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Insigne, quando i rinnovi mediatici sono un autogol. Cari procuratori…

11.08.2016 | 01:03

Da mesi e mesi gli agenti di Lorenzo Insigne non fanno altre che battere cassa. Chiedono il rinnovo, legittimo, ma ci sono modi e modi. Insigne è un capitale del Napoli, ci stupiremmo che fosse sacrificato per chissà quale motivo: il gradimento dell’Inter esiste da tempo, ma non è mai partita fin qui una trattativa. E pensate se il Napoli dovesse cedere Higuain più Insigne in un colpo, sarebbe un bagno tra i bagni… Ma non è questo il punto, ogni società è libera di agire come ritiene, poi viene giudicata dai fatti. Il punto è un altro, questo. Non è possibile piangere mediaticamente due o tre volte a settimana pensando di risolvere il problema. Della serie: più parlo, più aprono la cassaforte. Magari è il contrario. De Laurentiis forse ha utilizzato una forma sbagliata, consigliando di andare a fare un paio di bagni agli agenti di Insigne, però la sostanza non è sbagliata. Ci sono modi e modi per chiedere, in questo Raiola vince per distacco: raramente ha invocato pubblicamente un aumento per i suoi assistiti, al massimo ha organizzato una bella riunione e ha chiesto di allargare i cordoni della borsa. L’agente di Koulibaly parla da mesi e pensa di aver risolto il problema, fermo restando che siamo d’accordo con lui sul fatto che il difensore meriterebbe di guadagnare più di 800 mila euro a stagione. E che il contratto avrebbero dovuto adeguarglielo alla fine dello scorso campionato. Tuttavia ci sono tante strade per ottenere: facendosi intervistare tre volte a settimana può essere la scorciatoia peggiore. Cari procuratori, i rinnovi mediatici servono a poco. Spesso peggiorano il panorama. Talvolta sono un autogol all’incrocio dei pali. Pensateci.

Foto: vivo azzurro