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JUANFRAN, UN RIGORE PER FAR ESPLODERE IL CALDERON

16.03.2016 | 09:50

Era da Spartak Mosca-Napoli della competizione 1990/1991 che un confronto di Coppa dei Campioni/Champions League non si chiudeva con un doppio 0-0. Quindici anni più tardi ci hanno pensato Atletico Madrid e Psv a riscrivere la storia. L’epilogo, stavolta, ha avuto come protagonista un terzino destro. Sì, perché quando arrivi a battere l’ottavo calcio di rigore, dopo 120 estenuanti minuti di gioco, vuol dire che gli attaccanti e i centrocampisti hanno già fatto il loro dovere dal dischetto. L’ultimo della lunga serie di Madrid, Luciano Narsingh, stanotte non avrà chiuso occhio. Il suo errore decisivo ha spalancato le porte dei quarti di finale ai Colchoneros, un traguardo poi suggellato con la realizzazione dell’8-7 finale da parte di Juanfran. Per una notte, meno difensore e molto più eroe. Lui, che dal 2011 ha sempre portato l’acqua al mulino di Simeone, contribuendo ai cinque trofei fin qui ottenuti in maglia Colchonera ma mai così protagonista come nella magica serata di Champions. Stasera toccherà a Bayern Monaco e Juventus chiudere il quadro degli ottavi, poi sarà il momento dei tanto temuti sorteggi. Quando una pallina può fare da spartiacque di una stagione: o peschi i più forti, oppure continui a sperare nel sogno. Un sogno a cui si è iscritto anche l’Atletico Madrid. Ora più che mai, nel segno di Juanfran.


Forse quasi nessuno si sarebbe aspettato che la partita potesse trascinarsi fino alla lotteria dei rigori. La differenza di valori tecnici sul terreno di gioco, del resto, se non era evidente poco ci mancava. Eppure un dato avrebbe dovuto portare sulla retta via prima che la contesa iniziasse: quello della differenza reti di cui gode l’Atletico Madrid in Liga. Un più 33, maturato grazie ai 45 centri realizzati (poco più della metà rispetto a quelli di Barcellona e Real Madrid) e soprattutto grazie ai pochissimi gol subiti, appena 12 in 29 partite. Roba che persino l’imbattibile Buffon di questi tempi si alzerebbe in piedi ad applaudire a scena aperta. Una difesa rocciosa, tipica della gestione del Cholo. Una retroguardia che fa dei centrali Godin e Gimenez due autentici baluardi a protezione di Oblak. Sulle fasce, con Filipe Luis, ritroviamo proprio Juanfran. Stantuffo quando c’è da spingere, perno invalicabile quando sono gli avversari ad attaccare. Il laterale destro spagnolo classe 1985 in cinque stagioni al Vicente Calderon si è tolto tante soddisfazioni: Europa League e Supercoppa europea del 2012, Coppa di Spagna nel 2013, scudetto e Supercoppa nazionale l’anno successivo. Non ama particolarmente essere decisivo in zona gol. Preferisce assicurare quella solidità in terza linea ormai marchio di fabbrica dell’Atletico. Nel suo passato troviamo un biennio dall’altra parte della Capitale, poi la buona stagione all’Espanyol e le cinque annate da leader assoluto con la maglia dell’Osasuna. Il suo ritorno a Madrid è coinciso con l’apice della sua carriera. Ora, a 31 anni, è nel pieno della maturazione professionale. E se comincia anche a segnare i rigori decisivi, la sua bacheca ha possibilità in netto rialzo di riempirsi a stretto giro di posta. Magari, proprio con quella Coppa dalle grandi orecchie solo sfiorata due anni fa contro ogni pronostico. Proprio come adesso…


Foto: Atletico Madrid on Twitter