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Ciao, amico mio: il tuo sorriso alla vita è e sarà sempre un bellissimo tiro da tre punti

14.04.2020 | 20:05

Amico mio, quante risate ci siamo fatti l’ultima volta? Sì, Franco, ricorderai e quel frammento di vita ora mi crea un’ingestibile inquietudine: oltre due mesi fa a Castellammare di Stabia, Donato Alfani ci aveva consegnato un premio, abbiamo scherzato per tutta la serata. Conosco Franco Lauro da sempre, pensare che se ne sia andato così, in un pomeriggio di metà aprile, è una bastonata pazzesca, una di quelle notizie che quando ti avvertono pensi “no, dai, ti sei sbagliato”. Quella sera a Castellammare parlammo di tutto: di vita e di giornalismo, di episodi e di ricordi, di amarcord e di tante altre cose. Dopo il premio andammo a bere qualcosa come succede tra amici che hanno voglia di raccontarsi sempre qualcosa, lui era il solito compagnone con il sorriso sulle labbra, uno che non si è mai preso troppo sul serio, uno che ci metteva l’arte dell’ironia e della risata. In quella mini tavolata trovammo Roberto Boscaglia, bevemmo un amaro, ci raccontammo tante cose. “Domattina a che ora torni a Roma?”. “Presto Franco, non dopo le 10”. “Ci vediamo alle 9, facciamo colazione insieme e poi ci salutiamo?”. Ci trovammo giù con gli occhi assonnati, bevemmo un caffè, scattammo qualche foto con il personale dell’albergo, poi ci regalammo un selfie prima di raggiungere il parcheggio e tornare nella nostra città. Lui romano doc, io di importazione. “Vediamoci presto”. Ci volevamo davvero bene, mai dimenticherò le parole che mi disse quella volta, aveva una stima nei miei riguardi talmente esagerata che apparteneva alla sua sincerità senza sotterfugi, mi parlava con gli occhi, erano parole vere e sentite. Franco è stato a lungo il cantore del basket, uno dei motivi del nostro feeling in tempi non sospetti. Abbiamo lavorato anche per un breve periodo insieme ma è come se ci avesse legato da sempre un cordone ombelicale infinito, quello del rispetto reciproco e della sincerità. Franco, ci hai fatto uno scherzo così di pessimo gusto che neanche possiamo venire a salutarti. E dentro quelle lacrime che ingigantiscono i ricordi, tengo questo selfie come manifesto del tuo modo di essere: un eterno sorriso alla vita, come se fosse un tiro da tre punti della tua indimenticabile palla a spicchi. Un tiro che andrà sempre a segno, amico mio. Grazie di tutto.