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DOCKAL, JOLLY BOEMO INDIGESTO PER LA LAZIO

18.03.2016 | 09:30

L’inverno deve ancora finire, ma in Champions ed Europa League il tricolore è stato già ammainato. Lazio ultima nostra rappresentante a fare le valigie in ordine cronologico, a meno di 24 ore dall’atroce beffa perpetrata dal Bayern Monaco alla Juventus. Nessuna italiana nei quarti di finale delle Coppe europee: un’ecatombe simile non si verificava da 15 anni, ossia dalla stagione 2000/01, quando le reduci Milan e Lazio si fermarono al secondo girone previsto dal vecchio format della Champions, mentre Parma e Inter uscirono agli ottavi dell’allora Coppa Uefa. La Coppa delle Coppe non c’era già più, da poco mandata in pensione. E se vogliamo l’eliminazione dei biancocelesti è quella che fa più male, sia perché l’urna di Nyon era stata benevola con la compagine capitolina (evitandole Borussia Dortmund, inglesi e spagnole) sia perché, dopo il positivo 1-1 conquistato in Repubblica Ceca, la qualificazione all’Olimpico sembrava decisamente alla portata degli uomini di Pioli. Nulla di tutto ciò: crollo totale, con partita già battezzata al 12’ per effetto del micidiale uno-due dello Sparta Praga. Approccio totalmente sbagliato da parte di Candreva e compagni, a completamento di una stagione realmente fallimentare, apertasi con la sconfitta in Supercoppa con la Juve, seguita da quella – dolorosissima – nel preliminare di Champions per mano del Bayer Leverkusen (parimenti fatto fuori ieri dal Villarreal), protrattasi in modo assolutamente anonimo in campionato e con l’obiettivo Coppa Italia sfumato al cospetto dei soliti bianconeri. E pensare che il tecnico degli aquilotti, in sede di conferenza della vigilia, aveva addirittura lanciato la candidatura della Lazio alla vittoria finale, senza immaginare che già il giorno dopo sarebbe stato praticamente un ex in pectore. Considerato che Lotito, contestatissimo ieri sera al pari di Tare, lo aveva messo in discussione nel mese di dicembre, immaginare che Pioli la prossima stagione possa ancora guidare i biancocelesti sfonda infatti i confini della realtà.

Il nostro personaggio del giorno è Borek Dockal, l’uomo che ha stappato il match del tardo pomeriggio di ieri con quel gran sinistro, su scarico dell’ottimo Krejci, che ha piegato le mani a Marchetti, fatto sobbalzare Scasny e tutta la panchina e mandato in visibilio i circa 2500 tifosi cechi che si erano sobbarcati il viaggio, pur di sostenere l’attuale seconda forza della Synot Liga (a meno 6 dalla capolista Viktoria Plzen, ma con una partita da recuperare). Jolly offensivo di professione, nazionale ceco (6 reti in 20 presenze per lui), Dockal  ama svariare lungo tutto il fronte della batteria di esterni e trequartisti del 4-2-3-1, il classico vestito buono per tutte le occasioni, dal momento che alla bisogna può anche avanzare il baricentro e fungere da attaccante di ruolo. Borek nasce a Mestec Kralove, in Boemia, il 30 settembre del 1988 e, dopo aver mosso i primissimi passi nel Bohemia Podebrady, già all’età di 10 anni entra nel vivaio dello Slavia Praga, con cui percorre tutta la trafila delle giovanili fino all’esordio in prima squadra, datato 20 novembre 2006, in occasione del vittorioso match contro il Budejovice. Parte per un primo prestito, direzione Kladno, poi per un secondo tra le file del più quotato Slovan Liberec, che decide di puntare su di lui e, nell’estate del 2009, ne acquisisce il cartellino a titolo definitivo. Esperienza positiva, brevemente intervallata da una partentesi turca con la maglia del Konyaspor, che si chiude nel 2011, quando Dockal fa i bagagli  per rispondere alla chiamata del più blasonato club di Norvegia, il Rosenborg, ormai una vera e propria istituzione anche per gli internauti del nostro Paese. Buon biennio in quel di Trondheim, conclusosi il 13 agosto del 2013 con il ritorno in patria, sempre nella Capitale ma per difendere questa volta i colori dello Sparta Praga. In totale il ventisettenne specialista boemo ha sin qui disputato 279 gare ufficiali a livello di club, con 65 gol e 69 assist all’attivo. Numeri che sintetizzano perfettamente le qualità di Borek Dockal negli ultimi 30 metri. Qualità che ieri la Lazio ha, suo malgrado, sperimentato sulla propria pelle.  

Foto: eurosport.com