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Ince: “Affezionato a Inter e Liverpool. Decideranno il tridente dei Reds o la difesa di Inzaghi”

15.02.2022 | 16:27

Paul Ince foto twitter

Due anni a Milano, sponda nerazzurra, e due nel Merseyside, sponda rossa: a Paul Ince sono bastati per rimanere legatissimo a Inter e Liverpool. Nel giorno che le vedrà opposte, l’ex centrocampista inglese ha rilasciato un’intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “Ho giocato con entrambe le squadre e in questi casi meglio non scegliere da che parte stare. Una squadra che ho nel cuore arriverà sicuramente ai quarti, meglio di così?”.
Per l’Inter sarà dura: “Il problema sono quei tre davanti. Salah e Mané non sono stanchi anche perché in queste partite le energie si ricaricano da sole. E poi attenzione pure ai movimenti di Jota o Firmino. L’Inter per passare deve sfruttare la magia di San Siro e vincere all’andata, anche se poi ad Anfield nessun risultato è al sicuro: il Barcellona lo sa… In generale, vinci con la difesa perfetta. Gli esterni possono attaccare alle spalle Robertson e Alexander-Arnold che lasciano qualche spazio. Dumfries sta migliorando a vista d’occhio e Perisic è una certezza. Poi l’Inter ha qualità top ovunque: prendete Barella, un centrocampista moderno e fantastico“.

Scatta il paragone con Barella, grande assente: “La sua assenza peserà molto, moltissimo. Abbiamo visto all’Europeo il suo impatto. Ha tutto, è un giocatore totale, di quelli perfetti per la Premier: fa il tackle, l’assist e sa pure segnare. Ma siamo diversi! Ai miei tempi in mezzo eravamo tutti aggressivi e potevi permetterti entrate più dure… Barella, invece, fa meglio altre cose. Ma a Nicolò dico: “Okay, mi piaci, ma c’è un solo governatore ed è Paul Ince!”. A deciderla però sarà altri reparti: “Vedo una gran battaglia in mezzo, ma secondo me per una volta non si decide là. Si vince nella sfida tra il tridente Reds e la difesa”.

I ricordi di quegli anni sono piacevoli: “Sono stati gli anni più belli della carriera. Non me ne sarei mai andato, l’ho fatto solo per ragioni familiari. Ricordo il gol in rovesciata a Cagliari, il cuore d’oro di Moratti che mi avrebbe tenuto a qualunque costo e il rapporto con i compagni. Ma a mancarmi sono soprattutto i tifosi: dopo un derby vinto andavo in giro per la città e mi sentivo un re! Mi cantavano: Come on, Paul Ince come on! Ancora lo canto! Una volta ero squalificato e sono andato in curva a cantarlo: non ho mai più vissuto una giornata così incredibile. Anni dopo sono tornato a San Siro da spettatore e c’era Ronaldo in tribuna: quando mi hanno inquadrato con Moratti, è partito il coro e il Fenomeno ha capito chi fossi“.
In chiusura una battuta sulla possibilità di rivedere un Ince in nerazzurro: “Mio figlio Tom nel 2014 è stato vicino all’Inter, sarebbe stato emozionante. Ma aveva 22 anni, non si è sentito pronto. Se ne avesse avuti 27, magari sarebbe andato…”