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LA FORZA DI CONTE

21.04.2014 | 18:35

Si chiama Antonio Conte, ha ribaltato la Juve. Gli sono bastati tre anni scarsi per renderla vincente e per trasmettere una mentalità da prima della classe. I suoi nemici dicono: è antipatico. I suoi detrattori aggiungono: in Champions è uscito malgrado un girone non impossibile. Facile smontare le due tesi. La prima: chi vince è sempre antipatico, nei secoli dei secoli. Chi stravince ancora di più. La seconda: sicuramente la Juve avrebbe dovuto guadagnare la fase a gironi, aveva i mezzi per farlo. Ma da qui a parlare di missione da condurre fino in fondo, almeno fino alla semifinale, ce ne corre. Sarebbe come pensare che un bel pendolino possa sfrecciare alla velocità di un Milano-Roma, meno di tre ore. Impossibile, semplicemente una chimera.
E qui si gioca la partita per il futuro. Antonio Conte non intende lasciare la Juve. Ma per rinnovare il contratto in scadenza nel 2015 non chiede soltanto un congruo ritocco dell’ingaggio, una base da 4,5 milioni a stagione sarebbe meritata. Piuttosto una campagna acquisti che permetta di centrare quelle tre situazioni in grado di rendere più competitiva la missione europea. Nel frattempo la fase intermedia è vincere l’Europa League, mica una coppetta qualsiasi, ma per il futuro urge avere le idee chiarissime. Il messaggio è: proviamo a prendere gli Hummels o i Nani; se dovesse servire un attaccante per le probabili partenze di Vucinic, Quagliarella e forse Osvaldo, cerchiamo di arrampicarci in alto. Non toccando l’attuale patrimonio tecnico, a meno che per Pogba non decidano di offrire la luna, facciamo da una sessantina (di milioni) in su. A quel punto sarebbe giusto pensarci per una Juve ancor più protagonista sul mercato. Ma anche se Pogba non dovesse essere sacrificato, l’intervento nella prossima sessione di mercato andrebbe calibrato con precisione e decisione. Altrimenti Conte magari deciderà di imbarcarsi lo stesso sull’aliscafo della stagione 2014-2015, ma senza prolungare giocoforza l’impegno in scadenza tra poco più di un anno.
Gli allenatori chiedono e ogni tanto piangono, invocano sempre nuove operazioni, ma se poi bucano trovano mille alibi. Non è il caso di Conte. Lo è sicuramente quello di Benitez: il Napoli farebbe bene a continuare con Rafè per un segnale di continuità, ma gli investimenti fatti non giustificano un raccolto che prevede il terzo posto e al massimo la Coppa Italia da mettere in bacheca. Non che la Juve abbia scioperato sul mercato, anzi ha preso gente di valore come Pogba, Tevez e Llorente. Ma adesso serve una marcia in più: con la cassaforte aperta di De Laurentiis si potrebbe andare a dama facilmente. E deve pensarci anche la Juve, ricordando cosa ha fatto Conte da quando si è insediato. Soprattutto una cosa: si è rimangiato il collaudato credo tattico, il famoso 4-4-2 che spesso si ribaltava in un fenomenale 4-2-4, pur di tutelare gli equilibri e ridurre al massimo i rischi di un’incompiuta. E’ venuto fuori un cocktail esplosivo, vincente. Domanda: quanti allenatori deciderebbero di sconfessare una formula collaudata trovando geniali scorciatoie?
La forza di Conte: giusto ribadire il concetto a fine aprile, la Juve ne tenga conto e ripeta a memoria. Prima e dopo i pasti, almeno fino a quando qualsiasi tassello non andrà a dama.