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CAMACHO, IL MALAGA ESPONE IL NUOVO GIOIELLO

24.04.2014 | 10:30

Il Malaga prova a trattenere i suoi gioielli, più che altro li blinda per poi magari venderli – ad un miglior prezzo – qualche mese dopo. Questo avvenne per Isco, che il 28 gennaio del 2013 rinnovò e cinque mesi più tardi fu ceduto a peso d’oro al Real Madrid, indossando la cui maglia ieri sera ha disputato la semifinale di andata di Champions League contro il Bayern Monaco. E il copione presto potrebbe ripetersi per Camacho, che due giorni fa ha siglato un nuovo accordo quinquennale con la società della Costa del Sol, commentando a margine: “Sono orgoglioso perché il club ha fatto un grande sforzo per tenermi, voglio ringraziare tutti quello che lo hanno permesso, qui mi sento apprezzato”. E quest’ultimo inciso non può che rappresentare una stoccata nei confronti dell’Atletico Madrid, solitamente lungimirante con i giovani talenti. Ma non in questa occasione, ci arriveremo.

Ignacio Camacho Barnola nasce a Saragozza il 4 maggio del 1990 e fino all’età di 15 anni si forma nel vivaio della locale Real. Gli osservatori dell’Atletico gli mettono gli occhi addosso e così, nel 2005, il ragazzino lascia l’Aragona per approdare alla cantera dei Colchoneros.

Dopo un’apparizione in Coppa del Re contro il Granada, l’esordio – di fuoco – nella Liga con la camiseta rojiblanca è datato 1 marzo 2008, quando Javier Aguirre lancia il diciassettenne dal primo minuto nel vittorioso match casalingo contro il Barcellona di Pep Guardiola. Due mesi dopo arrivano, oltre ad altre ottime prestazioni da titolare, anche i primi gol da professionista con la doppietta realizzata nel 3-0 al Recreativo Huelva.

Purtroppo per il centrocampista, però, con Abel Resino prima e Quique Sanchez Flores poi la musica cambia: entrambi gli allenatori lo relegano ai margini e di fatto lo costringono a salutare il Vicente Calderon dopo 47 partite, un’Europa League e una Supercoppa Europea, levata al cielo del Principato di Monaco il 27 agosto 2010 contro l’Inter post-triplete affidata a Rafa Benitez. Se Diego Simeone fosse già stato in sella, difficilmente si sarebbe fatto scappare un tale prospetto.

Tre mesi dopo si concretizza infatti il suo trasferimento al Malaga, che versa 2 milioni di euro nelle casse del sodalizio di Cerezo e il 28 dicembre ne annuncia l’acquisto dopo avergli fatto firmare un contratto valido per 5 anni. Agli ordini di Manuel Pellegrini il mediano, abile nel coniugare quantità e qualità, si consacra progressivamente, toccando l’apice la scorsa stagione quando si laurea campione d’Europa con la Spagna Under 21, ai danni degli azzurrini di Devis Mangia sconfitti in finale, dopo aver totalizzato ben 48 presenze tra le file dei Boquerones, 9 delle quali nella splendida cavalcata in Champions interrottasi contro il Borussia Dortmund all’ultimo respiro dei quarti di finale.

Consumatosi l’addio del tecnico cileno, volato al Manchester City, anche Bernd Schuster ne ha fatto un intoccabile e, fino ad oggi, sono complessivamente 106 i gettoni collezionati con il team andaluso, impreziositi dalle 9 reti all’attivo. Nelle scorse settimane Ignacio era stato accostato a Liverpool e Arsenal, due top club storicamente abili nel reperire sul mercato – a costi ancora contenuti – i migliori giovani sulla scena internazionale. Il prolungamento fino al 2019 farà di certo lievitare il costo del cartellino del calciatore: per apportare un ulteriore contributo di geometrie e polmoni nel cuore della zona nevralgica, le inglesi dovranno eventualmente scucire più dei 6-7 milioni di euro di cui si era vociferato vigente la precedente scadenza 2015.

Verosimilmente, però, nelle prossime settimane spunteranno altre pretendenti: il processo di ridimensionamento del Malaga, imposto dallo sceicco Al Thani dopo i fasti iniziali, sembra ormai incontrovertibile e Camacho, presto o tardi, spiccherà il volo da La Rosaleda.