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Il retroscena: Sarri, delusione cocente e riflessioni profonde. Il futuro non è più blindato

31.01.2022 | 22:40

Sarri

Maurizio Sarri esce malissimo da questa sessione di mercato. Si aspettava di più, molto di più: l’indice di liquidità sono tre parole fittizie nella sua testa. L’indice di liquidità a luglio, l’indice di liquidità a gennaio, ma se questo era il problema tanto valeva dirlo… Le sue riflessioni sono profonde e la delusione cocente. Dimissioni? Non escludiamo che gli possa essere balenata quest’idea, ma il rispetto per i suoi calciatori oggi ha la precedenza. Sarri non scende dal treno in corsa, ma non vuole lottare per il settimo o l’ottavo posto, altrimenti avrebbe detto no alla Lazio la scorsa estate.

E il suo futuro non è tanto blindato, indipendentemente da un foglio di carta in tasca, da un contratto fino al 2025 o fino al 2030. L’acquisto di Cabral nasce da un’improvvisazione dell’ultimo giorno di mercato: non discutiamo il valore dell’attaccante che arriva dallo Sporting Lisbona, ma Sarri – che non impone il mercato e che non l’ha mai fatto – vuole almeno essere coinvolto nelle operazioni in entrata. Anche per capire chi deve allenare, perché poi le responsabilità sono sue.

Il famoso Kamenovic, tesserato al secondo tentativo, non è quel talento che può soddisfare le necessità di un allenatore ambizioso. Era stato chiesto un difensore centrale come Casale per poterci lavorare con qualche mese di anticipo, nulla. L’indice di liquidità. C’è una situazione difficile: il direttore sportivo Tare negli ultimi due anni ci ha preso poco e con i suoi acquisti sbagliati (costosi) ha intasato il normale cammino di un club che dovrebbe crescere. Eppure Tare viene ricordato per i colpi Luis Alberto e Milinkovic-Savic, grandi acquisti ma di una vita fa. Quindi, se è stata fatta una grande diretta un anno fa e le ultime sette sono stati scadenti, pensiamo a quella di un anno fa? Ma dai…

Se ci fosse una schiena dritta, bisognerebbe ricordare Muriqi, Fares, Jony, Escalante, Vavro e potremmo finire domani: l’indice di liquidità si è intasato anche e soprattutto per questo motivo, molta gente costata una tombola é stata ceduta in prestito con diritto di riscatto. Ma nessuno lo dice, silenzio. Qualche critico che bazzica tra radio e giornali ha chiesto a Sarri di cambiare modulo, vorremmo vedere lui se gli dessero una Olivetti o un computer e gli dicessero di fare un grande pezzo in tempi rapidi.

I gattoni sulla tangenziale hanno adepti di tutti i tipi, una bolletta dall’esito scontato. Sarri è arrivato alla Lazio per fare Sarri, è anche normale che adesso le critiche vengano indirizzate su di lui. Il suo grande limite è stato quello di fidarsi perché da sempre non ha mai chiesto investimenti sul mercato, piuttosto un’assistenza minima per svolgere il suo lavoro. Se hai una Maserati e non ti fermi al distributore quando serve, è normale restare a secco sull’autostrada. Sarri è deluso, eppure le considerazioni sul contratto fino al 2025 (“firmiamolo subito”) sono di Lotito che è il numero uno del club. Non hanno perso certo la penna per strada, ma alcune garanzie sono venute meno. E anche se lo avesse firmato, cambierebbe poco.

Guardate quanto ha speso la Roma tra l’estate e ora, in confronto un abisso. Gennaio è scivolato senza un minimo aiuto, Immobile ha un problema al ginocchio e bisogna sperare che non sia una cosa seria. Altrimenti, gioca subito Cabral, oppure Pedro falso nuove, oppure chissà chi come esterno offensivo (magari il magazziniere o il dirigente accompagnatore). Lotito ha parlato di “Sarri uomo di calcio” profondamente innamorato della sua integrità o del suo entusiasmo. Le parole devono essere accompagnate da fatti che non ci sono stati. Forse c’è tempo per rimediare a giugno, ma dovrebbe essere un grande mercato a immagine e somiglianza. Abbiamo detto forse, per Sarri il tempo è scaduto: ora gli chiederanno di vincere a Firenze, poi a Milano in Coppa Italia e poi di passare il turno in Europa League. C’è una sola consolazione, non per Sarri ma per i tifosi della Lazio: almeno non sono stati scaraventati altri 20 milioni sul tavolo e non è stato corso il rischio di prendere un altro Muriqi.

PS: se questo era un metodo per far stancare Sarri, nessun problema. Si è già stancato. E ora si capisce meglio per quale motivo dalla sera alla mattina Inzaghi sia passato da un quasi accordo a una fuga verso l’Inter. Cinque o sei mesi dopo la parola d’ordine era: tesseriamo Kamenovic.
Foto: Twitter Lazio