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Caos Barça: analogie e differenze con i casi Mexes e Kakuta

02.04.2014 | 15:00

Il caso del giorno, rappresentato dal blocco del mercato imposto dalla FIFA al Barcellona, reo di aver violato il regolamento internazionale relativo ai trasferimenti dei calciatori (in questo caso under 18), ci riporta a due illustri precedenti, entrambi riguardanti calciatori oggi militanti nella nostra serie A, i francesi Philippe Mexes e Gael Kakuta.

Il difensore centrale finì nell’occhio del massimo organismo internazionale ai tempi del passaggio dall’Auxerre alla Roma nell’estate del 2004, quando Franco Baldini gli fece sottoscrivere un pluriennale forte della presunta esistenza di una clausola contrattuale che avrebbe consentito al giocatore di liberarsi a parametro zero. La prima sanzione fu la medesima oggi comminata ai blaugrana: due sessioni di “squalifica”. Dopo mesi di ricorsi e carte bollate, il Tas di Losanna mitigò poi la condanna, restringendola alla sola finestra invernale ma confermando il pagamento dei 7 milioni d’indennizzo al club transalpino. E così la società capitolina, all’epoca presieduta da Franco Sensi, poté nuovamente operare sul mercato a partire dall’estate del 2005.

Più grave ancora era stata la pena stabilita nei confronti del Chelsea, il 3 settembre del 2009, dalla Camera di risoluzione delle controversie della FIFA per il caso Kakuta, giovanissimo calciatore delle giovanili del Lens che il sodalizio di Abramovich aveva convinto a rescindere unilateralmente l’accordo in essere. I Blues erano stati fermati addirittura fino al gennaio del 2011, ma anche in questo caso intervenne il benevolo Tribunale d’arbitrato sportivo sospendendo, prima, e revocando poi, nel febbraio 2010, il provvedimento in seguito all’intervenuta risoluzione amichevole della vicenda tra le parti.

Il Barça avrà 90 giorni di tempo per far valere le proprie ragioni e chiarire la questione. Fonti interne ai catalani hanno già manifestato tranquillità ai taccuini del Diario As, ma attenzione qui la fattispecie è diversa, dal momento che non si contesta il tesseramento di un singolo atleta bensì un comportamento diffuso, riguardante oltre dieci giovanissimi elementi.