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JERMAIN DEFOE, UN TALENTO SPRECATO

06.04.2015 | 19:05

Correva il minuto 45 del sentitissimo derby del Tyne&Wear tra Sunderland e Newcastle. Una mischia al limite dell’area manda in orbita un pallone, Jermain Defoe non ci pensa un attimo e dipinge una volée che si insacca all’incrocio dei pali. Una conclusione fantastica, il cui coefficiente di difficoltà supera il punteggio limite di un tuffo dal trampolino di 3 metri nell’ultimo turno di una finale olimpica. Passano pochi istanti e l’ex attaccante del Tottenham, arrivato dai Black Cats nella sessione invernale di mercato, palesa tutta la sua gioia correndo all’impazzata come un bambino al suo primo gol su un rettangolo di gioco.

Le emozioni si susseguono nell’arco di soli 180 secondi. Dalla gioia si passa al pianto, lacrime liberatorie che scorrono sulle gote del colored mentre esce dal campo per imboccare il tunnel che conduce agli spogliatoi, lacrime che potrebbero decretare la fine di un incubo e una nuova vita per uno degli attaccanti più borderline della storia del calcio inglese.

La storia di Jermain Defoe è un po’ la storia di molti ragazzi provenienti da famiglie di origine caraibiche, che sbarcate nella terra promessa della regina del Commonwealth, l’Inghilterra, investono cuore e denari per la formazione dei propri figli e per dare un futuro differente rispetto agli stenti di Paesi in cui la sopravvivenza giornaliera è una lotta senza confini. Le lacrime versate questa settimana da Jermaine mostrano la sua formazione cattolica acquisita prima alla St Joachim Primary School di Custom House e poi alla St Bonaventure’s Catholic Comprehensive School di Forest Gate, ma nonostante la sua fede Jermain è un giocatore irascibile e la cui ambizione non ha limiti. 

Esploso nella stagione 2000-2001 nel Bournemouth, squadra di seconda divisione che lo aveva accolto in prestito dal West Ham, nei quattro anni successivi diventa una delle punte di diamante del club londinese, che vedeva in lui uno dei giocatori più talentuosi che calcavano i campi inglesi. La retrocessione degli Hammers mise in risalto il suo egoismo calcistico, difatti Defoe annunciò di voler abbandonare la squadra al suo destino per trasferirsi senza rimpianti al Tottenham. Dopo il primo diniego della società, le polemiche con i tifosi e l’intemperanze del giocatore, il West Ham fu costretto a cedere il giocatore agli Spurs.

Giocatore rapidissimo, agile e dal gran senso del gol, Defoe esplose definitivamente nella stagione 2004-2005, quando realizzò 21 reti in 46 partite e fu votato giocatore dell’anno dagli abbonati del Tottenham. Da icona degli Spurs, divenne l’anello della discordia nel 2007 dopo aver sbagliato un rigore decisivo proprio contro la sua ex squadra, il West Ham. La decadenza delle sue prestazioni portarono la società a cederlo in prestito al Portsmouth, ma nonostante il suo rendimento eccellente (15 reti in 31 partite), la vittoria della FA Cup da spettatore e la prima rete in una competizione europea per il nuovo club, nel gennaio 2009 decise di tornare alla casa madre e riprendersi la maglia numero 19 che aveva lasciato senza padrone al Tottenham. Un infortunio dopo la semifinale di FA Cup contro il Burnley lo costrinse a saltare per l’ennesima volta la finale di Wembley, quella che sarà la maledizione della sua carriera. 

A suon di prestazioni divenne finalemente uno dei punti fermi della nazionale di Fabio Capello e nel novembre 2009 raggiunge l’apice della sua carriera segnando un pokerissimo contro il Wigan, unico giocatore della Premier League insieme alle icone Shearer, Cole e Berbatov. Ma il 2009 è stato anche l’anno in cui la sua vita fu segnata dall’assassinio del fratellastro Jade, morto dopo un’aggressione subita in un sobborgo di Londra, un trauma che il calciatore caraibico si porta dietro ancora oggi. Un trauma reso ancora più forte dalla morte prematura del padre, il giorno prima dell’esordio all’Europeo del 2012, ove segnò una rete fantastica contro la nazionale italiana.

Nel 2014 la carriera di Defoe sembrava chiudersi con il trasferimento dorato all’FC Toronto, un percorso divenuto ormai un cliché per molti dei campioni europei nella fase del loro tramonto. Ma il carattere ribelle e l’incoerenza nelle sue scelte lo portano a cambiare per l’ennesima volta idea, fino al ritorno alla Premier League con la maglia del Sunderland

Le lacrime nel derby contro il Newcastle sembrano essere l’emblema di un giocatore il cui carattere perennemente indeciso ne ha limitato un potenziale immane, come molti talenti che si sono persi per strada non sfruttando a pieno la dote consegnata loro da madre natura.