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JULIAN BRANDT, IL PREDESTINATO CHE RISPETTA LE PREMESSE

19.04.2016 | 09:30

Il tempo è galantuomo, sempre o quasi. Principio che vale anche nel mondo del calcio, in particolar modo per chi è dotato di mezzi tecnici fuori dal comune, emersi già in tenera età. Certo, rispettare le premesse da predestinato non è affatto facile. Anzi statisticamente in pochi ci riescono, vuoi perché schiacciati dalle pressioni derivanti dall’etichetta vuoi perché, succede non di rado, mal riescono a metabolizzare il salto tra i grandi. Una cosa è fare la differenza nelle formazioni juniores, un’altra è aver a che fare con esigenze di classifica dettate da obiettivi prestabiliti e da raggiungere ad ogni costo. Julian Brandt, ormai possiamo dirlo, appartiene alla prima categoria. Furoreggiava a livello giovanile con la casacca del Wolfsburg, adesso è esploso definitivamente nel Bayer Leverkusen dopo aver avuto la lungimiranza di attendere il proprio turno. Da quando Roger Schmidt ha deciso di lanciarlo in pianta stabile tra i titolari, tutto è cambiato alle latitudini della BayArena. Un pareggio e cinque vittorie di fila, striscia tuttora in corso, con il nostro personaggio del giorno a segno da quattro partite consecutive. Risultato? Zona Champions riconquistata fino all’attuale terzo posto, che in Germania vale ancora la qualificazione diretta alla Champions League. Non male per un diciannovenne che di professione non fa mica il centravanti, bensì l’esterno alto, impiegabile su entrambe le fasce all’interno della batteria di mezze punte del 4-2-3-1. L’ex tecnico del Salisburgo per gli ultimi 30 metri può contare su elementi di livello assoluto: da Calhanoglu e Bellarabi a Kiessling e Chicharito Hernandez, passando per i vari Robbie Kruse, Mehmedi e Yurchenko, altro profilo da tenere costantemente sott’occhio. Eppure Brandt ha saputo ritagliarsi il suo spazio e ad emergere, grazie all’ottima visione di gioco, che lo porta a verticalizzare la manovra non appena intravede una linea di passaggio, ed alla naturale propensione ad attaccare gli spazi. Ben strutturato fisicamente (185 cm per 82 kg), assiste i compagni e segna con la personalità di un veterano. Sono 8 i gol realizzati in stagione (7 in Bundes), 6 i passaggi vincenti. Il tutto in 41 presenze, 20 delle quali dal primo minuto. Per quanto riguarda il capitolo Nazionale, 8 le gare con la casacca dell’Under 21, naturale prosieguo di una trafila partita dalla lontana Under 15: in totale 47 partite disputate, 11 le reti all’attivo. E Joachim Löw ne monitora costantemente le prestazioni…

 

Analizzato il presente, andiamo a ritroso. Julian nasce a Brema il 2 maggio del 1996 (compirà quindi 20 anni tra meno di due settimane) e inizia a sgambettare per il Borgfeld, la squadra del suo paese. Dopodiché entra nel vivaio dell’Oberneuland prima di ricevere la grande chiamata, quella del Wolfsburg. Siamo nel 2011-12 e nella città della Volkswagen Brandt inizia ad incantare, scala le gerarchie delle giovanili in barba ai parametri anagrafici ma nell’autunno del 2013 decide di non firmare il suo primo contratto da professionista con i Lupi: il ds Klaus Allofs avrebbe senz’altro dovuto fare (e offrire) di più. Un gran rifiuto motivato dal fatto che sul gioiellino teutonico ci sono numerose big: le cronache dei tempi parlano soprattutto di Bayern Monaco, Borussia Dortmund e Chelsea. Invece a spuntarla è il Bayer Leverkusen, come annunciato da Rudi Voeller il 29 novembre del 2013. Il 15 febbraio del 2014 arriva il debutto in Bundesliga, con Sami Hyypiä che lo manda in campo nel finale del match contro lo Schalke. Tre giorni dopo lo fa esordire anche in Champions League, in occasione della pesantissima sconfitta casalinga contro il Paris Saint-Germain. Il 4 aprile successivo la gioia del primo gol in campionato, ai danni dell’Amburgo. Flash, spezzoni, primi assaggi divenuti adesso pasti completi. Julian Brandt è stato il più giovane calciatore, nella ultracentenaria storia del Leverkusen, a raggiungere le 50 presenze in Bundesliga. Nel complesso, dopo 90 apparizioni, 14 gol e altrettanti assist in maglia rossonera, le premesse da predestinato sono state ampiamente rispettate. E presto, c’è da scommetterci, l’ultimo prodotto della fecondissima scuola tedesca prenderà ancor più confidenza con la porta avversaria e inizierà a puntare la doppia cifra, come faceva da semplice baby con le stigmate del campione. Se ancora non lo conoscete, segnatevi il suo nome: ne sentirete parlare per una quindicina d’anni. 

 

Foto: sito ufficiale Bundesliga