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IL PALERMO SI FA ABEL

09.09.2013 | 11:15

Roma, Torino, Arsenal, Napoli, Sassuolo, Genoa e Milan. Tutte in fila, tutte pronte a bussare alla porta di Zamparini. Abel Hernandez è (stato) oggetto del desiderio di tante squadre, italiane e non. Un’estate vissuta tra Confederetion Cup e trattative che non avrebbero mai trovato conclusione. Il motivo l’ha spiegato qualche giorno fa il presidente del Genoa Enrico Preziosi, forse l’ultimo in ordine di tempo ad aver provato a strappare l’attaccante uruguaiano al Palermo. “Ho offerto 6 milioni per la metà del suo cartellino, ma Zamparini ha rifiutato”.

Il perché? Semplice. Hernandez è al centro dei progetti di risalita dei rosanero. Lui come Batistuta, ha chiarito Perinetti, facendo riferimento a quando il Bati, con un grande campionato di serie B, si prese anche la maglia della nazionale argentina. Certamente non è un caso se il ritorno di Hernandez sulle prime pagine coincide con la fine delle calde trattative estive. Il suo futuro ora è certamente in Sicilia, lo sa anche lui e per capire se è contento di ciò basta leggere il tabellino della partita vinta ieri dal suo Palermo a Padova: 0-3 e doppietta di Abel, con tanto di dedica ai genitori, ai tifosi e al mister. Quel Gattuso che, non potrebbe essere altrimenti, fa molto affidamento su di lui tanto da pronosticargli 30 gol in questa stagione. Mica poco.

Classe 1990, il suo nome di battaglia è la Joya, il gioiello. Un gioiello difeso a denti stretti dal suo presidente, con tanto di calci nel sedere promessi al suo procuratore, reo secondo lo stesso Zamparini, di premere un po’ troppo per la cessione del suo assistito poiché interessato ad intascare la sua percentuale. Scintille, tanto per rendere più calda l’estate appena trascorsa, anche con Sabatini. Un quasi amico, a sentire Perinetti. Il dirigente giallorosso fu infatti accusato di parlare troppo con i procuratori e poco con le società proprietarie dei cartellini.

Nel suo destino c’è Edinson Cavani. L’esordio di Abel in serie A, infatti, avviene il 15 marzo del 2009. E’ il minuto numero 84: fuori El Matador dentro La Joya. Il primo gol in serie A lo segna sette mesi dopo, a San Siro contro l’Inter. Supera le tentazioni del mercato invernale, anche grazie alla tenacia di Delio Rossi che non voleva privarsi del gioiellino, e si ripresenta nel gennaio del 2010 con una doppietta alla Fiorentina. Sono i primi passi dell’attaccante uruguaiano, le prime testimonianze del suo straordinario talento che attira le sirene di mezza Europa. Ma quella è l’estate della cessione di Cavani al Napoli, quindi della sperata consacrazione di Hernandez il quale fa un grande precampionato e un ottimo esordi in Europa League. Ma Abel ha un suo punto debole. Ogni anno subisce un infortunio., ogni anno la sua crescita viene stoppata da motivi clinici. Lo stop più grave l’anno scorso: ottobre, impegno con la nazionale, rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro, diagnosi impietosa e sei mesi di stop. Tabarez lo vuole con la Celeste in Brasile per la Confederetion e lui entra nella storia segnando quattro gol nella gara contro Tahiti. Un poker che è bastato a risvegliare gli interessi per Hernadez. Valutazione sui 12 milioni di euro per il 23enne tornato ad essere nuovamente riferimento del Palermo. Lui al posto di Cavani. La storia si ripete e chissà, potrebbe ripetersi ancora, magari tra dodici mesi. A Napoli qualcuno lo vorrebbe e Zamparini è stato chiaro: “Se De Laurentiis chiama…”. Ma non ditelo a Gattuso: a lui i valzer non piacciono. Chiedetelo proprio ad Hernandez inseguito da Ringhio dopo un balletto di troppo in allenamento.