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JOHAN CRUYFF, L’UOMO TOTALE NELL’OLIMPO DEL CALCIO

25.03.2016 | 10:05

Se n’è andato di Giovedì Santo, rubando di 24 ore la scena addirittura a Gesù Cristo. Già, lui era così: sempre un passo avanti a tutti, pensiero rapido e spietato, abituato a sorprendere più che a eseguire. Nel secondo round della battaglia più dura, inizialmente vinta con un secco 3-0, stavolta non ha potuto nulla. Il cancro ai polmoni lo ha portato via con sé, lontano da una vita terrena che in realtà di trascendente aveva quasi tutto. E’ la sua carriera a parlare. Perché quando ti chiamano “rottamatore del calcio”, vuol dire che hai lasciato un segno ben più profondo di una bacheca zeppa di trofei o di reti puntualmente nella top ten delle più deliziose classifiche di tutti i tempi.


Johan Cruyff fa rima con calcio totale. Chi purtroppo non ha potuto vivere sulla propria pelle l’Ajax e i Paesi Bassi di Rinus Michels, quell’Arancia Meccanica a cavallo tra gli anni ’60 e gli anni ’70, non è stato testimone di una rivoluzione pallonara i cui echi si avvertono nitidamente ancora oggi. Perché il tiki-taka con cui il Barcellona sta dominando la scena internazionale da circa 10 anni non è altro che l’evoluzione accelerata di quell’impostazione orange foriera di successi e di elogi. “Tutti gli allenatori parlano di movimento, di correre molto. Io dico che non è necessario correre tanto. Il calcio è uno sport che si gioca col cervello. Devi essere al posto giusto al momento giusto, né troppo presto né troppo tardi”. L’essenza di un dettame tattico puntalmente tradotta nei fatti. “Profeta del gol”, non a caso.


Fatti a loro volta esemplificati dai numeri. “La qualità senza risultati è inutile. I risultati senza qualità sono noiosi”, ripeteva spesso Johan. Un connubio che lo ha portato nell’Olimpo del pallone, logica conseguenza di un’esistenza che gli ha regalato pura estasi, anche dopo aver appeso al chiodo quegli scarpini intrisi di sudore e stoicismo. Otto scudetti, 5 Coppe d’Olanda, 3 Coppe dei Campioni, 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa intercontinentale con l’Ajax, altri due titoli nazionali con il Feyenoord nell’anno del suo ritiro, 1 scudetto e 1 Coppa di Spagna con il Barcellona. Che nel 1973 sborsò per il suo cartellino poco più di un miliardo di lire (cifra spaventosa per quei tempi) e per l’ingaggio circa un miliardo e trecento milioni di lire. Un trasferimento epocale, tanto che i colossi assicurativi dei Lloyd’s di Londra assicurarono le gambe di Cruyff per due miliardi e mezzo. Dal magico 14 al 9 blaugrana la musica non cambiò affatto. Stesso dribbling, stessa folta chioma che lasciava gli avversari alle spalle, stessa mentalità da leader. Aveva già vinto due Palloni d’Oro, ne vincerà un altro qualche mese più tardi. 369 centri in carriera in squadre di club, 33 in Nazionale. Esteta sì, ma con la concretezza sempre davanti agli occhi.


Il suo afflatus non è svanito nemmeno in panchina. Dove, paradossalmente, ha collezionato con i catalani più gioie di quante non ne avesse messo a referto sul rettangolo verde. 2 Coppe d’Olanda e 1 Coppa delle Coppe con l’Ajax, 4 scudetti, 1 Coppa di Spagna, 3 Supercoppe, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe e 1 Supercoppa europea con il Barcellona. Insieme con Miguel Muñoz, Giovanni Trapattoni, Josep Guardiola, Frank Rijkaard e Carlo Ancelotti è tra gli unici sei tecnici al mondo ad aver vinto la Coppa dalle grandi orecchie sia da giocatore che da allenatore. E si fa davvero molta fatica a ricordare l’intero palmarès. Forse anche lui a un certo punto ha perso il conto. Partito da una famiglia povera, vendendo frutta e verdura nella periferia di Amsterdam. Da bambino tutto questo poteva essere solo un grande e coloratissimo sogno. Oggi, da lassù, si rende conto dell’impronta che ha lasciato. “Alla radice di tutto c’è che i ragazzini si devono divertire a giocare a calcio”. Un dogma spesso accantonato, troppo persi in veleni e sterili polemiche che fanno solo disinnamorare. Johan, ci mancherà davvero tutto di te. Abbiamo il dovere di dirti sinceramente grazie, i motivi sono sotto gli occhi di tutti. Ma le leggende – si sa – non muoiono mai.


Foto: Cruyff Official on Twitter