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Immobile: “Non so se rimarrò a vita alla Lazio, sono un po’ ferito. Pochi centravanti in Italia? Io ho fatto 200 gol, forse dovevo farne 400”

14.10.2023 | 09:50

Questa la seconda parte di intervista di Ciro Immobile al Messaggero dove parla del suo futuro e del rapporto con Maurizio Sarri e Claudio Lotito:

“Sento sempre la fiducia del mister, ci parlo tutti i giorni e sono tranquillo. Per il presidente io sono come un figlio, ci siamo sempre detti le cose in faccia. Quindi, quando arriverà il momento in cui io non riesco più a dargli quello che si aspetta, le nostre strade si divideranno”.

Su Castellanos:

“Non voglio mettere pressione al Taty. Ha un peso essere il mio successore e io non lo auguro a nessuno. Mi è capitato a Dortmund con Lewandowski e a Siviglia con Bacca, non è il massimo”.

Il ricordo più bello e il rammarico più grande:

“Il rimorso è sicuramente il finale di stagione del 2020. Eravamo davvero in un periodo forte, ci sentivamo un rullo compressore, un treno che andava a mille all’ora e non poteva fermarci nessuno. Invece ci ha stoppato il Covid, è finito tutto, anche il sogno scudetto. Sia con Inzaghi che con Sarri ho vissuto tanti bei momenti. Ho amato i derby in cui non ho giocato e me li sono goduti, senza ansia, grazie al successo”.

Sulla Nazionale a Wembley:

“Un’emozione pazzesca vincere lì. Vincere con l’Italia in casa degli avversari è qualcosa di unico. È stata una cavalcata bellissima, mi porto dentro tutto il viaggio: dal ritiro in Sardegna alla finale. Eravamo un gruppo con fame di vittoria e saremo legati per sempre. Mai avuto un problema con nessun ct, è stato creato tutto dall’esterno. Ormai, anche chi non vede le partite mi critica, va di moda. Quando ti mettono un marchio addosso, è difficile toglierselo. Dicono che non ci sono centravanti? Ho vinto la Scarpa d’Oro, ma magari si aspettavano più gol da me. Invece di 200, dovevo farne 400”.

Su Spalletti:

“Mi ha fatto molto piacere che mi abbia dato la fascia da capitano, è stato un gesto importante che non mi aspettavo. Ho chiamato subito la mia famiglia, ero emozionato. Farà un bel percorso perché parla molto con i giocatori, le motivazioni sono fondamentali e lui riesce sempre a darle a ognuno”.

Sul chiudere la carriera alla Lazio:

“In questo momento dico sì e no. Non vorrei rispondere al volo, ci sto pensando da un po’ con la mia famiglia. Intanto devo tornare in forma e in campo al meglio. Una volta che ci sarò riuscito, potrò decidere davvero. Ora direi di no perché sono in un periodo negativo e sono infortunato, ma se avessi fatto 20 gol direi sì. Quindi la mia decisione non deve essere dettata dal momento. Sicuramente se prima ero convintissimo di rimanere a vita, ora lo sono un po’ meno. Sono un po’ ferito”.

Sul futuro:

“Sicuramente alla Lazio, ma non so in quale ruolo. Deciderà il presidente, mi troverà qualcosa, lui non metterà mai in dubbio tutto ciò che ho fatto. Io amo la Lazio. E si dice che più ami qualcosa e più ci rimani male ed è quello che sta capitando a me. Quello che ho sempre detto, e che mi dispiace, è che prima di valutare quello che viene fatto in campo, mi piacerebbe che la gente mi valutasse anche per quello che sono fuori, come uomo. Non ho mai detto una parola fuori posto, i tifosi della Roma quando mi incontrano per strada mi dicono ‘Non ti abbiamo mai visto fare una provocazione verso di noi’ e per questo mi rispettano. I veri laziali mi hanno sempre riconosciuto prima come persona e poi come calciatore, e lo abbiamo visto anche domenica pomeriggio. Anche qui in società hanno deciso di farmi capitano, non perché avessi più presenze, ma per il ruolo e le responsabilità che mi assumevo. Ci sono tante componenti che mi hanno spinto a dare tutto per la maglia che indosso”.

Foto: Instagram Azzurri