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Da Allegri e Garcia: cosa resta di Roma-Juve

03.03.2015 | 12:30

Una partita non bella. Diciamolo subito a scanso di equivoci: dall’incrocio tra la prima e la seconda di qualsiasi campionato ci si aspetta molto di più. Invece, Roma-Juve ha abbastanza deluso le attese. Ritmi lenti, qualche fiammata, un secondo tempo migliore ma sarebbe stato lecito avere un ritorno diverso. La Juve aveva trovato il vantaggio con una pennellata a bocce ferme di Tevez, degna del miglior Pirlo, ma ha avuto uno stranissimo calo nel finale. Con un gol di vantaggio e in superiorità numerica per l’espulsione di Torosidis, la squadra si è smarrita, ha incassato il pareggio di Keita, non ha saputo ripartire e colpire l’avversario. L’amarezza di Allegri a fine partita è giustificata: una Juve lucida e convinta avrebbe “ucciso” l’avversario e definitivamente anche il campionato. Fermo restando che nove punti di vantaggio restano un margine di assoluta sicurezza. La Roma ha fatto l’esatto contrario rispetto al recente passato: primo tempo non buono, fiammata negli ultimi venti minuti quando – in dieci – sembrava spacciata. Garcia ha indovinato i cambi (Florenzi, Nainggolan e Iturbe sono saliti sul treno in corsa), ma non può essere complessivamente soddisfatto della prestazione. Anche se l’impeto di orgoglio che ha consentito di stappare un punto può consentire di sbloccare una squadra troppo frenata rispetto alle abitudini e al rendimento di diversi mesi fa. E così Roma-Juve va in archivio con la reciproca insoddisfazione, all’interno di uno spettacolo da non tramandare.