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JUAN ANTONIO CAMBIA VITA, DAL CALCIO ALLA MUSICA

07.10.2015 | 14:06

Sono tornato da mia moglie e mio figlio, ma difficilmente dimenticherò l’Italia, un’esperienza che mi ha formato e allo stesso tempo mi ha dato tanto”.  Dire stop al calcio giocato a soli 27 anni. Nel pieno della maturità. Dire addio per via dei tanti, troppi infortuni che non ti fanno respirare, che ti logorano fisicamente ma soprattutto mentalmente, che non ti lasciano esprimere il tuo immenso talento.

Juan Antonio Ignacio, fantasista argentino nato il 5 gennaio 1988 in una cittadina della Patagonia ad oltre millecinquecento chilometri a sud di Buenos Aires, ha deciso di smettere. E cambiare vita. Ora, sarà un musicista. Di successo, speriamo. Il calcio è stato il suo lavoro fino a qualche mese fa, allorquando indossava in Lega Pro la maglia della Feralpi Salò. Ma, come sottolineato dalle sue stesse parole in precedenza, la sua esperienza in Italia è stata decisamente più lunga e corposa. Il suo presente, ma anche il suo futuro, sarà appunto la musica.

Una volta tornato a casa mi hanno persino chiesto di fermarmi a giocare qui – ha confidato Juan Antonio in un’intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano” – ma io ho detto no, in testa ora ha soltanto la musica”. Un amore, quello per le sette note in un pentagramma, coltivato ancor prima di sfondare nel mondo del calcio: Juan Antonio suonava in una band chiamata “La Vieja Mimosa”. “ Nel nostro repertorio avevamo sia pezzi nostri che cover di canzoni famose, io suonavo la chitarra”. Cambiano gli strumenti del mestiere, ma il talento è sempre lo stesso.

Juan può essere catalogato come il classico trequartista agile, veloce e dotato di buon dribbling. Fisico esile (75 kg per 186 cm), inizia la sua carriera nel CAI (Comisiòn de Actividades Infantiles), ovvero un centro sportivo della sua città natale, Trelew. Partecipa al Campionato sudamericano Under 17 nel 2005 con la Nazionale Argentina, dove viene notato dall’Inter. Ma Daniel Passarella, allora tecnico del River Plate, convince Juan e la sua famiglia a farlo restare ancora in Argentina per debuttare in Primèra Division.

L’anno successivo, nel 2006, il River fortemente indebitato è costretto a vendere alcuni suoi gioielli (tra i più conosciuti, Higuain, Belluschi e Musacchio) tra cui lo stesso Juan Antonio, ma grazie all’intervento di Passarella riesce ancora a rimanere in squadra. Gli infortuni iniziano ad entrare nella sua vita, costringendolo a restare per molto tempo ai margini della prima squadra. Giocando fra le riserve, viene comunque notato per il suo talento, tant’è che nel 2010 – in estate – effettua un provino con il Brescia, che lo tessera per la stagione 2010/2011.

Sulla scia di Marek Hamsik, la società lombarda aveva sperato in un nuovo grande prospetto da lanciare, ma lo spazio in campo è davvero ridotto al minimo: troppo forte la concorrenza di calciatori già arrivati come Diamanti e Konè.

A quel punto, il Brescia decide di cederlo in prestito all’Ascoli, in serie B, dove riesce a mettersi in luce in sei circostanze e segnando il gol decisivo per la salvezza dei marchigiani, contro il Frosinone. Nella stagione successiva, le Rondinelle – intanto retrocesse nel campionato cadetto – decidono di puntare su di lui per la risalita nella massima serie e finalmente riesce a ritagliarsi più spazio: alla fine, collezionerà 20 presenze e 3 reti.

A gennaio del 2012, Juan Antonio passa a titolo definitivo alla Sampdoria, per il primo sperato salto di qualità. Esordisce con la maglia blucerchiata il 6 gennaio in occasione della partita contro il Varese. Debutterà anche in serie A, sempre a Genova, il 28 ottobre del 2012 (Samp-Cagliari 0-1).

L’esperienza  nella massima serie, però, dura poco: nel mercato invernale viene spedito in prestito al Varese, ancora in serie B, dove ritrova Castori che l’aveva lanciato nell’Ascoli. Gli infortuni lo accompagnano anche a Varese, dove riesce a giocare soltanto in 9 circostanze. Il ritorno al Brescia, il passaggio al Parma e l’esperienza finale alla Feralpi Salò. 

Juan Antonio, ormai logorato dagli infortuni a soli 27 anni, ha deciso di dire basta. Ed ora, fantasista sì, ma con le scarpette al chiodo e una chitarra tra le mani. 

 

Foto: Brescia Today