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JORGE JESUS DIVIDE LISBONA, DAL BENFICA ALLO SPORTING

06.06.2015 | 09:30

“Annuncio formalmente l’ingaggio di Jorge Jesus come allenatore della prima squadra per le prossime tre stagioni”: firmato Bruno de Carvalho, presidente dello Sporting Lisbona. Già, quella che nelle scorse settimane sembrava una mera boutade si è trasformata in realtà.

Due giorni fa vi avevamo riportato, in anteprima, la notizia di O Jogo concernente l’accordo raggiunto tra le parti e relativo al clamoroso cambio di sponda in seno alla Capitale del Portogallo: Jorge Jesus dal Benfica allo Sporting.

Ieri, quasi contestualmente, il 61enne tecnico faceva diffondere il messaggio di addio alle Aquile dal proprio legale “Vado via, con la consapevolezza di aver dato tutto. Sono grato per l’affetto ricevuto e l’opportunità che mi è stata data. Per ogni porta che si chiude, ce n’è sempre una che si apre”, mentre il numero uno dei Leões faceva postare su Twitter questa immagine che vi mostriamo, ritraente il giovane Jorge ai tempi della sua militanza da calciatore in biancoverde, con la didascalia “Benvenuto a casa, Jorge Jesus” .

Per completare il quadro, inoltre, va evidenziata la posizione di Marco Silva. Il mister subentrato la scorsa estate a Jardim, volato al Monaco, ha fatto decisamente bene in stagione, chiudendo terzo dietro Benfica campione e Porto e, soprattutto, vincendo la Coppa nazionale, la Taça de Portugal. Storia di domenica scorsa, storia di una finale epica che vedeva lo Sporting in dieci uomini e sotto 2-0 contro il Braga fino al minuto 84, quando Slimani ha dato il là alla rimonta completata da Montero al 93′ e sugellata dal trionfo alla lotteria dei rigori. Com’è stato ripagato Silva? Non con un semplice esonero, bensì con un licenziamento per giusta causa: nel comunicato diffuso via Facebook dal club, sempre a firma del presidente, si è parlato di comportamenti inaccettabili e reiterati da parte dell’allenatore che hanno minato la fiducia posta alla base del rapporto. Vicenda destinata a non chiudersi qui, supponiamo. Poco importa, in questo momento: quel che conta è che Jesus ha varcato il suo Rubicone, il fiume Tago che attraversa la Capitale lusitana.

Una vita su e giù per la sua terra, quella di Jorge. Tredici tappe da giocatore: Sporting Lisbona, Cova Piedade, Peniche, Olhanense, Belenenses, Riopele, Juventude de Evora, União Leiria, Vitoria Setubal, Farense, Estrela Amadora, Benfica Castelo Branco, Almancilense.

Undici da allenatore, quasi tutte alla guida di squadre che lo avevano visto protagonista con le scarpette al chiodo: Amora,  Felgueiras, Estrela da Amadora (due volte), Vitoria Setubal, Vitoria Guimarães, Moreirense, União Leiria, Belenenses, Braga, Benfica e, adesso, il ritorno all’ovile. Già, perché Jorge Fernando Pinheiro de Jesus, nato ad Amadora, alle porte di Lisbona, il 24 luglio del 1954, a livello giovanile, dopo gli inizi nella già citata Estrela della sua città, si è formato proprio nel vivaio dello Sporting. Da lì tutto ebbe inizio, ora il cerchio si chiude.

Divorzio traumatico a parte, l’esperienza al Benfica è stata la più importante per Jesus, che mai per sei anni si era fermato nella stessa società. Con ottimi riscontri, peraltro, come certificato dai dieci titoli nessi in bacheca: 3 Primeira Liga, 1 Coppa di Portogallo, 1 Supercoppa nazionale e 5 Coppe di Lega.

Resta il rimpianto per le due finali di Europa League perse consecutivamente, nel 2013 contro il Chelsea e nel 2014 col Siviglia. Sempre in maniera beffarda peraltro: ad Amsterdam Ivanovic regalò la ex Coppa Uefa ai Blues di Benitez ad una manciata di secondi dai tempi supplementari, era il minuto 93. Mentre allo Stadium, lo scorso anno, Gaitan e compagni (che in semifinale avevano fatto fuori proprio la Juve di Conte) si inchinarono agli andalusi di Emery solo ai calci di rigore.

Ad ogni modo, il passato è passato, il presente di Jorge Jesus da ieri si chiama ufficialmente Sporting Lisbona.

Foto: Twitter Sporting Lisbona