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BRIENZA, QUESTA SI’ CHE È UNA PERLA

12.05.2014 | 09:57

“La mia è stata una rete bellissima, non era facile calciare in quel modo ma sono stato fortunato: tiri come quello riescono poche volte, è stato un gol da dieci. Abbiamo fatto un grandissimo campionato, salvandoci con largo anticipo. Inoltre, anche se per poco, abbiamo anche sognato una qualificazione alla prossima Europa League. Non è stata una grande annata la mia, sono stato frenato da qualche infortunio. Ho ancora un contratto con l’Atalanta, faremo tutte le valutazioni del caso con il club con grande tranquillità”, parole e musica di Franco Brienza l’ammazzaMilan nel dopo partita dell’Atleti Azzurri d’Italia.

E come dar torto all’esperto centrocampista offensivo? Stefano Colantuono lo aveva gettato nella mischia all’87’, inserendolo al posto di un esausto Maxi Moralez, e lui ha ripagato nel migliore dei modi l’allenatore che quest’anno gli ha riservato pochissimo spazio (630 minuti complessivi in campionato, appena 7 partite da titolare). Nella prodezza balistica che ieri ha – probabilmente – spento le residue speranze Europa League dei rossoneri c’era un concentrato di potenza e precisione: quel pallone, che ha polverizzato le ragnatele annidate nei pressi dell’incrocio dei pali difesi da Amelia, non lo avrebbe preso nessuno. Assolto con formula piena il dodicesimo, mandato in campo da Seedorf in luogo dello squalificato Abbiati. Lo stesso Clarence che verosimilmente fra una settimana libererà l’ufficio in quel di Milanello. Se il suo destino appariva pressoché segnato già prima della trasferta di Bergamo, il mancino di Brienza dovrebbe aver fugato qualsiasi dubbio rimanente.

Franco nasce a Cantù il 19 marzo del 1979 ma è di origini campane. Non a caso inizia ad accostarsi al mondo del calcio nel Campagnano, scuola calcio di Ischia, perfezionando poi la formazione a livello giovanile tra Isolotto, Imolese e Foggia. Proprio con i satanelli debutta in B all’età di 18 anni, ma il club pugliese è in fase calante e arriva a subire l’onta della doppia retrocessione. Nell’estate del 2000 saluta lo Zaccheria dopo 59 presenze e 8 gol per trasferirsi al Palermo, ai tempi militante in serie C1. E in Sicilia lo sgusciante trequartista, impiegabile anche come seconda punta o esterno d’attacco, contribuisce subito alla promozione tra i cadetti. Nella compagine rosanero militano elementi del calibro di Bombardini, Cappioli, Sicignano, Accardi, Rinaudo, De Vezze, Di Donato, un autentico lusso per la categoria. Il ragazzo però riesce a trovare spazio sia con Sonzogni che, successivamente, con Ezio Sella, raggranellando 31 gettoni e 2 reti. È soltanto l’inizio di un idillio con il capoluogo siciliano, che lo vedrà protagonista per otto stagioni scaglionate nell’arco di 13 anni. Nelle 219 volte in cui ha indossato la maglia rosanero, in 24 occasioni il calciatore è entrato nel tabellino dei marcatori.

Tra le esperienze intermedie annoveriamo due stagioni e mezzo alla Reggina, un biennio al Siena, una parentesi annuale tra le file dell’Ascoli ed una semestrale a Perugia. Il 31 gennaio del 2103 Pietro Lo Monaco, cui Maurizio Zamparini aveva affidato le redini del Palermo, lo cede in extremis all’Atalanta, operazione mai digerita dal patron, privato del suo pupillo. Dopo aver interrotto il rapporto con l’ex amministratore delegato del Catania, il numero uno di Viale del Fante ebbe a dichiarare: “Dispiace per Brienza, così come per Budan. Se avessimo avuto qualsiasi altro direttore al posto di Lo Monaco non sarebbero andati via”.

Questa però è acqua passata, il presente lo ha visto ancora una volta in copertina con il suo sinistro magico ed anche in futuro il fantasista vorrà continuare a lasciare il segno. Trentacinque anni non sono pochi, è vero, ma la classe di Brienza ancora può stuzzicare l’appetito.