio. Leader ascoltato, compagno rispettato. Ma quelli sono i mesi della terribile stagione del Covid. Un anno dopo il ritiro dall’attività agonistica – è il marzo del 2021 – De Rossi entra a far parte dello staff tecnico della nazionale italiana, come uno degli assistenti del CT Roberto Mancini. Farà in tempo quell’estate a vincere l’Europeo, andarsene e tornare più tardi nel club Italia, prima di muovere  i primi passi con la prima panchina, quella della Spal. De Rossi arriva a Ferrara nell’ottobre del 2022. Viene esonerato a metà febbraio. Esperienza deludente nei numeri (17 panchine ufficiali, solo 3 vittorie) e nella sostanza: il suo staff conosce poco la Serie B, Daniele fatica a trasmettere la sua conoscenza di calcio, la Spal è una squadra senza capo né coda che quell’anno cambia tre allenatori (Venturato, De Rossi e Oddo) e alla fine retrocede inevitabilmente in Serie C. Dopo l’esonero è rimasto sotto contratto con gli estensi sino all’8 giugno, giorno in cui si è separato consensualmente dal club. Nel settembre 2023 acquisisce ufficialmente la licenza Uefa Pro.

Ieri è stato il primo giorno di De Rossi sulla panchina della Roma: “Desidero ringraziare la famiglia Friedkin per avermi affidato la responsabilità della guida tecnica della Roma: da parte mia non conosco altra strada se non quella dell’applicazione, del sacrificio quotidiano e della necessità di dare tutto quello che ho dentro per affrontare le sfide che ci attendono da qui alla fine della stagione”, ha dichiarato De Rossi. “L’emozione di poter sedere sulla nostra panchina è indescrivibile, tutti sanno cosa sia la Roma per me, ma il lavoro che attende tutti noi ha già preso il sopravvento. Non abbiamo tempo, né scelta: essere competitivi, lottare per i nostri obiettivi e provare a raggiungerli sono le uniche priorità che il mio staff ed io ci siamo dati”.

Foto: Instagram Roma