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Da bomber ad allenatore: così nasce la Lazio di Inzaghi

04.04.2016 | 15:16

L’investitura ufficiale l’ha ricevuta ieri sera, poco prima delle 20. “Simone, la Lazio è tua”. Stavolta, però, non parliamo della Primavera, con cui ha comunque ottenuto risultati di tutto rispetto. E’ la prima squadra: quella sfilacciata, disordinata e depressa di una stagione cominciata con le migliori delle aspettative ma poi condotta con anonima superficialità, chiusa virtualmente con 7 turni di anticipo dopo il pesantissimo poker rimediato nel derby. L’ultimo obiettivo fallito da Stefano Pioli, dopo la finale di Coppa Italia, quella di Supercoppa italiana e i preliminari di Champions.
 

Inzaghi è al debutto in serie A. La mente inevitabilmente va a ex giocatori che, chi meglio o chi peggio, hanno provato (e provano tuttora) a imporre il loro dettame tattico nella massima serie italiana. Pensiamo al fratello Pippo, a Seedorf, a Montella, a Mihajlovic, a Di Francesco. La speranza di Simone e di tutto il popolo biancoceleste è che il suo sia l’inizio di un ciclo, più che un fugace traghettamento dal destino segnato. Da giocatore, con indosso l’aquila sul petto, ha collezionato 196 presenze e 55 gol, ma soprattutto una bacheca da primo della classe: 1 scudetto, 3 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane e la storica Supercoppa europea nel 1999 contro gli invincibili Red Devils di Alex Ferguson. Quasi due anni fa raccoglie il pesante testimone di Bollini e dimostra sin da subito di saperci fare. I risultati gli danno ragione: 2 Coppe Italia e una Supercoppa.
 

La sua peculiarità? Ama un calcio camaleontico, propositivo, che consideri il possesso palla non come un fregio estetico di cui vantarsi, ma come un mezzo pratico per trovare subito la via del gol. E la Lazio “dei grandi” sarà la sua grande occasione, per confermarsi e migliorarsi. In molti, a cavallo tra la fine dei ’90 e l’inizio dei 2000, lo vedevano solo come il “fratello minore di Superpippo”. Forse, per lui, un’eclissi un po’ scomoda e mal digerita. Adesso, dopo quasi 20 anni, le gerarchie – almeno in panchina – potranno invertirsi. 


Gianmarco Della Ragione   Twitter: OfTheReason90

 

Foto: Serie A on Twitter