Juve, c’era una volta Marotta. Oggi è il festival di alibi al Max
28/11/2021 | 13:15:36

Noi la pensiamo esattamente al contrario rispetto ad Antonio Cassano, che spara nel mucchio e critica chiunque, ma questa non è una novità. Beppe Marotta è il valore aggiunto dei club che hanno la fortuna di poterlo ingaggiare. E non soffrendo di “repressione della depressione”, non abbiamo certo bisogno di stendere tappeti rossi, sono i fatti che parlano. In casa Juve c’era Marotta che filava d’amore e d’accordo con Andrea Agnelli, un particolare che consentiva a Fabio Paratici di fare (bene) il suo lavoro di direttore sportivo.
Poi – nel 2018 – la decisione di separarsi, più che altro una scelta di Agnelli che intendeva voltare pagina. Da quel momento hanno avuto inizio i problemi della Juve: Paratici ha svolto un ruolo diverso, senza quel riferimento fondamentale che Marotta era stato; il club bianconero decise di non sostituirlo, molte cose sono andate al contrario. Ricordiamo bene quei giorni: quando anticipammo la notizia di Marotta all’Inter per molti era una boutade, una cosa impossibile, qualcuno parlò addirittura di fake news. Invece, è stata una svolta fondamentale in tandem con Ausilio: la gestione dell’ultima estate (l’addio di Conte, le cessioni di Hakimi e Lukaku) sarebbe stata complicata per chiunque, invece i nerazzurri ne sono usciti benissimo e oggi raccolgono i risultati. Conte ha svolto un lavoro fondamentale ma non è riuscito a centrare per due stagioni di fila la qualificazione agli ottavi di Champions: gravissimo passaggio a vuoto, mentre Simone Inzaghi ha già il lasciapassare nel taschino.
La Juve, invece, ha continuato a prendere decisioni troppo legate al passato: i quattro anni di Allegri (a circa 9 milioni a stagione, bonus compresi) non hanno un senso. Sarebbe bastato fargli due anni, nella speranza di ritrovare il Max vincente di qualche tempo fa. Oggi quell’allenatore deve ancora presentarsi alla Continassa.
Questa Juve è un festival di alibi al Max: dopo ogni sconfitta, ci sono “belle partite” oppure “ottimi primi tempi” che ha visto soltanto lui; mai che ci fosse un’autocritica, un’ammissione di colpa, una spiegazione che non comprendesse un alibi. E forse qualche domanda un po’ più scomoda, non si può avere un credito mediatico eterno: qualsiasi altro allenatore al posto di Allegri sarebbe stato esonerato da almeno tre settimane.
I tifosi, abituati a vincere, accetterebbero spiegazioni lucide: hanno occhi per guardare e orecchie per ascoltare. Ora, l’organico della Juve avrà lacune ma non scherziamo sul fatto che debba stare fuori dalle prime quattro, una cosa che non sta né in cielo né in terra. Eppure si continua a scherzare col fuoco, come se nulla fosse. E dall’addio di Marotta questa è una Juve che non riesce più a ritrovarsi: sono fatti, non chiacchiere o leggende metropolitane.
Foto: Twitter Juventus