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DIECI PER DIECI: LEO MESSI DALLA A ALLA Z

17.10.2014 | 10:54

16 ottobre 2004, 16 ottobre 2014. Dieci anni di esultanze, gioie, trionfi, record, emozioni. Dieci anni di Barcellona. Dieci anni di Leo Messi.
In questa puntata speciale della rubrica “Occhio al personaggio” ripercorriamo insieme, dalla A alla Z, tutte le tappe della stellare carriera del campione argentino.
Il dieci sulle spalle, dieci stagioni da numero uno assoluto: un 100 e lode in salsa blaugrana che lo pongono di diritto tra le leggende di questo sport.

 

ANNO SOLARE: Messi detiene il record assoluto di 91 reti in un anno solare (2012) tra Barcellona e Nazionale, davanti a Gerd Muller (85 nel 1972) e Pelé (75 nel 1958);

BAYER LEVERKUSEN: è il 7 marzo del 2012 e l’argentino aggiunge un altro tassello all’interminabile serie di primati di cui è padrone. Nel match di Champions League contro il Bayer Leverkusen realizza 5 delle 7 reti con cui i blaugrana liquidano i tedeschi: mai nessuno come lui (a quota 4 troviamo gente del calibro di Van Basten, Shevchenko, Prso, S. Inzaghi, Van Nistelrooy, Messi, Puskas, Gomis, Gomez, Lewandowski e Ibrahimovic);

CHAMPIONS LEAGUE: come ogni animale deve poter vivere nel proprio habitat naturale, così vale per Messi e la Champions. E’ decisamente casa sua: lo dimostrano le tre coppe alzate al cielo e i 68 gol in 88 partite messi a segno. Raul Gonzalez Blanco non trema più: è ormai rassegnato all’idea che il suo trono con 71 marcature è destinato a essere spodestato;

DRIBBLING: all’età di 4 anni il padre, Jorge Horacio Messi, decide di farlo giocare con i bambini di due anni più grandi. “Alla seconda palla iniziò a dribblare come se avesse sempre giocato”, le sue parole passate alla storia. Così come i centinaia di dribbling con cui la Pulce ha costellato la propria carriera: mai gesti tecnici fini a se stessi, ma sempre utili al raggiungimento degli obiettivi di squadra. Tecnica sopraffina e classe invidiabile, chissà quanti difensori avversari hanno lasciato il campo con l’emicrania fino a oggi…;

ESPANYOL: 16 ottobre, lì dove la favola ha inizio. Nel sentitissimo derby catalano fa il proprio esordio in prima squadra, diventando il giocatore blaugrana più giovane a debuttare nella storia del club (record poi battuto nel 2007 da Bojan). Se pensiamo a quanti successi ha ottenuto in carriera da quel giorno vengono solo i brividi…;

FINALE BRASILE 2014: probabilmente il maggior rimpianto della carriera di Messi. Lo scorso 13 luglio, con il gol di Gotze al 113′, si è spento il suo sogno di entrare definitivamente nel cuore degli argentini, scalzando un certo Diego Armando Maradona. Ritentaci, Leo. Anche se parliamo di un’impresa ai limiti del paranormale…;

GOL: sempre gol, solo gol, appassionatamente gol. 372 in 466 gettoni di presenza con la maglia blaugrana, 44 in 95 apparizioni con quella dell’Argentina. Ogni commento sarebbe superfluo;

HEAD: la Storia regala spesso parallelismi suggestivi. Come quello che accomuna due mondi lontani tra loro solo geograficamente ma che, grazie a questo meraviglioso sport, sono molto più vicini di quanto non si possa pensare. Argentina e Inghilterra: dalla celeberrima “Hand of God” di Maradona nella finale Mondiale del 22 giugno 1986, alla “Head of Messi“, 27 maggio 2009, ultimo atto della Champions League. Il teatro è lo stadio Olimpico di Roma, le contendenti sono Barcellona e Manchester United, il gesto tecnico è quello dell’argentino che blinda il successo finale con un colpo di testa al minuto numero 70. “Dall’alto” dei suoi 169 centimetri di altezza, si tratta di una prodezza unica nel suo genere per importanza e singolarità;

IPOPITUITARISMO: non è una parolaccia, ma il disturbo diagnosticato a Messi all’età di 11 anni che comporta una deficienza di secrezione di somatotropina. In parole povere: l’ormone della crescita non stimola lo sviluppo del suo organismo, costringendolo a una forma di nanismo permanente. Problemi? Nessuno, i numeri parlano per lui;

LEO: Lionel Andrés Messi Cuccittini, meglio per tutti semplificare con “Leo“. Il suo soprannome più diffuso è “Pulce“, ma lui ha sempre confessato di non essere entusiasta di quest’appellativo;

MARADONA: i paragoni si sprecano. “Meglio Messi o Maradona?”, quante volte avrete sentito questa domanda… Una risposta, obiettivamente, non c’è. Perché se da un lato si può rimproverare Leo per non aver mai inciso in Nazionale in modo decisivo, dall’altro lato bisogna considerare che ha ancora 27 anni e almeno altri due Mondiali davanti a sé. Le somme si tirano alla fine, miei cari signori…;

NAZIONALE: discorso strettamente collegato a quello appena concluso. Rendimento altalenante, gol quasi mai decisivi, propensione al ruolo di leader nemmeno lontanamente equiparabile al peso specifico di quella che ha nel proprio club. E soprattutto: zero trofei portati a casa. Un buco clamoroso che spera presto di colmare;

OCCASIONE PERSA: e qui mettiamo in collegamento l’Italia e Messi. Non parliamo di squadre punite, né di possibili retroscena di mercato a tinte tricolore. Ci riferiamo a uno degli episodi nella sua carriera che hanno colpito di più per assurdità e leggerezza: il mancato ingaggio da parte del Como di Preziosi nel 2002. Questo il suo racconto della vicenda: “Venne da noi per un provino: aveva 15 anni e lo scartammo. Quando si prende un ragazzo c’è tutta una trafila anche per quanto riguarda i genitori, bisogna sistemarli in Italia. C’era tutta una situazione che impegnava la società a fare determinate cose, perché era minorenne. Certo che a vederlo adesso si può dire che avremmo sistemato i bilanci per trent’anni. Avere uno come lui è come avere mezza squadra. Si è pensato di non prenderlo anche per quell’approccio che noi abbiamo, con un po’ di disinteresse a seguire i ragazzi giovani. Quasi nessuno prende giocatori così, pensando di fare tutta la trafila per farlo diventare un giocatore importante e poi fargli un contratto da professionista“. Un rimpianto che l’attuale patron del Genoa si porterà dietro per sempre;

PIEDE SINISTRO: “fatato” potrebbe sembrare l’aggettivo più indicato, e comunque non sarebbe sufficiente per rendere l’idea. Chi lo ha visto giocare anche solo una volta nella vita può capire di cosa stiamo parlando. Numeri a parte, c’è un episodio curioso e simpatico che omaggia alla perfezione il tocco del suo sinistro. Il 6 marzo 2013, nella gioielleria di Tokyo “Ginza Tanaka”, viene presentata una scultura in oro del piede sinistro di Messi del peso 25 kg e del valore di 486,5 milioni di yen (circa 4 milioni di euro), con l’obiettivo di devolvere i ricavati in beneficenza per le vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Giappone nel marzo 2011. Calcio, campioni, beneficenza: cosa c’è di meglio?;

QUATTRO PALLONI D’ORO: Crujiff, Platini e Van Basten devono accontentarsi della seconda piazza del podio a quota 3. In testa domina lui, Leo Messi. 2009, 2010, 2011, 2012: un quadriennio d’oro in tutti i sensi, un poker del maggior riconoscimento personale per un calciatore destinato a restare in vetta per molti molti anni;

RONALDO: Messi o Ronaldo? Ronaldo o Messi? Un dibattito di portata mondiale e dalla durata decennale. Tecnica, potenza fisica, gol segnati, trofei vinti: tanti sono i parametri da considerare, due gli schieramenti netti e contrapposti di appassionati che resisteranno, fermi nelle proprie convinzioni, fino alla fine delle rispettive carriere;

SIMBOLO DELLO SPORT: ogni discplina sportiva ha un emblema con cui si identifica. Michael Jordan nel basket, Michael Schumacher nella Formula Uno, Michael Phelps nel nuoto. Lui non si chiamerà “Michael”, ma è un simbolo del calcio. Anzi, dello sport in generale: faccia pulita, bella e vincente, storia da raccontare e da tramandare, spot ideale per rappresentare al meglio il concetto di “vittoria”;

TROFEI: 6 scudetti, 3 Champions League, 2 Coppe del Re, 2 Mondiali per club, 2 Supercoppe europee, 6 Supercoppe di Spagna, 4 Palloni d’Oro, 1 Fifa World Player, 1 Pallone d’Oro del Mondiale, 3 Scarpe d’Oro, 2 Palloni d’Oro del Mondiale per club. Anything else?

ULTIMO GOL: datato 4 ottobre 2014, messo a segno in campionato nella vittoriosa trasferta sul campo del Rayo Vallecano. 19 punti dopo 7 giornate della Liga, 6 reti segnate dalla Pulce. Aspettando la prossima delle numerosissime perle con cui costellerà la propria carriera, la stagione di Messi, a livello nazionale e internazionale, sarà sicuramente l’ennesima da incorniciare;

VENTISETTE ANNI: quel 24 giugno del 1987, a Rosario, nessuno poteva immaginare che fosse appena nato una leggenda del futuro. Oggi, 27 anni, 3 mesi e 23 giorni dopo, ci ritroviamo a celebrare un pezzo da novanta della Storia del calcio. Almanacchi di tutto il mondo, lasciate tante pagine bianche sotto la voce “Lionel Messi”: ci sarà ancora tanto da scrivere. Siete stati avvisati…;

ZUBIZARRETA: tre giorni fa, in un’intervista concessa ad As, il ds del Barcellona ha dichiarato: “Il Bernabeu che omaggia Messi? Sarebbe una cosa bizzarra“. Il riferimento è al Clasico del prossimo 25 ottobre, nona giornata della Liga. Un evento atteso soprattutto per il ritorno in campo di Luis Suarez, reduce dalla squalifica per l’episodio con Chiellini agli ultimi Mondiali. E se il vero evento fosse la standing ovation del tempio del Real Madrid per il rivale sportivamente più odiato? 16 ottobre 2004…25 ottobre 2014: 10 anni e 9 giorni dall’esordio con quella maglia. Il dovuto plauso a Messi, anche dal più imprevedibile degli esecutori, non sarebbe poi così strano…


Gianmarco Della Ragione   Twitter: OfTheReason90
 

 

(Foto: Sito ufficiale del Barcellona)