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Fernando Torres, roba da Ghostbusters

24.11.2014 | 15:15

Nei giorni scorsi anche in Italia è stato celebrato il trentennale di Ghostbusters, la mitica pellicola diretta da Ivan Reitman ma figlia del genio di Dan Aykroyd e del compianto Harold Ramis, sceneggiatori oltre che attori protagonisti nei panni di Ray e Egon, baluardi del quartetto che vedeva in Peter (Bill Murray) l’istrionico trascinatore e in Winston (Ernie Hudson) l’ultima ruota. Il Milan, però, si era già portato avanti col lavoro.

Correva l’anno di grazia 1984 quando il film uscì in America, l’8 giugno, 80 giorni dopo la nascita di un bimbo madrileno, venuto alla luce a Fuenlabrada il 20 marzo, nato sotto la stella dei bomber e registrato all’anagrafe come Fernando José Torres Sanz.

Ebbene, a 30 anni di distanza i binari tornano idealmente ad incrociarsi. Anche ieri sera nel derby El Niño ha vagato per il campo come un ectoplasma, impalpabile, roba da Acchiappafantasmi, appunto. Se finisse nel mirino di Spantz, Spengler, Venkman e Zeddemore finirebbe velocemente, come uno Slimer qualunque, nel dispositivo di stoccaggio incautamente disattivato dal burocrate Walter Peck.  

Pippo Inzaghi, nella rituale conferenza della vigilia, si era espresso in questi termini: “Fernando ha movimenti congeniali per il nostro modo di giocare. Può trascinarci ai vertici, quella di domani può essere la sua partita, mi auguro si sblocchi”. L’auspicio però non ha trovato riscontri, al punto che lo stesso tecnico rossonero – incalzato dai cronisti dopo il fischio finale – è stato costretto ad ammettere: “Torres continua a non convincere? Io ho il dovere di provarci, ho cercato di mettergli vicino tre giocatori per favorirlo. Lui dà tutto quello che ha, non gli si può rimproverare niente. In allenamento lo vedo vivo, altrimenti non lo manderei in campo”.

Quando lo scorso 31 agosto il Milan ne ufficializzò l’acquisto dal Chelsea, in prestito biennale, in tanti eravamo rimasti perplessi dal momento che l’attaccante iberico era reduce un periodo disastroso: 20 reti in campionato in 3 stagioni e mezza. Numeri degni tutt’al più di un centrocampista col vizio del gol, non certo di una prima punta.

Adriano Galliani, da quando la proprietà ha chiuso i rubinetti, fa quel che può, barcamenandosi tra operazioni low cost e parametri zero. L’inizio di Torres era stato incoraggiante: il colpo di testa di Empoli aveva illuso tutti, dopodiché il vuoto assoluto, quella del “Castellani” resta l’unica segnatura in 10 presenze. A questo punto, dopo 4 anni di nulla cosmico, è legittimo interrogarsi sul futuro del centravanti, che non riesce proprio a riavvicinarsi agli standard che ai tempi di Liverpool e Atletico Madrid lo avevano consacrato tra i migliori specialisti a livello planetario.

E se gli si cambiasse ruolo? Il pallido Niño ha un ingaggio pesante, corre a vuoto, in avanti non rende più e non era un problema di campionato: la serie A è meno competitiva della Premier, ma le performance non sono affatto migliorate. Chissà che presto non si materializzi qualche sirena dalla MLS, nella speranza che negli Stati Uniti non lo scambino per il celebre omino della pubblicità dei Marshmallow…

                                                                                             Jody Colletti                 Twitter: @jodycolletti