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Esclusiva: “Secco non respirava”. Parla il dott. Polimeno

13.10.2014 | 14:35

Francesco Polimeno vuole soltanto dimenticare in fretta i 7 minuti di terrore vissuti domenica pomeriggio allo stadio Ezio Scida di Crotone. Alle 15.17 circa, durante Crotone-Pescara, il responsabile sanitario della società calabrese è entrato sul terreno di gioco dopo il terribile scontro fortuito tra il difensore Ferrari e il portiere brasiliano della formazione di casa Caio Gobbo Secco, rimasto a terra privo di sensi: “Quando mi sono avvicinato, Secco non respirava, – ci dice il dottor Polimenoho provato inizialmente a stimolarlo con la voce e con qualche ceffone sul viso, ma il ragazzo non rispondeva. A quel punto ho proceduto con l’iperestensione del capo e la liberazione delle vie aeree per evitare che la lingua andasse indietro, poi ho controllato il polso carotideo e ho constatato che il battito era presente. Con l’aiuto dei sanitari che avevo intorno e del medico del Pescara ho tagliato con le forbici la maglietta di Secco e ho applicato le due placche del defibrillatore“. 
 
Polimeno spiega l’esatto funzionamento del dispositivo: “Vi sono due fasi, la prima consiste nell’applicare le placche per valutare l’attività cardiaca; la seconda è la scelta di scaricare o meno energia elettrica per provare a stimolare e riattivare tale attività. Il cuore di Secco batteva, pertanto non abbiamo dovuto emanare la scarica. Ma già il fatto di aver applicato quelle placche mi faceva sentire più tranquillo. Qualora si fosse interrotto il battito, la scarica sarebbe stata immediata“. Il portiere del Crotone è stato subito portato in ospedale e sottoposto a tac completa. “Non ricordava cosa fosse successo, aveva una ferita alla mandibola, ma già in serata era molto più tranquillo. – continua Polimeno, medico sociale del Crotone dal 2001 e responsabile sanitario del club dalla stagione successiva – Questa mattina sono andato a trovarlo in ospedale alle 7, era già sveglio e forse verrà dimesso in giornata“. 
 
L’episodio vissuto ieri allo Scida ci riporta alla mente la morte di Piermario Morosini, centrocampista del Livorno, deceduto il 14 aprile 2012 durante il match dell’Adriatico con il Pescara, stroncato da una cardiomiopatia aritmogena. La tragedia scatenò diverse polemiche per il mancato utilizzo del defibrillatore in campo, e fu aperta un’inchiesta a carico dei medici delle due società e del 118. “Da quell’episodio a oggi molte cose sono migliorate, – spiega il dottor Polimeno – ora tutte le società di calcio sono dotate di defibrillatore. Il Crotone ne ha 5 nel suo stadio, due nelle Curve, due nelle tribune e uno in campo, ma penso anche al Bari, che grazie al dottor Mimmo Accettura si è dotato di attrezzature molto sofisticate. Le condizioni di sicurezza negli stadi sono migliorate in modo evidente, molto però dipende dall’applicazione del protocollo del 118 da parte di noi medici. Io ieri ho applicato a prescindere le placche del defibrillatore, magari un altro al posto mio avrebbe agito diversamente. In ogni caso la Federazione Medico Sportiva e la Lega Serie B ci hanno sempre incentivato a seguire corsi di aggiornamento e ad eseguire alla lettera l’iter medico di pronto intervento“. 
 
Cosa manca, dunque, per rendere tutto ancora più sicuro? “Forse la presenza a bordo campo di un medico esperto in rianimazione. – chiude Francesco PolimenoIeri accanto a me, durante quegli attimi di terrore, c’erano il Primario di Cardiologia del nosocomio di Crotone e un amico medico rianimatore. Devo dire che mi sono sentito molto più tranquillo“. 
 
Marco Taglieri