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ISAAC CUENCA, LA TURCHIA E L’ATTESA CONSACRAZIONE

08.08.2015 | 10:58

In Spagna e in Olanda, tutto sommato, ha toppato. Ma Isaac Cuenca ha ancora tanti anni davanti a sé per dimostrare al mondo intero di che pasta è fatto. E’ pur sempre un classe 1991, in attesa di un’esplosione che tarda ad arrivare ma che potrebbe ormai essere dietro l’angolo. Il talento di Reus riparte dalla Turchia e dal Bursaspor. E avrebbe potuto imporsi anche davanti ai palcoscenici europei, se la Corte Internazionale dell’arbitrato sportivo non avesse respinto il ricorso contro il blocco triennale imposto nel 2012 a causa della violazione del fair play finanziario. Campionato più Europa League, sarebbe stato il massimo. Invece sarà solo Super Lig, caccia grossa alle più quotate Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas. Obiettivo di squadra ma anche personale: Cuenca vuole vincere anche la sfida con se stesso, dimostrando di meritare – magari un giorno non troppo lontano – un top club europeo in pianta stabile, e non per semplici e poco fruttuose apparizioni.


Un giramondo fin dai tempi delle giovanili. Espanyol, Barcellona, Damm, Reus e poi di nuovo Barcellona. Il viaggio si ferma all’ombra del Camp Nou, la più prestigiosa delle opportunità si concretizza a 20 anni: l’esordio con la prima squadra blaugrana addirittura in Champions League (19 ottobre 2011), subentrando a David Villa nella gara interna vinta contro il Viktoria Plzen. Sei giorni dopo ecco la prima apparizione nella Liga, da titolare contro il Granada. E’ l’inizio della scalata, che vive il suo apice 96 ore più tardi: Barça-Mallorca finisce 5-0 e per Cuenca c’è la gioia immensa del primo gol pesante in carriera. Nel giro di pochi mesi, seppur non dando un contributo significativo in termini di presenze, conquista con la sua squadra Coppa di Spagna, Supercoppa e Mondiale per club. I catalani capiscono di essere di fronte a un potenziale titolare del futuro, così lo mandano a giocare e maturare fuori. All’Ajax, per la precisione, dove la sua classe sembra farla da padrone fin da subito. Prima partita e primo assist per lui, il 10 febbraio 2013 nell’1-1 in Eredivisie contro il Roda (a segnare un certo Daley Blind, altro predestinato davvero niente male). A fine stagione vincerà lo scudetto, ma il suo score sarà molto deludente: appena 5 gettoni di presenza tra campionato ed Europa League, il ritorno a Barcellona e la rescissione del contratto. Un periodo buio da accantonare subito, il punto più basso quando si era sul più bello.


Cuenca decide così di ripartire dalla Spagna e dal Deportivo La Coruna, che non esita a ingaggiare uno dei migliori talenti in circolazione e stranamente svincolato. Una stagione a buoni livelli (27 presenze e 2 reti), ma comunque sempre al di sotto delle aspettative. La nuova appassionante avventura porta il nome del Bursaspor: per lui contratto triennale e la poco velata speranza di poter finalmente esplodere e far pentire chi non ha creduto in lui in passato. A Bursa troverà diversi volti noti come Jorquera, Necid, Sivok, il neo-arrivato Advincula e l’ambitissimo Bakambu. Un collettivo che ancora non ha una guida tecnica ma che – se ben amalgamato – può mettere in crisi le superpotenze del calcio turco. E con un Cuenca in più, con alle spalle pochi sorrisi e la consapevolezza di lavorare duro per brillare come quasi mai è accaduto, l’impresa potrebbe rivelarsi un po’ più agevole.


Foto: Bursaspor on Twitter